La via dello sviluppo oltre i sacerdoti del liberismo
In un mondo nuovo si combatte con nuove idee e nuovi stimoli e non con vecchie fallimentari ricette
Non si può non essere preoccupati dall’approccio culturale con cui si stanno affrontando le conseguenze economiche del coronavirus, specialmente per quanto attiene la gestione del dopo.
Questa cultura affonda le proprie radici nelle teorie economiche della Scuola di Chicago, che vede in Milton Friedman il suo massimo esponente. Teorie che hanno influenzato nel passato l’azione di molti governi. Quello di Margaret Thatcher, di Ronald Reagan e soprattutto quello di Pinochet in Cile e che, tramite i suoi discepoli in tutto il mondo, influenzano ora le politiche economiche dell’Europa.
Odio contro lo Stato
Ci sono alcune frasi del Friedman pensiero che costituiscono, per chi le legge con spirito democratico, un vero e proprio choc.
“Sono favorevole alla riduzione delle tasse sotto ogni circostanza, e con qualunque scusa, per ogni ragione, non appena sia possibile. Il motivo è perché credo che il problema centrale non siano le tasse, il problema centrale è la spesa. La domanda è:come tieni a bada la spesa dello Stato? L’unico metodo efficace per tenerla a bada è controllare gli introiti dello Stato. Il modo per fare questo è tagliare le tasse.” Il presupposto logico di questa frase è che lo Stato non sia in grado di spendere bene le risorse. Ma non solo.
Da un lato i burocrati pubblici sono visti come degli incapaci dotati per sovrappiù di sacra furia nel combattere contro i cittadini che, si dà per scontato, li disprezzano: “Non c’è furia all’inferno che eguagli la rabbia di un burocrate disprezzato”; dall’altro si considera ineluttabile l’incapacità di soluzioni all’interno della gestione pubblica: “Le soluzioni governative a un problema sono solitamente cattive quanto il problema.”
Infatti il privato risolve tutto. Come Alitalia e tutte le aziende privatizzate, quando passate alla gestione dei privati, dopo averle spolpate, o sono fallite e restituite allo Stato o sono passate in mano a investitori esteri. Per carità di Patria non cito lo scempio di Autostrade.
Insieme a tutto ciò c’è la certezza della non emendabilità dei difetti dello Stato: “I governi non imparano mai. Solo la gente impara.” E magari la gente impara meglio se ad insegnarlo sono regimi come quello di Pinochet, specialmente i poveri perché: “Non esiste un pasto gratis.”
Queste frasi, che testimoniano un odio generale contro ogni forma di gestione pubblica, sono di fatto un odio contro ogni forma di democrazia che significa “governo del popolo” volto ad amministrare la Cosa (Res) Pubblica al meglio e nell’interesse di tutti.
Parlare di democrazia liberale è quindi un ossimoro perché in queste visioni c’è la radice della dittatura.
D’altronde la assoluta mancanza di sostenibilità sociale dell’azione di governo presente nelle teorie economiche di Friedman implica necessariamente l’uso della forza quando i popoli si ribellano alla miseria e all’aumento delle disparità sociali. Di brutale uso di forza ‘politica’ c’è stato bisogno anche in Grecia nel recente passato per imporre le misure ‘liberali’ della Troika.
Per fortuna, quando non se ne può più, c’è l’assalto al Palazzo d’Inverno o la Ghigliottina e quasi mai i dittatori muoiono nel proprio letto e da uomini liberi. Purtroppo questa cultura dominante in Europa ne segnerà anche la fine o la trasformerà nella peggiore dittatura che si possa immaginare, Grecia docet.
I semi ci sono tutti. L’ Eurogruppo, il direttorio dell’Europa, non ha nessuna legittimazione democratica ma è l’organismo di maggior potere. Non è un organismo emanazione di un Parlamento Europeo legittimamente eletto. Non ha un regolamento che ne regoli il processo decisionale e i meccanismi di voto ma ogni membro risponde unicamente ai propri elettori nazionali. Vige la legge del più forte. Alla faccia dei principi di rappresentanza democratica! Nella crisi Greca il Parlamento Europeo ha assistito impotente mentre l’Eurogruppo si comportava peggio di Bokassa.
