L’immigrazione spiegata agli ingenui






L’Africa sta diventando la babele della geopolitica mondiale. Qui si scontrano le ambizioni economiche, politiche, e anche militari, delle potenze occidentali e della Cina
L’invasione cinese in Africa
La carenza di un’organizzazione centralizzata e le sue grandi risorse naturali fanno del continente africano un bersaglio indifeso per il saccheggio e il terreno di scontro fra potenze straniere. Quanto alle risorse, i motivi stanno tutti nel petrolio, i minerali e la biodiversità.
Multinazionali occidentali acquistano terreni coltivabili, giacimenti minerari e di petrolio, appoggiati dai Governi dei loro rispettivi Paesi: Usa, Francia, Inghilterra, Italia, in testa. Ma la Cina? Leggo sul settimanale Vita del 28 luglio scorso: “Oltre il 50% degli investimenti previsti dalla Cina per rilanciare la sua economia attraverso la “nuova Via della seta” andranno in Africa. Se le materie prime africane rimangono una risorsa strategica per Pechino, la presenza cinese in Africa si è diversificata e i leader africani, preoccupati dall’aumento del debito con il partner asiatico, premono sempre di più per una vera partnership.”
E ancora: “Il commercio sino-africano è passato da dieci miliardi di dollari nel 2000 a 220 miliardi nel 2014, per poi subire un calo dovuto alla caduta dei prezzi delle materie prime. Tutti gli investitori internazionali vedono nell’Africa un’importante riserva di risorse minerarie, tra cui il petrolio angolano e nigeriano, il rame in RDC o in Zambia, oppure l’uranio tanzaniano. Ma mentre gli americani e gli europei percepiscono anche il continente africano come una fonte di instabilità, di migrazione e di terrorismo, la Cina preferisce concentrarsi sulle opportunità”.
Oggi si contando oltre 10mila imprese cinesi, il 90% delle quali sono private. Circa il 74% si dicono ottimiste sul potenziale dell’Africa. La prima base militare cinese in Africa, costruita a Gibuti, accoglierà da qui al 2026 oltre 10mila soldati. Nelle regioni produttrici d’oro del sud del Ghana gli abitanti hanno manifestato a gran voce contro i minatori cinesi che, giunti in massa e in modo incontrollato, si stavano impossessando dei terreni più redditizi, devastando l’ambiente, tagliando le foreste e riversando mercurio nel suolo e nei corsi d’acqua. Allo stesso modo si comportano le altre Company occidentali da quelle petrolifere a quelle minerarie.