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Europa game over. Una gang band di bulli di periferia

1 aprile 2020 | 16:50
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Europa game over. Una gang band di bulli di periferia

Le verità nascoste svelate dalle registrazioni audio delle riunioni dell’Eurogruppo

Per una di quelle strane coincidenza che la storia malignamente ogni tanto ci regala c’è quella della pubblicazione delle trascrizioni delle riunioni dell’Eurogruppo, con relativa registrazione audio a prova di smentita, con l’attuale crisi sanitaria che rapidamente si è trasformata in crisi dell’Europa.

Chi si vuole fare, complice la reclusione forzata, una idea di prima mano a questo link trova tutto.

I contenuti delle registrazioni

A tutti suggerisco la lettura dell’articolo di Filippo Maria Pontani  che descrive benissimo e molto meglio di come possa fare io il quadro che emerge dalle registrazioni.

La rappresentazione di una gang band di bulli di periferia capitanata dal ministro tedesco Schäuble e dal suo tono sprezzante, la conduzione del capo dell’Eurogruppo Dijssellbloem “quello secondo il quale i popoli del Sud spendono e spandono a vino e donne”, le minacce del ministro finlandese, il coretto indecoroso dei paesi satelliti della Germania, entrati per la gran parte nell’Unione Europea per volere della Germania, con l’aiuto di Prodi, e da questa trasformati in un manipolo di sottopancia al soldo del capo banda Schauble. Parlo di Slovenia, Austria e Paesi baltici “che dichiarano di non poter portare ai loro Parlamenti alcun provvedimento che non contempli un severo memorandum contro la Grecia”. Da notare l’irrilevanza economica di questi paesi ricattati dalla Germania ma che nell’Eurogruppo, dove ogni paese ha un suo rappresentante, fanno numero, massa e intimidazione. C’è poi tutto l’imbarazzo dei consigli a piegarsi fatto a Tsipras e ai greci da parte di Padoan (Italia), Sapin (Francia), Guindos (Spagna) ossia di paesi che messi insieme rappresentano la maggioranza del popolo europeo. Sullo sfondo il tecnicismo di Draghi e l’ironia a sproposito di Christine Lagarde.

Come è finita si sa. La Grecia fu costretta a firmare un sanguinoso memorandum con un insieme di misure volute dal MES e dal suo capo Regling, lo stesso che ancora oggi, pagato da tutti gli europei, è a capo del MES e che suggerì a Varoufakis di non pagare le pensioni per pagare una rata in scadenza con il FMI. L’operazione riuscì anche perché Draghi, di fatto senza un valido motivo se non quello di piegare il governo greco, con cinico calcolo chiuse le banche provocando le code ai bancomat che tutti ricordiamo.

Come nasce la crisi greca

Nel 2008 le banche tedeschi e francesi, al contrario di quelle italiane, erano piene di titoli tossici legati alla crisi dei sub prime. Avevano prestato soldi anche agli stati e in special modo alla Grecia nella convinzione che nessuno stato dell’area euro sarebbe fallito. Quando Sarkosky e la Merkel dichiararono il bail-in le banche entrarono nel panico e chiesero alla Grecia di rientrare. Qui iniziò il dramma. Certo che le banche avrebbero potuto essere più prudenti nel prestare soldi alla Grecia e i greci più prudenti ad indebitarsi però contrariamente alle prassi di mercato, invocate dai liberisti solo quando conviene loro, a pagare furono solo i greci. Quale è la prassi? Il motto delle banche è selezionare per non essere selezionati. Significa che se non si selezionano i clienti le banche vengono selezionate ossia falliscono. Chi fa cattivo credito fallisce insieme ai debitori. Per questo nella prassi le banche spesso concordano ristrutturazioni del debito in funzione delle capacità del debitore. Qui ci fu il primo passaggio. Con ipocrisia tutta tedesca invece di fare un finanziamento europeo ai greci, mai condividere il debito secondo l’ortodossia tedesca, furono stilati accordi bilaterali da tutti i paesi europei che si sostituirono alle banche. Quei soldi passarono sotto il naso dei greci e finirono alle banche che uscirono indenni dalla comune. Ancora una volta con enorme faccia tosta i liberali e liberisti li mettono nel conto delle somme date dall’Europa per salvare la Grecia.

europa

Quali furono le misure imposte dalla Troika e dal Mes alla Grecia?

