Basilicata. Alta tensione nell’eolico selvaggio. Il gigante Terna S.p.a. mostra i piedi di argilla
Il Tar respinge, in parte, il ricorso del colosso dell’energia elettrica contro il Comune di Oppido Lucano. Impianti eolici a rischio
Terna è il proprietario principale della Rete di Trasmissione Nazionale italiana dell’elettricità in alta e altissima tensione: opera in un regime di monopolio naturale e svolge un servizio per la trasmissione e il dispacciamento dell’energia elettrica attraverso il Paese. È uno dei principali operatori europei di reti per la trasmissione dell’energia, azienda quotata in borsa. Ha circa 4mila dipendenti, un ricavo nel 2017 di 2,2 miliardi di euro, gestisce 72mila e 880 chilometri di linee in alta tensione.
La Trasversale lucana consiste in un’opera di 4 stazioni elettriche e 50 km di 2 elettrodotti paralleli a 150 mila volt ciascuno. In prossimità di essi si può sostare per non più di 4 ore in condizioni ambientali di scarsa umidità, in presenza di pioggia o nebbia una persona diventa conduttore di energia elettrica.
È un elettrodotto che serve a immettere in rete la produzione degli impianti di energia da fonti rinnovabili, in particolare eolico, autorizzati o con autorizzazioni dubbie e soprattutto fonte di ossigeno per l’eolico selvaggio. La rete si sviluppa da Avigliano-San Nicola di Pietragalla, attraversando diversi comuni per connettersi in fine all’elettrodotto Matera-Santa Sofia ai confini con la Puglia, con diverse stazioni elettriche. La Trasversale Lucana pur essendo autorizzata come opera connessa a singoli parchi eolici è stata sempre dichiarata di proprietà di Terna spa, ciò nonostante le è stata successivamente volturata dalle società dei parchi eolici in maniera simulata e attualmente viene gestita dalla medesima.
La TL (Trasversale Lucana) autorizzata originariamente con Delibera Regionale 279/2013 come opera connessa a un piccolo parco eolico di soli 20 MW (Serra Carpaneto).
Alcune contestazioni a Terna nel corso del tempo
La procedura autorizzativa regionale sarebbe stata adottata al fine di eludere la Direttiva 42/2001 CE che prevede la valutazione ambientale strategica (VAS) per piani infrastrutturali energetici a carattere regionale che investono piani sovraordinati di più comuni, come nel caso della Trasversale Lucana.
“L’inganno” di Terna e company consisterebbe nell’aver definito progetto un piano infrastrutturale energetico (d.lgs. 330/2004).
La TL sarebbe abusiva ai sensi dell’allegato II- progetti di competenza statale, punto 4, del d.lgs. 152/2006: gli elettrodotti fino a 150 KV e oltre 15 Km sono di competenza statale. Quindi si imponeva una procedura che avrebbe dovuto coinvolgere a livello statale il Mise, il Mibact e il Ministero dell’ambiente. Questo prevede il Protocollo operativo a cui sono soggette le opere di Alta e Altissima tensione e superiori ai 15 Km di sviluppo.
Quanto alla Regione Basilicata, si sottolinea il tentativo di avocare a sé con la legge regionale n. 18/2016, la competenza in materia di autorizzazione di reti elettriche a 150KV, riservata allo Stato, legge naturalmente impugnata dal Governo italiano.
Sarebbe, inoltre, abusiva ai sensi del paragrafo 3.1 del DM 10-09-2010 perché non è computata nel preventivo di connessione tecnicamente chiamato STMG (soluzione tecnica minima generale). Non è computata come costo.
Sarebbe abusiva ai sensi del paragrafo 3.1 del DM 10-09-2010 che prevede la realizzazione di una sola stazione elettrica, quando invece ne sono state autorizzate 4. Abusiva anche ai sensi dell’art. 3.2 che specifica “non sono opere connesse i nuovi elettrodotti o i potenziamenti di elettrodotti esistenti facenti parte della rete di trasmissione nazionale”, come nella fattispecie.
In riferimento al D.lgs. n. 28/2011 la Trasversale Lucana avrebbe violato l’art. 4.3 relativo alla mancata valutazione in termini cumulativi dell’opera, nell’ambito di valutazione di impatto ambientale; l’art. 17 punto 1 e 2 che definiscono le modalità degli interventi per lo sviluppo delle reti elettriche di trasmissione nazionale, di cui Terna è monopolista.
