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I lati oscuri della rimborsopoli lucana. Se siete innocenti rinunciate alla prescrizione

8 dicembre 2017 | 17:34
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I lati oscuri della rimborsopoli lucana. Se siete innocenti rinunciate alla prescrizione
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I lati oscuri della rimborsopoli lucana. Se siete innocenti rinunciate alla prescrizione
I lati oscuri della rimborsopoli lucana. Se siete innocenti rinunciate alla prescrizione

Un processo che non finisce mai. La Basilicata ancora non sa se alcuni rappresentanti del popolo sono gentiluomini o mascalzoni

E’ il 24 aprile 2013. I carabinieri arrestano gli assessori Vincenzo Viti (Pd) e Rosa Mastrosimone (ex Udeur, poi Idv) e il capogruppo del Pdl, Nicola Pagliuca. Sono accusati di truffa e peculato. Notificati anche altri provvedimenti cautelari, come il divieto di dimora. Scoppia la “rimborsopoli” lucana.

Tra gli altri uomini politici indagati vi sono consiglieri in carica ed ex consiglieri e assessori di tutti gli schieramenti: Vito De Filippo, Vincenzo Santochirico, Marcello Pittella, Attilio Martorano, Nicola Benedetto, Luca Braia, Roberto Falotico, Antonio Autilio, Paolo Castelluccio, Giuseppe Dalessandro, Antonio Di Sanza, Agatino Mancusi, Franco Mattia, Enrico Maria Cicchetti (poi prosciolto), Francesco Mollica, Michele Napoli, Nicola Pagliuca, Mariano Pici, Erminio Restaino (poi prosciolto), Pasquale Robortella, Luigi Scaglione, Alessandro Singetta, Gennaro Straziuso, Mario Venezia, Rocco Vita, Vincenzo Viti, Rosa Mastrosimone, Vilma Mazzocco, Antonio Potenza, Pasquale Di Lorenzo, Innocenzo Loguercio, Giacomo Nardiello, Donato Paolo Salvatore, Antonio Tisci.

Panini, acqua minerale, bibite, succhi di frutta, biscotti, merendine, pasticcini, ristoranti, alberghi, creme, panettoni, orsacchiotti, salumi e cene di compleanno. Migliaia di scontrini, ricevute fiscali, fatture, pagamenti per collaborazioni e acquisti: i consiglieri della Regione Basilicata finiti nell’inchiesta sui rimborsi farlocchi depositavano qualsiasi straccetto di carta utile a ottenere un contributo. E poi ci sono i rimborsi dei gruppi Consiliari. Ma ci fermiamo qui, tanto basta per rinfrescare la memoria.

Le dimissioni e il ritorno alle urne

Vito De Filippo, presidente della Giunta all’epoca dello scandalo, non può fare altro che dimettersi. Si torna alle urne. Nonostante il vivace dibattito in Consiglio sul futuro della politica, sull’etica pubblica, sul duro colpo subito dalle istituzioni, dopo le elezioni del novembre dello stesso anno, che incoronano Pittella presidente, nulla cambierà. La questione morale rimane tutta aperta.

Le condanne della Corte dei Conti

Nel 2016 il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella è condannato dalla Corte dei conti di Potenza a risarcire poco più di 20mila euro di rimborsi indebiti per “spese di segreteria e rappresentanza”. Con lui sono condannati a restituire parte dei rimborsi percepiti fra il 2010 e il 2012, il presidente del consiglio regionale Franco Mollica, il suo predecessore, Vincenzo Folino; l’assessore all’Agricoltura, Luca Braia e il consigliere Paolo Castelluccio.

Il totale delle condanne, ripartite fra 22 consiglieri e assessori regionali, in carica ed ex, è di 240mila euro. Viene assolto, invece, l’allora presidente della Regione Vito De Filippo (Pd), per 2mila 600 euro di francobolli. Ma resta a processo davanti al tribunale di Potenza con l’accusa di peculato e falso assieme – fra gli altri – a Pittella e Mollica. Assolti anche Mariano Pici, Mario Venezia e Vito Gaudiano.
Nel maggio 2017 la Corte dei Conti respinge il ricorso in appello di 15 consiglieri condannati in primo grado. (continua nella pagina seguente)Il processo penale

