Approfondimenti |
Approfondimenti
/

La via dello sviluppo oltre i sacerdoti del liberismo

4 aprile 2020 | 10:29
Share0
La via dello sviluppo oltre i sacerdoti del liberismo

In un mondo nuovo si combatte con nuove idee e nuovi stimoli e non con vecchie fallimentari ricette

Non si può non essere preoccupati dall’approccio culturale con cui si stanno affrontando le conseguenze economiche del coronavirus, specialmente per quanto attiene la gestione del dopo.

Questa cultura affonda le proprie radici nelle teorie economiche della Scuola di Chicago, che vede in Milton Friedman il suo massimo esponente. Teorie che hanno influenzato nel passato l’azione di molti governi. Quello di Margaret Thatcher, di Ronald Reagan e soprattutto quello di Pinochet in Cile e che, tramite i suoi discepoli in tutto il mondo, influenzano ora le politiche economiche dell’Europa.

Odio contro lo Stato

Ci sono alcune frasi del Friedman pensiero che costituiscono, per chi le legge con spirito democratico, un vero e proprio choc.

“Sono favorevole alla riduzione delle tasse sotto ogni circostanza, e con qualunque scusa, per ogni ragione, non appena sia possibile. Il motivo è perché credo che il problema centrale non siano le tasse, il problema centrale è la spesa. La domanda è:come tieni a bada la spesa dello Stato? L’unico metodo efficace per tenerla a bada è controllare gli introiti dello Stato. Il modo per fare questo è tagliare le tasse.” Il presupposto logico di questa frase è che lo Stato non sia in grado di spendere bene le risorse. Ma non solo.

Da un lato i burocrati pubblici sono visti come degli incapaci dotati per sovrappiù di sacra furia nel combattere contro i cittadini che, si dà per scontato, li disprezzano: “Non c’è furia all’inferno che eguagli la rabbia di un burocrate disprezzato”; dall’altro si considera ineluttabile l’incapacità di soluzioni all’interno della gestione pubblica: “Le soluzioni governative a un problema sono solitamente cattive quanto il problema.”

Infatti il privato risolve tutto. Come Alitalia e tutte le aziende privatizzate, quando passate alla gestione dei privati, dopo averle spolpate, o sono fallite e restituite allo Stato o sono passate in mano a investitori esteri. Per carità di Patria non cito lo scempio di Autostrade.

Insieme a tutto ciò c’è la certezza della non emendabilità dei difetti dello Stato: “I governi non imparano mai. Solo la gente impara.” E magari la gente impara meglio se ad insegnarlo sono regimi come quello di Pinochet, specialmente i poveri perché: “Non esiste un pasto gratis.”

Queste frasi, che testimoniano un odio generale contro ogni forma di gestione pubblica, sono di fatto un odio contro ogni forma di democrazia che significa “governo del popolo” volto ad amministrare la Cosa (Res) Pubblica al meglio e nell’interesse di tutti.

Parlare di democrazia liberale è quindi un ossimoro perché in queste visioni c’è la radice della dittatura.

1 / 4