La Troika in Grecia ha preteso il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti pubblici, il taglio delle pensioni pubbliche, una legge che garantisse l’impunità ai funzionari della Troika per qualsiasi reato anche l’omicidio, la non tassazione degli oligarchi che continuano a non pagare le tasse in Grecia e in soprappiù portavano sedi e capitali in Olanda, Lussemburgo e Londra. La manovra imposta fu violentissima pari al 20% del PIL di cui il 12% di tagli alle spese e 8% di aumenti di imposte, soprattutto iva. Come se a noi fosse imposta una manovra di 3-400 miliardi. C’è una inchiesta del consiglio europeo che parla di crimini contro l’umanità in Grecia. La sanità è stata distrutta e furono chiusi molti ospedali. Il patrimonio pubblico svenduto e le banche furono costrette a sfrattare i proprietari delle case comperate con i mutui e metterle all’asta, lasciandole di fatto deserte perché nessuno aveva più la possibilità di comperare alcunché e tante persone senza un tetto. I costi sociali furono pesantissimi. Regling chiese a Tsipras di non pagare le pensioni per pagare le rate al FMI.

Varoufakis invece di non pagare le pensioni, come suggerito da Regling, convinse la Cina a sottoscrivere 1,5 miliardi di titoli Greci con cui avrebbe pagato la rata FMI, inoltre aveva concordato un piano industriale per lo sviluppo del Pireo e delle ferrovie. Ma ad Angela Merkel non andava bene e telefonò a Pechino e non se ne fece nulla. Nel 2018 il rapporto Debito / Pil in Grecia era al 181%. Tutti fanno finta di nulla ma la Grecia è di fatto fallita.

Stando però ad alcune ‘menti’ del liberalismo nostrano il piano del MES è stato un successo perché alcune variabili macroeconomiche oggi sono migliori di quelle italiane. Per esempio hanno avuto nell’ultimo periodo un lieve surplus che oscilla tra lo 0,5% e l’1% del PIL. A che prezzo? Tra quanti decenni la Grecia tornerà ad essere nella situazione economica e sociale prima dell’Euro o a rispettare i parametri del Fiscal Compact pari a un Debito / PIL del 60%? Tra 120 anni o 240? Non chiedetelo ai rigoristi di area liberale perché della sostenibilità sociale delle manovre economiche se ne fanno un baffo e poi, come sostengono i seguaci di Friedman “la tempistica delle politiche fiscali è questione complicata; come diceva Milton Friedman, ci sono ritardi lunghi e variabili tra il momento in cui si decide una politica, la sua attuazione e il prodursi dei suoi effetti.”  Azz! I tempi cambiano, le chiome imbiancano e nulla può essere dimostrato. Così le teorie economiche si trasformano in fede, difesa da preti da inquisizione privi di qualsiasi tratto umano.

La Grecia andava punita. E l’Italia no?

A giustificazione dell’atteggiamento dell’Europa del Nord c’è il fatto che i greci avessero ‘taroccato’ i conti pubblici. Questa è indubbiamente una colpa ma una colpa condivisa anche dagli italiani e persino dai tedeschi. Ma questo agli hater sociali al seguito dei rigoristi liberal sociopatici poco importa. Ti citano valanghe di numeri che spiegano l’elevato numero dei dipendenti pubblici in Grecia o le pensioni date in tenera età. Spesso si tratta di gente senza arte né parte o di piccole partite iva che stentano a capire che se vengono licenziati migliaia dipendenti pubblici, se si tagliano le pensioni a dismisura gli effetti ricadono un secondo dopo anche su di loro. Che poi i dipendenti pubblici siano anche medici, infermieri, addetti alle pulizie negli ospedali, vigili del fuoco, carabinieri e polizia, ingegneri e tecnici della protezione civile, insegnanti a loro, che stanno sempre (?) bene e a cui studiare non serve visto che sanno sempre tutto e visto che sono circondati da un branco di imbecilli, non frega nulla. I greci spendevano troppo? Dipende dal parametro. Se si vede la spesa sociale in Grecia distribuita sul numero sul numero di abitanti questa è un quarto di quella tedesca e un quinto di quella del Lussemburgo. Tagliamola ancora?!? Chiedete ai liberali se ha maggiori probabilità di sfangarla dal corona virus un tedesco o un greco. Ma veramente? Come direbbe una vecchia pubblicità del Bianco Sarti: Che peste li colga! In Italia e non in Germania. Perché sapete come funziona? Se la peste li coglie e non hanno subito un tampone ti fanno subito il paragone con la Germania dove tutto, ovviamente vista la valanga di soldi che spendono in sanità, funziona. E se gli chiedete perché non funziona in Italia sapete cosa hanno il coraggio di rispondere? Perché lo Stato spende troppo! Stupisco quando le intellighenzie germanofone si chiedono come mai gli italiani siano diventati così insensibili verso gli immigrati quando loro avevano votato le spalle ai nostri fratelli greci.