Le cose che dice Friedman trovano sponda nei disadattati, negli incapaci, negli odiatori sociali, in tutti quelli che hanno la necessità di giustificare i propri insuccessi dando la colpa ad altri e che trovano nello Stato e nelle forme di democrazia un facile capro espiatorio. L’esempio delle partite IVA, storici e conclamati evasori per la gran parte e in questo ampiamente giustificati dalle teorie di Friedman, incitano al licenziamento dei dipendenti pubblici e al taglio dei succhia sangue pensionati senza rendersi contro che, come in Grecia, se questo avvenisse travolgerebbe loro per primi. Se fai la coda alla posta è sempre colpa degli impiegati, mai del fatto che forse occorrerebbe aumentare personale e uffici. Paradossale è che gli epigoni di questa scuola economica diano a chiunque abbia una visione diversa del populista. Paradossale è che non ci si renda conto che nell’odio verso lo Stato ci sono le origini di ogni dittatura.
Da teoria a Fede
Nulla ferma i liberisti, né quelli neo né quelli storici, e neanche la logica.
Infatti a loro modo di vedere i prestiti fatti alla Grecia sono aiuti. Anche quelli fatti per ripagare le Banche estere. Come se il vostro mutuo fosse traferito dalla Banca Pinco alla Banca Pallo e voi consideraste la Banca Pallo un benefattore perché vi ha fatto estinguere il mutuo con la Banca Pinco sottoscrivendo con voi un nuovo mutuo, magari anche a condizioni di usura.
Ma uso della logica a parte quello che trasforma una teoria in fede è quanto scrivono i neo liberisti, Giavazzi Alesina e Favero, nel loro ultimo libro.
“La tempistica delle politiche fiscali è questione complicata; come diceva Milton Friedman, ci sono ritardi lunghi e variabili tra il momento in cui si decide una politica, la sua attuazione e il prodursi dei suoi effetti.”
Avete capito? È come promettere la vita eterna. Soffrite ma salirete in cielo a vedere la grandezza delle idee liberali! Magari nel mentre proprio a causa di queste teorie sarete ascesi al Cielo o per fame o perché vi hanno chiuso l’ospedale.
Purtroppo, come dice la più giovane donna mai insignita di Nobel per l’economia, Esther Duflo, domina il pensiero unico della scuola di Chicago. Non è l’unica scuola di pensiero. L’economia è una scienza sociale a cui per definizione i rigori del metodo scientifico non possono applicarsi. Però i seguaci di questa scuola, proprio come chi ha palesemente torto, urlano e danno dell’imbecille a tutti gli altri economisti che non ammirino la grandezza delle loro idee. Idee basate solo su affermazioni apodittiche.
Come ci dice Duflo: «Una delle idee diffuse è quella secondo cui gli individui sarebbero reattivi agli stimoli economici. Se le imposte crescono, smetteranno di lavorare. Se i sussidi sono più alti, i più poveri preferiranno rimanere a casa. Se le condizioni economiche migliorano nel nostro Paese, tutto il mondo sbarcherà da noi. E così via. Non è vero nulla: non sono questi i motori che muovono le persone. Il che significa che possiamo pagare più tasse, progressive, senza che ciò comporti alcuna catastrofe economica. E possiamo concepire politiche sociali senza farci troppi problemi».
Quindi secondo Duflo come si risanano le economie? Di certo non con i modelli creati a tavolino, ma puntando sul pragmatismo: “Il nostro metodo non consiste nel consigliare ad un ministro delle Finanze in che modo ridurre le spese. Ciò che facciamo è studiare i programmi che un governo punta ad adottare. Per aiutarlo a trovare il modo più efficace per riuscirci. La nostra è perciò un’attività strettamente legata alla sperimentazione: adottiamo un approccio scientifico e rigoroso per ottenere risposte pratiche” .
