Destra e sinistra esistono. Per un contributo al dibattito sulla presunta morte delle ideologie
Dalla Lega al M5S, dal Pd alle Sardine attraversando le macerie del pensiero. Anche da nessuna parte è una parte, la parte peggiore
Se consideriamo l’ideologia, il complesso degli ideali e delle mentalità, di valori e rappresentazioni proprie di una società o di un gruppo sociale in un determinato periodo storico, e se, sul piano politico, la consideriamo il sistema concettuale e interpretativo che costituisce la base di un movimento o di un partito, scopriamo che oggi non possiamo farne a meno.
Dunque, l’ideologia sarebbe una bussola, lo strumento di orientamento del comportamento individuale e sociale di una comunità di persone. Essere post ideologici è una contraddizione irrisolvibile in un mondo che ha provato a sostituire l’ideologia con nuovi dogmatismi che appaiono non ideologici ma che sono profondamente impregnati di ideologismo (ideologia a-critica e dogmatica). Chi dice di essere post ideologico ha sposato, magari senza saperlo, l’ideologismo. Non può esistere una società, una comunità, che non abbia idee, valori, rappresentazioni e strumenti simbolici – culturali – di interpretazione della realtà. E non può esistere un partito o un movimento politico che non abbia un sistema concettuale e interpretativo, una visione del mondo, ideali, a base della propria esistenza.
Siamo in un’epoca post ideologica? Assolutamente no. Siamo in una fase storica a-ideologica ma piena zeppa di ideologismi – spazzatura – di cui si nutrono le masse. L’ideologismo neo liberista con i suoi corollari del benessere illusorio, della ricchezza facile e dell’estetica del consumo. L’ideologismo sovranista con i suoi corollari nazionalistici e identitari. L’ideologismo fondamentalista religioso con i suoi corollari di totalitarismo teocratico. Il mondo è pieno di ideologismi cresciuti all’ombra del – presunto – superamento delle ideologie dei due secoli passati. (continua alla pagina successiva)
La bussola si è rotta
Oggi siamo di fronte al dilagare di ideologismi contrapposti che producono nichilismo e spaesamento di massa. La bussola si è rotta. Chi prova, per esempio, a cercare una via d’uscita dal capitalismo senza un nuovo fondamento idealistico è destinato a fallire. E questo è più facile in una fase in cui l’ideologia è ritenuta come opposta alla verità, come manipolazione della realtà vera delle cose. Perciò nel pensiero comune l’ideologia è un modo per falsificare simboli e percezioni della realtà, un male che ha generato guerre, odio, sangue. Ed è proprio questo il punto: la confusione tra ideologia e ideologismo. E coloro che si definiscono post ideologici e sostengono il superamento delle ideologie spesso finiscono intrappolati nell’ideologismo.
È necessario riabilitare l’ideologia
Perché sarebbe importante la riabilitazione dell’ideologia? Perché senza ideologie prevarranno gli ideologismi o, in alternativa, il disorientamento di massa, la frammentazione dei riferimenti culturali e, infine, la morte del pensiero.
Per riabilitare il valore semantico e semiotico della parola ideologia abbiamo bisogno di termini e concetti oppositivi di natura negativa e positiva: ideologismo e idealità. In modo tale che i connotati negativi che caratterizzano oggi la parola ideologia finiscano nei connotati semantici e semiotici della parola ideologismo. Un po’ come si fa con una banca in crisi quando la parte cattiva finisce in una bad company e quella buona in un nuovo istituto di credito o nel medesimo istituto riformato. In questo caso propongo un “nuovo istituto di credito”, ossia Idealità politica, al posto di ideologia – ormai finita anch’essa nel bad. L’operazione linguistica, semantica e semiotica, concettuale, su cui sarebbe utile un dibattito è di scaricare tutti gli elementi di bad ideology nell’ideologismo e mantenere gli elementi di good ideology in quella che potremo chiamare appunto idealità politica che nulla ha a che fare con l’idealismo filosofico. Idealità politica, vale a dire l’impianto culturale, ideale, la visione, i principi che caratterizzano un movimento o un partito e che lo differenziano dagli altri. (continua alla pagina successiva)
E allora proviamo a costruire la differenza
Proviamo a separare il buono dal cattivo e a collocarli nella casella corretta. Qual è la differenza tra idealità politica e ideologismo? Definirei ideologismo assenza di idealità, un insieme di dogmi che affronta e giustifica – soprattutto in campo politico e sociale – condizioni e problemi percepiti astrattamente in funzione di una dottrina finalizzata a costruire e a imporre una realtà.