Lo studio di impatto ambientale (SIA) della Trasversale Lucana, pur essendo stato redatto da una ventina di luminari accademici, ingaggiati da Terna, sarebbe lacunoso e difforme dal progetto realizzato; tanto è vero che, a pagina 41 del progetto si dichiara che la TL “risulta essere coerente con quanto previsto dal programma operativo regionale della Calabria FESR 2007-2013”. Alcuni criteri normativi sarebbero stati solo annunciati ma non verificati, non sarebbero stati applicati i principi di radioprotezione dai campi elettromagnetici (ALARE) per le popolazioni residenti (vedi i borghi di San Nicola di Pietragalla e di San Francesco di Oppido Lucano) dove la stazione elettrica sarebbe posizionata sopra un bacino idrogeologico, in violazione della direttiva quadro sull’acqua 2000/60 CE.
Riguardo ai tracciati degli elettrodotti e al posizionamento delle stazioni elettriche, non sarebbero state valutate ex legge (DM 10-09-2010, direttiva 42/2001 CE e la normativa sulle FER) le soluzioni alternative e migliorative, ricorrendo a criteri progettuali volti a ottenere il minor consumo possibile del territorio utilizzando, laddove possibile, linee di trasmissione esistenti. Infatti, razionalmente le quattro stazioni elettriche potevano essere dimezzate, da 4 a 2. Ma anche lo stesso elettrodotto poteva essere ridimensionato nella misura della sua estensione.
Per quanto riguarda la partecipazione delle comunità locali, deve essere garantita per legge. In un comunicato stampa del 20.10.2017, la società Terna ha ribadito di avere concordato a tempo debito con i comuni interessati dalla TL la definizione del progetto dell’opera nel rispetto della normativa in materia (Direttiva 42/2001 CE recepita dal D.lgs. 152/2006). Questa affermazione è contestabile in quanto Terna ha realizzato un solo incontro (e soltanto con il comune di Oppido) a opera quasi conclusa e non ex ante come per legge. Quindi, per rimediare a questa deficienza, ha organizzato un tavolo tecnico per elargire le c.d. compensazioni ambientali ai Comuni (in termini meramente patrimoniali o economici) in violazione del paragrafo 14.15 del DM 10-09-2010. Continua alla pagina seguente
Le compensazioni ambientali
È accaduto che negli anni successivi le compensazioni siano state riconosciute, di natura monetaria, senza alcuna trasparenza, fuori dalla Conferenza di Servizi.
Il sindaco senatore della Lega Pasquale Pepe, avrebbe indotto i dirigenti di Terna spa, probabilmente con il beneplacito dei funzionari regionali preposti, a riconoscere circa 700mila euro ciascuno al Comune di Tolve e al Comune di Genzano di Lucania. Come ci sarebbe riuscito? Forse perché sapeva dei vizi procedurali che avrebbero potuto determinare la decadenza delle autorizzazioni regionali relative all’elettrodotto Trasversale Lucana? Un asso nella manica che gli avrebbe consentito di “pretendere” quel denaro da Terna spa. Quei vizi erano ben chiariti in un’istanza, presentata da un cittadino e protocollata l’8 giugno 2017 al Comune di Tolve, con la quale si chiedeva l’intervento, in autotutela, di decadenza delle autorizzazioni.
Eppure in una Conferenza di Servizi del 17 luglio 2012, che riguardava anche le opere di Terna spa, era stata negata al Comune di Genzano di Lucania la compensazione ambientale, mentre a metà giugno 2017 Terna S.p.A. riconosce, non solo a questi due Comuni, ma anche a tutti gli altri Comuni interessati dalle opere di rete, cospicue somme di denaro. Senza passare, per quanto ne sappiamo, da alcuna Conferenza di Servizi.
Già in un’altra occasione il sindaco senatore Pepe avrebbe accolto di buon grado una donazione liberale da parte della C&C Tolve S.r.l. e della Serra Energie S.r.l.. Trecentomila euro elargiti dalle due società.
Come mai?
