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Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?

24 agosto 2017 | 13:48
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?

Scrivono i Carabinieri in ascolto: «Il Cao chiama, utilizzando la linea del generale Jean, tale Giancarlo e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco (Mt)

L’intercettazione

Da una parte dell’apparecchio c’è Silvio Cao. Cao è stato in Consiglio di amministrazione di Sogin ed è molto amico del generale. Sono le 8.44 del mattino. Cao alza il telefono nell’ ufficio del generale [Carlo Jean] e compone il numero di un cellulare. Scrivono i Carabinieri in ascolto: «Il Cao chiama utilizzando la linea del generale Jean tale Giancarlo (si tratterebbe di Giancarlo Ventura che faceva parte della prima task force Enea incaricata, siamo nel 2003, di individuare il sito nazionale di deposito dei materiali radioattivi) e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco (Mt) e poi chiede quali altri siti erano stati individuati. Il Giancarlo riferisce che al momento non ricordava i nomi e che avrebbe controllato e fatto sapere”.

Passano venti minuti dalla prima telefonata e Cao richiama. «Il Cao» si legge nel brogliaccio dei Carabinieri «richiama il Giancarlo e lui dice che sta aprendo un file e gli detta i nomi di questi siti che in totale sono sei: due in Basilicata, uno nel Lazio, tre in Puglia, per quelli di tipo superficiale. Poi cade la conversazione.» Sono sei i siti potenziali per ospitare i rifiuti di seconda categoria…”

“Trenta secondi dopo l’ interruzione, Cao richiama per la terza volta «Giancarlo». Scrivono i Carabinieri: «(…) Dopo aver ribadito che i superficiali erano i sei prima individuati, il Giancarlo dice che i sub superficiali erano nove. Ed erano tre in Basilicata, uno in Campania, uno in Emilia Romagna, uno nel Lazio, uno in Puglia, uno in Sardegna e uno in Toscana». […]
La telefonata prosegue: «Poi (Cao) chiedeva i nomi dei primi classificati delle due categorie e il Giancarlo dice che sicuramente avevano messo Craco (Mt) e quello dell’ Emilia Romagna».

Craco, Pisticci, Rotondella, val Basento, Petrolio e Gas

Tutto lascia immaginare che l’area intorno alla Trisaia di Rotondella, ossia tutta la zona circostante da Craco a Pisticci, Ferrandina e tutta la val Basento, non è esclusa dalla “lista ristretta”. C’è Craco, ossia Peschiera a valle, a un passo c’è Tecnoparco, a due passi c’è la Trisaia, intorno le industrie della val Basento, il prossimo mega-impianto di stoccaggio dal gas della Geogastock a Grottole-Ferrandina-Pisticci. Ancora a due passi ci sono i pozzi petroliferi. Tutta questa zona della Basilicata è interessata da processi di industrializzazione eterodiretti ed esogeni fondati sulla chimica, sull’energia, sui rifiuti. Una specie di mega distretto in cui ci sono tutte le condizioni per realizzare il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. E dove se non qui? Che sia Craco che sia Rotondella o Ferrandina una cosa è certa, si tratta della Basilicata. Siamo i primi, per quantità di siti identificati. Può darsi che l’ipotesi sia infondata, che la Basilicata non ospiterà alcun deposito. Bene, ma è sempre meglio mettere le mani avanti. Intanto ci auguriamo che i lavori di bonifica non siano una copertura per ben altro tipo di lavori.

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