L’idealità politica, invece, sarebbe un insieme di valori, ideali, strumenti simbolici e interpretativi finalizzata a modificare, negoziandola attraverso l’elaborazione del pensiero, la realtà delle cose, nella direzione di un miglioramento delle condizioni dell’umanità. L’idealità di un partito spesso ha origini filosofiche e riferimenti culturali forti, gli ideologismi hanno origini dogmatiche o religiose e spesso privi di riferimenti culturali. E ancora: L’Idealità politica (Ip) si fonda su ideali, l’ideologismo è basato sul dogma e sulla dottrina. L’Ip è figlia dell’elaborazione del pensiero e della complessità. L’ideologismo è semplificazione, impulso, istinto. L’ideologismo è fondato su falsi presupposti ideali: la supremazia della razza bianca sulla nera, per esempio, è un’idea falsa sia sul piano scientifico, sia sul piano antropologico. Non esistono razze umane. Tuttavia esistono nella percezione delle persone. Non esiste un’invasione etnica da parte dei migranti africani, tuttavia esiste nella percezione delle persone. Quindi l’ideologismo si fonda non sull’elaborazione del pensiero e della complessità – come nel caso dell’Ip – ma sulla manipolazione delle percezioni che esso stesso contribuisce a generare.
Visione, verità e ricerca della verità
L’insieme di ideali, valori, rappresentazioni, strumenti simbolici di interpretazione e di elaborazione della realtà, costruisce una visione del mondo, del proprio Paese o anche soltanto della propria regione. Ciò che immagino e desidero debba essere il futuro – visione – è dato dall’impianto ideale che condivido con gli altri e in cui mi riconosco. La visione è l’immagine futura del mio presente, per cui attribuisco un senso – significato e direzione – al mio agire sociale e politico. L’IP in quanto fondato su riferimenti culturali rappresenta a sua volta la mediazione tra quei riferimenti e l’azione politica e sociale di persone e gruppi. In breve, i valori, gli ideali, le rappresentazioni e i simboli che creano il corpo idealistico, hanno riferimenti culturali, l’appartenenza politica che ne deriva diventa riferimento sociale e politico dell’azione degli individui, dei partiti e dei movimenti.
L’ideologia comunista era il riferimento politico dell’azione del movimento operaio e contadino. Le variabili che la costituivano avevano come riferimento culturale e filosofico il marxismo. Quell’ideologia aveva una visione: la società senza classi e libera da ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Assomigliava molto a ciò che qui definiamo Idealismo Politico. Quell’ideologia, però, è morta per sociogenesi, come altre, quando si è trasformata in ideologismo dottrinale che ha segnato la fine dell’esperienza del socialismo reale. L’ideologismo mette insieme “punti di vista”, li ammassa come una barricata contro ogni critica, non accetta opposizioni, si auto percepisce come verità assoluta, scientifica e rifiuta la dialettica. Predica e pratica l’intolleranza. Assembla impulsi e istinti sociali e li trasforma in azione politica.
L’idealità politica è costante ricerca della verità nel quadro delle sue variabili costituenti. Il pensiero politico perciò non è scientifico né vuole esserlo. In quella continua ricerca della verità si trasforma e fa da impulso a nuovi paradigmi a nuove ricerche, a progressi del pensiero. E quindi non muore, si trasforma. L’ideologismo, al contrario, si identifica con la scientificità o con la verità della scienza. Hitler, con l’eliminazione di massa degli ebrei e degli altri esseri umani “inferiori”, spiegava scientificamente quell’orrore, così come la psichiatria tedesca di allora giustificava scientificamente metodologie e sperimentazioni assassine. Tutto in nome dell’ideologismo hitleriano – la razza pura.