Nel maggio del 2014 il gup del Tribunale di Potenza rinvia a processo 30 politici tra i quali il presidente della Giunta Regionale appena eletto, Marcello Pittella e Vito De Filippo. Assolto il materano Vincenzo Santochirico. Rinviati a giudizio Vincenzo Viti (Pd), Rosa Mastrosimone (Idv) e Nicola Pugliuca (Pdl), prima finiti ai domiciliari e da tempo rimessi in libertà – Antonio Autilio (Idv), Nicola Benedetto (gruppo misto), Luca Braia (Pd), Paolo Castelluccio (Pdl), Giuseppe Dalessandro (Pd), Antonio Di Sanza (Pd), Pasquale Di Lorenzo (Fratelli d’Italia), Roberto Falotico (Per la Basilicata), Antonio Flovilla (ex consigliere Udc, poi assolto a seguito di giudizio abbreviato), Innocenzo Loguercio (ex consigliere Psi), Agatino Mancusi (Udc), Franco Mattia (Pdl), Vilma Mazzocco (ex assessore esterno), Francesco Mollica (Udc), Michele Napoli (Pdl), Giacomo Nardiello (ex consigliere dei Comunisti italiani), Mariano Pici (Pdl), Antonio Potenza (ex assessore esterno), Pasquale Robortella (Pd), Vincenzo Ruggiero (ex consigliere della Destra), Donato Paolo Salvatore (ex consigliere Psi), Luigi Scaglione (Popolari uniti), Alessandro Singetta (gruppo misto), Gennaro Straziuso (Pd), Antonio Tisci (ex consigliere di centrodestra), Mario Venezia (Fratelli d’Italia) e Rocco Vita (Psi).

Spicca tra i politici la presenza di quattro consiglieri in carica (Franco Mollica, Nicola Benedetto, Paolo Castelluccio e Michele Napoli), di Luca Braia, all’epoca uno dei candidati in corsa per la segreteria regionale del PD e Roberto Falotico, all’epoca probabile candidato sindaco in quota Pd al Comune di Potenza e oggi assessore alla cultura del Capoluogo.

Le calende greche

Il processo, è iniziato il 31 ottobre 2014 e, dopo 25 udienze, la prossima dovrebbe svolgersi il 10 maggio 2018, nulla è chiaro. Nel frattempo Francesco Mollica occupa lo scranno più alto del Consiglio Regionale e il suo amico Luigi Scaglione è stato addirittura premiato con la nomina a Coordinatore della Struttura di Coordinamento Informazione, Comunicazione ed Eventi del Consiglio regionale e uno stipendiuccio di 120mila euro annui.  Nel frattempo Marcello Pittella copre “autorevolmente” l’incarico di governatore, Luca Braia e Nicola Benedetto fanno gli assessori regionali. E noi cittadini non sappiamo ancora se tutta questa gente è colpevole o è innocente. E forse non lo sapremo mai, perché l’odore della prescrizione si fa sempre più intenso. Ma c’è un altro dubbio. (continua nella pagina seguente)

Quella legge che dopo dieci anni viene approvata in fretta a furia

Dobbiamo fare un passo indietro. Siamo a gennaio 2014, il nuovo Consiglio Regionale si è appena insediato dopo le elezioni anticipate in seguito allo scandalo dei rimborsi. Marcello Pittella è da poche settimane il presidente della Regione. C’è tensione intorno alle indagini della magistratura contabile e ai filoni di inchiesta avviati dalla magistratura ordinaria. Alcuni Consiglieri e il presidente sono indagati. C’è il rischio di una sentenza di condanna da parte della Corte dei Conti. Sentenza che arriverà due anni dopo. C’è l’incognita delle indagini della magistratura. Che si fa per evitare il peggio? Una legge! La propone Roberto Cifarelli, Pd. Il provvedimento, ha lo scopo “di dare attuazione – si legge nella relazione – ai principi fondamentali in materia di incompatibilità per lite pendente con la Regione”, introdotti dalla legge n. 165/2004…” Sarebbe a dire? Semplice: è urgente mettere in sicurezza la posizione di Pittella e altri consiglieri in relazione alla compatibilità della carica con la loro posizione personale nella vicenda rimborsopoli.