Se questo fosse l’approccio del MES sarebbe effettivamente un fondo ‘salva stati’ e non ‘affossa stati’ come è. Il tema è che i liberali considerano le proprie ricette universali e applicabili Urbi et Orbi, a prescindere dalle realtà socio economiche. Un poco come le ricette fornite dai medici nel XIV secolo che per combattere la peste prescrivevano salassi e autoflagellazioni. Chi non la pensava così era un cretino analfabeta e andava messo al rogo. Quando qualcuno chiedeva perché la peste non passasse rispondevano ineffabili che i salassi e le autoflagellazioni non erano applicate con il necessario rigore e in numero sufficiente.
Appare evidente che le ricette europee non funzionino e non solo in Italia e come dice il premio Nobel Joseph Stiglitz: “L’ Italia fatica dall’ introduzione dell’euro. Se un Paese va male, la colpa è del Paese; se molti Paesi vanno male, la colpa è del sistema. E l’euro è un sistema quasi destinato al fallimento.”
In occasione della crisi Greca il FMI, quello di Cottarelli, utilizzò dei parametri palesemente sbagliati nei modelli facendo aumentare il gettito fiscale linearmente con l’aumento delle tasse e dell’IVA. Ma questo non ha fermato nessuno né nessuno ha chiesto scusa. Cottarelli va in giro nei salotti televisivi a sputare sentenze.
Il dialogo con i fedeli è sempre complicato, in specie se la fede è quella dominante e a contrastarla si finisce sul rogo. Pensate sia possibile avere in Bocconi una cattedra in economia se non si sposa la fede liberale? Una fede ha bisogno di sacerdoti che la professino non di uomini liberi che la discutano. La fede è il contrario della scienza. La fede salva le anime di dogmi in Terra si muore.
Irresponsabilità sociale di impresa
“Gli affari hanno una e sola responsabilità sociale, quella di utilizzare le proprie risorse e svolgere attività destinate ad aumentare i profitti.” Chi l’ha detta?
Sempre il nostro ineffabile Friedman in una delle frasi più contestate e controverse del pensiero economico. Le conseguenze di questa affermazione, entrata nella cultura di molti, sono sotto gli occhi di tutti. Il riscaldamento e l’inquinamento globale ne sono solo un esempio. Ma anche l’aumento delle differenze sociali e il mettere sul groppone dello Stato e della collettività tutti i danni prodotti da aziende irresponsabili.
Un esempio lo abbiamo sotto gli occhi proprio in Lucania con le aziende petrolifere. Il petrolio, non perché lo dica io ma perché così ha stabilito il Padreterno, è una risorsa finita. Secondo logica una risorsa finita primo o poi finisce. Ma cosa succede dei pozzi dismessi e incidentati e del COVA e di Tempa Rossa quando si esaurirà il petrolio? Chi pagherà per il loro smantellamento? Gli azionisti che hanno lucrato dallo sfruttamento dei giacimenti o lo Stato, ossia tutti noi? Questa è l’irresponsabilità sociale di impresa, insieme al lavoro minorile, alla schiavitù, alla violazione dei diritti sindacali e umani, all’inquinamento e via dicendo. L’impresa si trasforma in un signore feudale a cui tutto è concesso e senza alcun obbligo e se chiedete di pagare un minimo di tasse le imprese trasferiscono la sede sociale verso i paradisi fiscali come Olanda e Lussemburgo.
Questa è l’Europa liberale.
Una Europa anti storica, visti i continui richiami dell’Onu sulla responsabilità sociale e sulle relative controversie.
Confusione tra lotta agli sprechi e tagli alla spesa
Un mio amico aveva trovato una bella badante per far accudire la madre anziana. Le dava 10 euro al giorno per le spese. Si accorse che dei 10 euro uno se lo teneva per lei e 9 li utilizzava per la spesa. Non se la sentiva di licenziarla un poco perché la madre si trovava bene con lei un poco perché se le palpava il sedere non diceva nulla. Decise di darle 9 euro invece di 10. La badante si mise ancora un euro in tasca e ne utilizzo 8 per la spesa. Il mio amico è persona intelligente. Capì l’antifona e tornò ai 10 euro. La badante apprezzò l’acume e oltre alle palpate concesse ampi margini di manovra.