L’ideologismo, con la sua pretesa di verità, non ha alcuna funzione euristica. Non si trasforma, muore. Tuttavia non finisce nell’oblio, perché costringe la storia a conservarlo nella memoria affinché le generazioni future sappiano evitare gli stessi errori. L’ideologismo non tollera gli oppositori. Quando l’ideologia marxista è degenerata nell’ideologismo del socialismo reale, Stalin ha fatto strage degli oppositori e dei critici e, come Hitler, si è reso responsabile di milioni di morti.
L’idealità politica, dunque, non solo non è scientifica ma non deve né può esserlo. L’idealità è morale, valoriale, “spirituale”, è una dimensione della coscienza è ragionamento non ragione. È criticabile e mutevole. Non ha pretesa di verità ma cerca la verità nel quadro di una visione del mondo. (continua alla pagina successiva)
Bianco e nero, destra e sinistra
Come il bianco e il nero, esiste la destra e la sinistra politica. Tra il bianco e il nero – tra destra e sinistra – esistono diverse sfumature. Grigio, bianco panna, eccetera. Esistono i conservatori e i progressisti, i reazionari e i riformisti. Tuttavia, quelle sfumature hanno un senso proprio perché fanno riferimento ai due colori base: bianco e nero. Dunque tra la destra e la sinistra esistono diverse sfumature, posizioni intermedie, più centrali o che si avvicinano più all’una che all’altra e viceversa. E questo è possibile perché esiste la destra e la sinistra. Le sfumature sfocate sono liquidità opportunistiche, contingenti, estemporanee che spesso limitano la possibilità che ci sia una riforma politica della società. Le sfumature sfocate, quelle post-ideologiche sporcate dall’ideologismo, quelle “né di destra né di sinistra”, quelle che “sinistra e destra sono vecchie categorie”, quelle che “destra e sinistra non esistono” svuotano di idealità la politica e mortificano l’elaborazione sociale e collettiva del pensiero. Affondano nella materialità quotidiana e inaridiscono ogni forma di animazione politica. La politica si trasforma in amministrazione e si ammala di “governismo”.
Dunque le idealità, le aspirazioni ideali, il corpo di principi, valori, rappresentazioni e strumenti simbolici – culturali – di interpretazione della realtà di un movimento o partito politico sono essenziali per l’azione collettiva. Ed è in questo corpo collettivo – sociale – che i singoli si riconoscono o non si riconoscono. Sia nell’uno che nell’altro caso, questa “appartenenza” o non “appartenenza è garanzia di accessibilità alle dinamiche di partecipazione in un quadro di consapevolezza individuale e collettiva.
Anche da nessuna parte è una parte, la peggiore
È vero che anche da nessuna parte è una parte. Ma non essere in una delle parti in campo è relativo all’esistenza delle parti. Senza l’esistenza delle parti, non si può essere da nessuna parte – che è parte anch’essa – ma si finisce nel vuoto, nel non senso di un non luogo. Perciò la salvezza la si cerca nella materialità, nella rozza materia di una realtà reificata, invasa dalla mercificazione, dove le aspirazioni sono misere istanze individuali legate alla soddisfazione, appunto materiale, di bisogni basilari mutevoli, artefatti, indotti dal capitalismo predatorio. L’anima, lo spirito dell’esistenza, il sogno, le utopie, le aspirazioni ideali di riforma della società, le passioni rivoluzionarie, sono annichiliti dalla materialità implicita nella società di mercato manipolata e governata dagli ideologismi neoliberisti di varia estrazione culturale. Destra e sinistra esistono. Le ideologie (idealità) devono esistere. L’alternativa è la morte dell’etica e il dominio assoluto dell’estetica del consumo. L’alternativa è la sottomissione definitiva all’ideologismo neo liberista e ai “secondini” del neo capitalismo predatorio. Perciò, se non sei da una parte o dall’altra della barricata, sei tu la barricata.