Ed ecco la legge, approvata a maggioranza in soli 6 giorni (con 16 voti favorevoli e 3 voti contrari dei consiglieri Perrino, Leggieri e Romaniello): E’ incompatibile, fatte salve le esclusioni previste dalle norme vigenti, con la carica di consigliere regionale, di componente della Giunta e di presidente della Regione, colui che è parte attiva di una lite con l’ente. Qualora il soggetto non sia parte attiva della lite, sussiste incompatibilità esclusivamente nel caso in cui la lite medesima sia conseguente o sia promossa a seguito di giudizio definito con sentenza passata in giudicato. La presente disposizione si applica anche ai procedimenti in corso.”

I dubbi

Dobbiamo presumere, senza pretesa di certezza o verità, che qualcosa non quadra. Vediamo cosa e perché. I consiglieri eletti, entro i venti giorni successivi alla proclamazione, hanno rilasciato una dichiarazione dalla quale risulti se essi versino in una delle condizioni previste dalla Legge come causa di ineleggibilità ed incompatibilità. E’ certo che sia Pittella, sia altri, hanno escluso nella loro dichiarazione la sussistenza di tali condizioni. Però, c’è un però. Al momento della dichiarazione la legge Cifarelli non esisteva, era invece in vigore la legge 165/2004 e, soprattutto, la legge 154/81 che richiamano la previsione della causa di incompatibilità per lite pendente con la Regione, punto e basta. Quelle norme non fanno alcuna distinzione tra parte attiva e passiva e nessuna previsione di giudizio definitivo con sentenza passata in giudicato, né applicazione ai procedimenti in corso. Le ulteriori previsioni o precisazioni arrivano a gennaio 2014 con l’approvazione in Consiglio della proposta di Cifarelli in attuazione di una legge del 2004. Per dieci anni, nessuno ha mai ritenuto di adottare norme attuative di quella legge.

Dunque, è possibile che Pittella e altri abbiano reso falsa dichiarazione? Considerato che di fatto avevano una lite pendente con la Regione a causa di rimborsopoli? E’ possibile che Pittella e altri consiglieri erano incompatibili già al momento della proclamazione? La legge n.154/81 in vigore prima della proposta Cifarelli era chiarissima: È incompatibile colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile o amministrativo (non in materia tributaria), con la Regione. Pittella e gli altri, allora sottoposti a indagini della Corte dei Conti e della magistratura ordinaria si trovavano nella condizione di lite pendente? Forse no, forse sì. Comunque qualcuno in quei giorni fiuta un rischio. Quale? Andiamo a vedere. (continua nella pagina seguente)

Domande legittime e ingenue

Siamo a dicembre 2013. Il gup ammette la costituzione di parte civile della Regione. Dunque se la Regione è parte civile, alcuni consiglieri sarebbero sanzionabili di incompatibilità, anche Pittella. Sì anche lui, nonostante qualcuno ritenga che il presidente non sia sanzionabile poiché la legge 154/81 circoscrive l’ipotesi ai consiglieri regionali e non al presidente e ai componenti della Giunta. In quale condizione giuridica si trova oggi Pittella? Rappresenta un ente che si è costituito parte civile in un processo che vede se stesso imputato? E’ parte attiva di una lite in quanto chiede a se stesso il risarcimento per rimborsi non dovuti? Lui oggi è parte passiva di una lite che lo avrebbe reso anzitempo incompatibile se non fosse intervenuta la legge Cifarelli? E gli altri consiglieri sono o no incompatibili? Qualcuno in Consiglio regionale ha mai più sollevata la questione? La Condanna della Corte dei Conti non vale nulla? Con un processo che cammina a passo di lumaca quando mai ci sarà una sentenza passata in giudicato? La Regione è ancora parte civile? Ormai la legislatura è alla fine e ancora non sappiamo se alcuni rappresentanti del popolo sono gentiluomini o mascalzoni.

Ad oggi una cosa è chiara: l’oscurità. Sarebbe tuttavia utile uno spiraglio di luce che restituisca un briciolo di dignità alla politica. Tutti i consiglieri ed ex consiglieri coinvolti come imputati nel processo diano un segnale: una bella dichiarazione pubblica preventiva con la quale rinunciano alla prescrizione qualora dovessero allungarsi i tempi del processo fino a quel punto. Si chiede troppo?