I lati oscuri della rimborsopoli lucana. Se siete innocenti rinunciate alla prescrizione




Un processo che non finisce mai. La Basilicata ancora non sa se alcuni rappresentanti del popolo sono gentiluomini o mascalzoni
E’ il 24 aprile 2013. I carabinieri arrestano gli assessori Vincenzo Viti (Pd) e Rosa Mastrosimone (ex Udeur, poi Idv) e il capogruppo del Pdl, Nicola Pagliuca. Sono accusati di truffa e peculato. Notificati anche altri provvedimenti cautelari, come il divieto di dimora. Scoppia la “rimborsopoli” lucana.
Tra gli altri uomini politici indagati vi sono consiglieri in carica ed ex consiglieri e assessori di tutti gli schieramenti: Vito De Filippo, Vincenzo Santochirico, Marcello Pittella, Attilio Martorano, Nicola Benedetto, Luca Braia, Roberto Falotico, Antonio Autilio, Paolo Castelluccio, Giuseppe Dalessandro, Antonio Di Sanza, Agatino Mancusi, Franco Mattia, Enrico Maria Cicchetti (poi prosciolto), Francesco Mollica, Michele Napoli, Nicola Pagliuca, Mariano Pici, Erminio Restaino (poi prosciolto), Pasquale Robortella, Luigi Scaglione, Alessandro Singetta, Gennaro Straziuso, Mario Venezia, Rocco Vita, Vincenzo Viti, Rosa Mastrosimone, Vilma Mazzocco, Antonio Potenza, Pasquale Di Lorenzo, Innocenzo Loguercio, Giacomo Nardiello, Donato Paolo Salvatore, Antonio Tisci.
Panini, acqua minerale, bibite, succhi di frutta, biscotti, merendine, pasticcini, ristoranti, alberghi, creme, panettoni, orsacchiotti, salumi e cene di compleanno. Migliaia di scontrini, ricevute fiscali, fatture, pagamenti per collaborazioni e acquisti: i consiglieri della Regione Basilicata finiti nell’inchiesta sui rimborsi farlocchi depositavano qualsiasi straccetto di carta utile a ottenere un contributo. E poi ci sono i rimborsi dei gruppi Consiliari. Ma ci fermiamo qui, tanto basta per rinfrescare la memoria.
Le dimissioni e il ritorno alle urne
Vito De Filippo, presidente della Giunta all’epoca dello scandalo, non può fare altro che dimettersi. Si torna alle urne. Nonostante il vivace dibattito in Consiglio sul futuro della politica, sull’etica pubblica, sul duro colpo subito dalle istituzioni, dopo le elezioni del novembre dello stesso anno, che incoronano Pittella presidente, nulla cambierà. La questione morale rimane tutta aperta.
Le condanne della Corte dei Conti
Nel 2016 il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella è condannato dalla Corte dei conti di Potenza a risarcire poco più di 20mila euro di rimborsi indebiti per “spese di segreteria e rappresentanza”. Con lui sono condannati a restituire parte dei rimborsi percepiti fra il 2010 e il 2012, il presidente del consiglio regionale Franco Mollica, il suo predecessore, Vincenzo Folino; l’assessore all’Agricoltura, Luca Braia e il consigliere Paolo Castelluccio.
Il totale delle condanne, ripartite fra 22 consiglieri e assessori regionali, in carica ed ex, è di 240mila euro. Viene assolto, invece, l’allora presidente della Regione Vito De Filippo (Pd), per 2mila 600 euro di francobolli. Ma resta a processo davanti al tribunale di Potenza con l’accusa di peculato e falso assieme – fra gli altri – a Pittella e Mollica. Assolti anche Mariano Pici, Mario Venezia e Vito Gaudiano.
Nel maggio 2017 la Corte dei Conti respinge il ricorso in appello di 15 consiglieri condannati in primo grado. (continua nella pagina seguente)