Se fosse stato un liberale avrebbe continuato imperterrito certo della sua idea. Prima il taglio a 9 euro, poi a 8, poi 7 fino a chiedersi come mai la madre fosse morta e la badante gli desse uno sganassone ogni volta che tentava un approccio.
Forse è per questo che i paesi più poveri hanno in percentuale maggiore corruzione.
Ovviamente nella narrazione che fanno i tedeschi e, ad onore del vero, che facciamo di noi stessi, gli italiani sono spendaccioni, disorganizzati, corrotti, cialtroni e individualisti e anche un poco mafiosi. Tutto forse è vero e forse no. Ovviamente non sprecare soldi pubblici è un imperativo morale e gli sprechi non vanno fatti. Ma i tagli alla spesa sono un’altra cosa.
Il costo della spesa sociale in Germania è di circa 12 mila euro per abitante contro gli 8 mila in Italia. In Germania negli ultimi 10 anni la spesa sociale è cresciuta del 38% in Italia del 13%. In Lussemburgo è di 21 mila euro ed è cresciuta del 28%. In Olanda è di 13 mila euro ed è cresciuta del 23%, in Grecia è di 4 mila euro ed è diminuita del 15%. Sigh!
I posti letto in terapia intensiva in Germania sono 29,2 ogni 100.000 abitanti mentre in Italia sono 12,5. Forse per pudore Milena Gabbanelli nella sua analisi sul Corriere della Sera non dice quanti siano i posti letto di terapia intensiva in Grecia .
Tagliare la spesa pubblica significa tagliare il numero di ospedali, di medici e infermieri, di insegnanti, di asili, di forza di pubblica sicurezza e la ricerca scientifica.
Significa tagliare la protezione civile, i servizi pubblici e tutti quei servizi e persone che ora tutti applaudono. Cari liberali meritereste di essere cacciati dal Pronto Soccorso in questo periodo e invitati a fare a meno dello Stato. Anatema a voi!
Disturbo cognitivo
Se chiedete ad un liberale come mai in Germania e Olanda tutto funzioni a meraviglia vi risponderà che deriva dal fatto che loro seguono i dogmi della politica liberale e quindi dei tagli alla spesa. Se lo chiedete a un cittadino delle nostre periferie vi risponderà ‘perché qua magnano tutti e se magnano tutto’ specialmente lo Stato. In sostanza la stessa finezza di analisi. Valeva la pena sborsare tanti soldi per mandare i figli alla Bocconi?
Si crea così una ‘liason’ tra vittime e carnefice. Nella realtà delle cose i nostri sanitari con le risorse a disposizione, e dopo tanti tagli, fanno miracoli e gli applausi sono dovuti. Ma per i liberali ogni ritardo per un tampone o per un ricovero costituisce una dimostrazione che lo Stato non funzioni e quindi un ulteriore pretesto per affermare la necessità di tagliare la spesa pubblica che porterà ovviamente a ulteriori inefficacie. Qui c’è il disturbo cognitivo che ci spinge in un circolo vizioso in cui precipitiamo tutti. Invece di riformare lo Stato e l’amministrazione tagliamo fondi che rendono meno adeguata la P.A. Alla Posta c’è coda, tagliamo il personale e gli stipendi. Ovviamente il servizio peggiora e come soluzione tagliamo ancora personale e stipendi e diciamo, sia che siamo bulli di periferia sia che siamo professori alla Bocconi, lo Stato non funziona!
Fargli vedere che la realtà è diversa e che in realtà le cose funzionano meglio dove si spende di più e che dove si spende di più, come in Germania, è tutto da dimostrare che non ci siano sprechi, non serve. Quindi cercano i dati che gli fa più comodo e invertono le logiche.
La spesa sanitaria è funzione delle necessità dell’essere umano non dell’economia. L’economia deve dare risposte a come coprire le necessità del genere umano. Per loro invece è funzione di quello che ti puoi permettere. Per questo tutte le spese sono calcolate in incidenza sul PIL e non sul numero di cristiani, che è come dire i ricchi possono permettersi più dei poveri una buona sanità. Ma va? Non ci avremmo mai pensato, fortuna che questi signori con cotanto ingegno ci illuminano!
