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Sul reddito di cittadinanza c’è poco da ridere

11 marzo 2018 | 12:20
Sul reddito di cittadinanza c’è poco da ridere

Prima o poi dobbiamo accettare, e anche promuovere, il rovesciamento di molti paradigmi. A partire dal paradigma del lavoro

Le criticità della proposta del Movimento 5 Stelle

E’ un reddito che vada a colmare la distanza tra soglia di povertà e disponibilità economica dei singoli e delle famiglie. A condizione che se ti propongono un lavoro tu lo accetti. Se lo rifiuti perdi il reddito. E’ una proposta complicata, anche stravagante se vogliamo, ma ha il pregio di sollevare una questione molto seria: il diritto a non morire di fame. La distanza dei tempi della politica e dei bisogni della gente è abissale. Fino a quando la politica e il “libero mercato” trovano le soluzioni, i poveri muoiono. Tuttavia siamo di fronte a complicazioni serie. Intanto queste offerte di lavoro non si capisce da dove e da chi arriveranno, perché qui la domanda è: ma allora il lavoro c’è? E se c’è perché c’è tanta povertà e tanta disoccupazione? In questi dubbi risiede una delle contraddizioni del reddito di cittadinanza così come è stato proposto. E ammesso che c’è e che il problema riguarda l’incontro difficile tra domanda e offerta come si risolve la questione? Loro dicono, con un sistema qualificato dei centri per l’impiego. Sarebbe dunque necessario, semplificando: a) riformare i centri per l’impiego (carrozzoni straordinari e inutili); b)creare meccanismi inediti di promozione dell’incontro tra domanda e offerta; c) formare o riqualificare risorse lavorative umane obsolete e generalmente scarse. In mezzo a tutto questo, per non semplificare ulteriormente, ci sarebbe tanto altro: una riforma del mercato del lavoro, politiche economiche espansive, investimenti pubblici, riforma del sistema di istruzione e dell’università e via cantando. Vale a dire che un reddito di cittadinanza così immaginato, per non apparire di natura sostanzialmente assistenzialistica, richiede un sacco di cose da fare. Nel frattempo diamo un reddito a tutti coloro che vivono sotto la soglia di povertà. Insomma tutto complicato, quasi irrealizzabile e, in parte, ipocrita.

Occorre più coraggio

Sarebbe meno ipocrita e più semplice prevedere un reddito minimo garantito a tutti coloro che vivono sotto la soglia di povertà assoluta. Senza altre pretese. Partendo da un principio fondamentale: tutti hanno diritto di mangiare. Qualcuno solleverebbe l’obiezione che non ci sono i soldi. A questa obiezione è sufficiente rispondere con un sonoro chissenefrega! La gente non può morire di fame. I soldi si trovano, sempre, basta cercarli. Si trovano sempre anche al costo di sacrificare la legalità in nome della Giustizia. E’ giusto rubare una pagnotta al supermercato se hai fame, è illegale rubarla. E quando sei costretto a rubare la responsabilità in parte è tua, in parte è dello Stato e della Società malata, del dominio neo liberista, delle rendite e dei meccanismi diabolici di accumulazione delle ricchezze. Certo, la trappola della povertà è sempre in agguato. E allora, io Stato, darò ai tuoi bambini una buona scuola, farò in modo che vivano in una buona casa, in un quartiere dignitoso. Farò in modo che i tuoi bambini abbiano tutti gli strumenti necessari ai loro percorsi di crescita e alle loro prospettive di vita. Metterò in campo politiche di sviluppo per evitare che in futuro ci siano poveri a cui assegnare un reddito minimo. Al contrario sosterrò i bambini, i ragazzi, i giovani con incentivi e agevolazioni affinché possano studiare e poi costruirsi una vita dignitosa. Darò a loro un reddito di partenza. E quindi adotterò misure fiscali che vanno in questa direzione, riformerò il welfare, costruirò nuove relazioni industriali tra Stato e mondo delle imprese, sosterrò le imprese produttive e contrasterò le rendite. Insomma farò una buona politica. Cercherò le alleanze in Europa e nel Mondo affinché nessuno abbia la necessità di dire “sì” sotto la minaccia della fame. Affinché tutti siano liberi di dire “no” quando gli propongono di pulire i cessi e quando a pulire i cessi ci sono già i robot.

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