Ma i tedeschi come ci vedono?

Basta vedere come ci dipinge Tobias Piller, il corrispondente in Italia della FAZ, nonché membro a pieno titolo del ristretto club della intellighenzia italiana germanofona. Quella per capirci come Zoro e la sua operazione simpatia nei confronti dei tedeschi fatta portando sempre in video la ridanciana giornalista tedesca. Che dice Tobias? Che dobbiamo finirla di vivere a debito. Se uno gli chiede come mai la Germania non rispetta i trattati europei come quello del surplus risponde più o meno come Schaulbe ossia che è difficile farlo. La Germania più che aumentare i salari e le pensioni per stimolare l’autoconsumo non può fare, se poi continuano ad arrivare gli ordini dall’estero non possono farci nulla? Mentre sempre a suo dire tagliare le spese è semplice. Sarà per questa facilità che negli ultimi 10 anni inseguendo il miracolo del risanamento tagliando spesa e chiudendo ospedali in Italia le persone a rischio povertà sono aumentate di 1,4 milioni di persone, come in Spagna, e in Germania invece sono diminuite di circa 1,1 milione nello stesso periodo. Sarà per questo che in Lussemburgo, secondo Eurostat, si entra nella fascia delle persone a rischio povertà appena il reddito scende più o meno sotto i 55 mila euro anno. Sarà per questo che io, che ho comperato qualche mese fa una moto BMW, mi sento una merda.

Inutile dialogare. Un popolo che ha ingegnerizzato lo sterminio di 6 milioni di persone capisce solo il bastone e blandirli peggiora le cose. Nella storia una parte degli italiani è sempre stata germanofona, salvo a cambiare schieramento all’ultimo momento utile, come nella prima e seconda guerra mondiale, prima della rovina in cui ci trascinavano. Curiosamente a fare i germanofoni sono sempre state le destre ora lo sono le intellighenzie di sinistra. Mah!

Gli italiani sono così spendaccioni?

A guardare i dati della spesa pubblica per abitante con quelli degli altri paesi europei pare proprio che la nostra spesa pubblica sia all’osso. Continuiamo a confondere gli sprechi, sempre da evitare, con i tagli alla spesa. Se poi fosse solo l’Italia ad avere problemi e ad incrementare il debito pubblico forse i tedeschi e Tobias Piller avrebbero anche ragione.

L’Europa si sta dividendo in due parti sempre più lontane. Da un lato Francia, Spagna, Italia, Grecia e dall’altra Germania, Lussemburgo, Olanda ecc. Nel primo gruppo il debito / PIL peggiora e peggiora più in Francia e Spagna che in Italia. Nel secondo migliora. Nel primo permane cronico il deficit nell’altro c’è il surplus. Nel primo i poveri aumentano nel secondo diminuiscono. Nel primo il PIL arranca, nel secondo vola. Nel primo i cittadini sono sempre più ricchi nel secondo sempre più poveri. Non ci credete? Date un’occhiata alle tabelle del link.  Nei paesi dell’Europa del Sud “spendono e spandono a vino e donne” e le aziende sono in crisi a partire dalle ex aziende di Stato privatizzate. Nel secondo sono tutti virtuosi tanto che persino Mediaset, Ferrero e FCA portano la sede in Olanda. In realtà come dice il premio Nobel Joseph Stiglitz: «L’ Italia fatica dall’ introduzione dell’euro. Se un Paese va male, la colpa è del Paese; se molti Paesi vanno male, la colpa è del sistema. E l’euro è un sistema quasi destinato al fallimento.” Ovviamente per i liberali de’ noantri Stiglitz è un cazzone qualsiasi e i keynesiani un club di imbecilli.