Sarà che l’obiettivo di Terna S.p.A. e delle società eoliche connesse, è di evitare disturbi da parte delle amministrazioni dei territori interessati dagli impianti in corso di realizzazione? E sarà che l’obiettivo di alcune amministrazioni è di incassare denaro per il “bene della loro comunità”? Magari per realizzare strade, ristrutturare edifici pubblici, sistemare il verde? Sacrificando le procedure e la trasparenza? Sarà.
Il lato debole di Terna spa e l’asso boomerang nella manica dei Comuni
Terna spa sa che le autorizzazioni per la rete elettrica in costruzione sono di competenza esclusiva del Ministero dello Sviluppo Economico e che il fantasioso nulla osta protocollo n° 8423 del 2012 trasmesso alla Regione Basilicata per farsi autorizzare le opere in regime di deroga sarebbe nullo e perciò tutta la procedura autorizzativa risulterebbe inficiata e invalidabile. Aggiungiamo che lo spacchettamento del piano infrastrutturale mediante la micro progettualità rappresenterebbe un “trucchetto” tutto italiano e senza il quale sarebbe necessaria una procedura correlata VIA–VAS. In mancanza di tale procedura si potrebbe ipotizzare addirittura una dismissione completa delle opere realizzate.
E Terna spa ci terrebbe così tanto a tutelarsi da queste debolezze e a evitare disturbi da inserire nelle convenzioni per quelle “donazioni liberali” o compensazioni, una strana clausola che obbligava i Comuni a restituire le somme ricevute in caso di insorgenza di contestazioni o conflitti sociali. Vorrebbe dire forse che “se tu Comune beneficiario della mia benevolenza mi metti i bastoni tra le ruote devi restituirmi il denaro che ti ho dato”? Vorrebbe dire che i Comuni erano tenuti a chiudere gli occhi quando, per esempio, Terna operava impunemente sul territorio di Tolve con lo stemma del Comune di Oppido sul cartello dei lavori di cantiere? Continua alla pagina seguente
I lavori ad autorizzazione scaduta
Tuttavia, nonostante la strana clausola, nel giugno del 2018, i Comuni di Tolve e Oppido a seguito di istanze dei cittadini hanno dovuto obbligatoriamente emanare ordinanza di fermo dei lavori. Il Comune di Oppido ha in seguito, come per legge, anche emanato un’ordinanza di demolizione delle opere realizzate successivamente alla scadenza dell’autorizzazione. Ordinanze necessarie in quanto si sarebbe trattato di lavori abusivi poiché la Regione Basilicata aveva finalmente negato a Terna spa la proroga dell’autorizzazione, scaduta. Proroga negata perché non di competenza della Regione l’autorizzazione già rilasciata a suo tempo. L’autorizzazione era scaduta nel marzo 2018, ciononostante Terna proseguiva i lavori almeno fino a giugno 2018.
Ad ogni modo dal giugno 2018 i lavori per l’elettrodotto sono fermi ma quelli per il raddoppio della stazione elettrica di Genzano sono proseguiti e non sappiamo con quale autorizzazione. Intanto, per quanto in nostra conoscenza, il Comune di Tolve, nell’udienza del 20 febbraio chiede la cancellazione della causa a ruolo per non perdere i soldi ricevuti da Terna a titolo di compensazione. Il Comune di Oppido, invece, si costituisce in giudizio.
La decisione del Tar
Il Tar nell’udienza del 2 ottobre scorso ha dato ragione al Comune di Oppido Lucano sull’ordinanza di sospensione dei lavori ma non sulla demolizione delle opere realizzate. Il tribunale amministrativo ha deciso di attendere la risposta della Regione Basilicata sulla proroga richiesta da Terna nel gennaio 2018, prima di esprimersi sulla demolizione. Se ci sarà la proroga niente demolizione. Intanto la decisione del Tar ha conseguenze su almeno 24 impianti da 64 MW, interessi da milioni di euro, che al momento restano senza connessione alla rete elettrica.
Ma come farà la Regione a concedere un’altra proroga, considerate tutte le gravi criticità che attraversano le procedure per la realizzazione dell’elettrodotto? Anzi, viste le premesse il Tar dovrebbe annullare le precedenti autorizzazioni ex art 11 comma 5 TU 152/2006.
Gli interessi in gioco sono vasti e forti. C’è persino l’interesse di Stato. Stato che chiede ai cittadini il rispetto delle leggi con pesanti sanzioni civili e penali e a volte si dimentica di chiederlo a se stesso.