Ma non è questo che disturba. Quello che disturba è che non si tenga mai in considerazione l’idea che se si fa parte di una unica comunità, come si pretende sia l’Unione Europea, occorra stabilire quali siano i Livelli Essenziali di Assistenza per tutti i membri di questa comunità e quali politiche economiche siano più adeguate a riuscire in questo obiettivo. Se non si fa questo è giusto che ognuno vada per la propria strada, la comunità non esiste.
Ma il loro disturbo cognitivo impedisce di vedere i legami causa effetto. Per loro maggiori tagli producono migliori servizi e minor debito pubblico contro ogni evidenza e logica. Mah!
Fortuna che un minimo di sanità pubblica in Italia permanga nonostante loro. Nessuna sanità privata, vedi USA, è in grado di garantire risposte in una emergenza come questa. Almeno non abbiamo i senza tetto distesi nei parcheggi nel loro rettangolo disegnato in terra.
Speriamo di ricordarcene poi quando qualche altro sociopatico come Tobias Piller, Monti, Fornero, Giavazzi o Alesina ci vorrà spiegare come va il mondo.
Ragioni del successo della ideologia liberale
Friedman e la sua ideologia nascono nel periodo della guerra fredda, quando il mondo era diviso in due blocchi. C’era ancora l’illusione che il comunismo riuscisse a dare risposte agli esseri umani su come vivere in un mondo più equo e più giusto. Lo spirito dell’eguaglianza sociale si diffondeva anche negli USA. C’era necessità di una teoria economica che giustificasse le disuguaglianze come fattore di progresso per tutti. Una ideologia che giustificasse, sotto i crismi di una teoria economica, la ricchezza e lo sfruttamento. Una teoria che giustificasse l’egoismo sociale e lo sfruttamento di tutte le risorse umane e naturali. Nel 1976 Friedman riceve il Nobel. Uno dei più grandi, e pochi, abbagli di un organismo generalmente attento.
La lotta tra i liberali e i socialisti, e le sinistre in genere, fu spesso aspra: le visioni del mondo erano e sono inconciliabili.
Poi crollò il muro di Berlino e le sinistre ammutolirono di fronte all’evidenza dell’insuccesso del socialismo reale. Il pensiero liberale diventò dominante e senza più alcun argine dialettico e politico. Attecchì come la gramigna in tutta Europa, affascinò le sinistre e si diffuse specialmente nei paesi dove la cultura calvinista, che considera la povertà una colpa, era ed è più radicata.
Tutti ne paghiamo ora le conseguenze e queste saranno sempre più serie se non faremo rapidamente un bagno di realtà.
Teorie alternative per capire la via dello sviluppo
Ma allora perché i paesi del Nord Europa si sviluppano di più?
Per capirlo occorre trovare nuovi paradigmi e nuovi strumenti di analisi e di soluzione. Il pragmatismo di Esther Ruflo, per esempio. Oppure nella geopolitica. Per me c’è un testo chiave che andrebbe studiato da tutti i politici ed è ‘La strategia competitiva delle nazioni’ di Michael Porter, a cui mi sono rifatto innumerevoli volte, e per la sua genialità meriterebbe una decina di Nobel.
Per chi ne ha voglia può consultare il mio saggio sull’Europa dove descrivo le soluzioni possibili allo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia.
Purtroppo è molto più facile ricorrere ai luoghi comuni dei tagli alla spesa e del rigore. Per capire cosa fare e le cause profonde della crisi occorre studiare ma non basta. Occorre anche cuore e intelligenza e fantasia. In questo dominio di cultura liberale si riesce solo a produrre il piano Provenzano per il Sud: pura anoressia mentale.
In un mondo nuovo si combatte con nuove idee e nuovi stimoli e non con vecchie fallimentari ricette.
Pietro de Sarlo
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Dedico questo articolo alla memoria di Antonio Nicastro vittima del Covid – 19 e di altro