Perché il MES non va bene per gestire la crisi?

A parte il fatto che visti i precedenti il MES andrebbe chiuso e i suoi capi messi sotto processo per crimini contro l’umanità, il solo pensiero di sottoscrivere qualcosa con il MES metterebbe in depressione tutti gli italiani e con loro l’economia. Ma il tema è che anche con condizionalità diminuita i soldi al MES andrebbero poi restituiti con interessi e tempi certi. Si creerebbe così una asimmetria per noi mortale. In una crisi come questa gli stati sovrani (USA, UK eccetera) stampano carta ed emettono debito magari con titoli senza scadenza acquistati o garantiti dalla banca centrale. Trump ha annunciato 2.000 miliardi di dollari, più del PIL italiano, di misure. Secondo voi li renderà mai? Per piacere! L’unica conseguenza sarà un aumento nominale una tantum del debito pubblico USA di cui non fregherà nulla a nessuno specialmente ai mercati che chiedono solo crescita.  Il mondo sta preparando questa reazione. In questi casi, Draghi docet, è l’unica cosa da fare. Noi abbiamo la sovranità sul debito ma non più sulla moneta e la nostra banca centrale è una succursale della BCE. A chi dobbiamo chiedere se non alla BCE di fare lo stesso mestiere della FED? Con la visione micragnosa degli Stati soli a gestire la crisi chiedendo qualche spicciolo in prestito agli usurai del MES saremmo peggio un’anitra zoppa nell’affrontare la crisi, specialmente quando tutto il resto del mondo fa come USA e FED. Fino a quanto occorrerebbe stampare moneta? “Whatever il takes”. A che serve l’Europa se non a fare massa e migliorare la competizione con il resto del pianeta? Dopo le crisi, come pestilenza e guerre, la Storia ci insegna che c’è la crescita tumultuosa anche demografica. Se si approccia la crisi e il dopo crisi con le ricette dell’austerity siamo morti e allora tanto vale morire da uomini liberi e non da schiavi dei tedeschi, almeno per rispetto dei nostri nonni e genitori partigiani. Non si può avere una banca centrale unica e una moneta unica senza la condivisione dei debiti. È un fatto tecnico che sino ad ora è stato superato dal buonsenso di Draghi con i q.e. Ma ora questo non basta e il buon senso in Europa è finito.

Perché i tedeschi dovrebbero condividere il nostro debito pubblico?

Semplice. Per gli stessi motivi per cui i veneti e i calabresi condividono il debito pubblico italiano. I veneti non vogliono più condividerlo? Secessione! I tedeschi non vogliono condividere il debito? Fine di questa tarantella dell’Europa Unita. O prendi tutto il cucuzzaro o niente. Anche perché di vantaggi dall’Euro i tedeschi ne hanno avuti. Dall’allargamento ad est dell’Unione che ha allargato la loro capacità produttiva con manodopera a basso costo alle porte di casa e nessun vincolo all’esportazione e ad avere un manipolo di sgherri usa e getta nell’Eurogruppo. Le principali istituzioni europee in Germania o nei loro pressi. Andare in giro per il mondo parlando a nome di tutta l’Europa senza averne titolo oppure come quando i cinesi volevano sottoscrivere debito pubblico greco per 1,5 miliardi e una telefonata della Merkel bloccò tutto.

Game over!

Comunque vadano le cose la crisi greca e l’attuale atteggiamento tedesco ha cancellato il sogno europeo dallo spirito dei popoli trasformandolo in una lotta interna tra aridi burocrati e imbelli cancellerie. Rileggete questo mio articolo per avere una misura del risentimento che sta maturando tra i popoli europei e dello scarso rispetto reciproco. Le fondamenta sono franate e l’intero edificio prima poi verrà giù. Occorre girare pagina. Io spero, da tempo, in una nuova Europa che sia solo occidentale e ristabilisca i confini al Reno. Una vera Europa, un unico Stato e un unico parlamento e presidente eletto direttamente da tutti e retto dai soli principi di Egalité, Liberté e Fraternité. Al momento è solo un sogno ma si può iniziare a condividere solo tra i paesi del sud Europa i corona bond.