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Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?

24 agosto 2017 | 13:48
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Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?
Rifiuti radioattivi diretti verso la Basilicata?

Scrivono i Carabinieri in ascolto: «Il Cao chiama, utilizzando la linea del generale Jean, tale Giancarlo e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco (Mt)

“Da una parte dell’apparecchio c’è Silvio Cao. Cao è stato in Consiglio di amministrazione di Sogin ed è molto amico del generale. Sono le 8.44 del mattino. Cao alza il telefono nell’ufficio del generale [Carlo Jean] e compone il numero di un cellulare. Scrivono i Carabinieri in ascolto: «Il Cao chiama utilizzando la linea del generale Jean tale Giancarlo e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco (Mt)…La telefonata prosegue: «Poi (Cao) chiedeva i nomi dei primi classificati delle due categorie e il Giancarlo dice che sicuramente avevano messo Craco (Mt)”.

Il rischio che il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi venga realizzato in Basilicata è molto alto. E fanno bene l’Associazione Scanziamo Le Scorie e le altre associazioni ambientaliste a mantenere elevata l’attenzione. Negli ultimi 7 anni si sono verificate alcune coincidenze che autorizzano preoccupazioni circa la collocazione del Deposito. Tutto parte dalla Trisaia di Rotondella. Cerchiamo di capire. (Continua nelle pagine seguenti)

I misteri dell’Itrec

Il sito di Rotondella è stato più volte al centro di polemiche e di indagini per veri o presunti incidenti agli impianti, oltre che per i sospetti sulle attività svolte all’interno della Trisaia. Nel marzo 2011 alcune fonti qualificate avrebbero fatto circolare carteggi interni riguardo al trasferimento sospetto di materiale radioattivo. I documenti parlerebbero di un costante arrivo nel centro jonico di materiale nucleare, già dal gennaio 1991. Nel carteggio ci sarebbe un elenco di “partite omogenee” di materiale radioattivo prima custodito nell’Istec Enea di Casaccia (Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici). Sembra però che il materiale giunto a Rotondella non fosse soltanto quello descritto nei documenti, ma ci sarebbe stato dell’altro in quantità ignota e di natura diversa.

Non mancano sospetti su incidenti avvenuti all’interno degli impianti e occultati per evitare allarme nell’opinione pubblica.

C’è un impianto in cui vengono trattati i minerali estratti da rifiuti industriali e c’è un laboratorio di analisi con uno strano nome: “Terre rare”. In quelle stanze possono entrare solo gli addetti ai lavori, perché è nella zona sottoposta a controllo militare. In quel laboratorio sarebbero state fatte delle “porcherie”. Ha indagato la Procura antimafia di Potenza senza risultati. Il fascicolo è stato a lungo secretato e nel gennaio 2010 è finito in archivio.

Nel marzo del 1993 si verifica un incidente, questa volta scoperto. La condotta di 5 chilometri che dal Centro Enea della Trisaia sbuca nel mar Jonio, viene giudicata contaminata da liquido radioattivo dalla magistratura di Matera che ne dispone il dissotterramento. Nell’aprile del 1994 una cisterna avariata perde liquido radioattivo.

Insomma non è chiaro se a Rotondella sono state trasferite altre tipologie di rifiuti e quanti. Intanto il materiale radioattivo “storico” è ancora in quei depositi

La Sogin e il deposito unico

Sogin è la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività nucleari industriali, mediche e di ricerca. Sogin ha, inoltre, il compito di localizzare, realizzare e gestire il Parco Tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Sembra che la Sogin, già nel 2010, avrebbe stilato una lista di siti potenzialmente adatti ad ospitare il deposito.  Come sarà questo Deposito? La struttura, faceva sapere la Sogin, sarà realizzata all’interno di un Parco Tecnologico, un centro di eccellenza italiano, aperto a collaborazioni internazionali, con laboratori dedicati alle attività di ricerca e formazione nelle operazioni di bonifica ambientale degli impianti nucleari e di gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Il Deposito sarà una struttura di superficie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali, che consentirà la sistemazione definitiva di circa 80 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e la custodia temporanea per circa 12.500 metri cubi di rifiuti di alta attività.

Degli oltre 90 mila metri cubi di rifiuti il 70% proverrà dalle operazioni di bonifica ambientale degli impianti nucleari mentre il restante 30% dalle attività di medicina nucleare, industriali e della ricerca.

Il trasferimento dei rifiuti in un’unica struttura garantirà la massima sicurezza per i cittadini e la salvaguardia dell’ambiente e permetterà di completare le attività di bonifica ambientale degli impianti, ottimizzando tempi e costi ed eliminando la necessità di immagazzinamento temporaneo sui siti. Però a Rotondella…

La bonifica ambientale dell’impianto di Rotondella

Nel 2005, è stato realizzato, all’interno dell’impianto, un laboratorio per il monitoraggio ambientale tra i più moderni in Italia. Nel 2008, sono state ultimate le attività di sostituzione della condotta di scarico a mare ed è stata completata e collaudata la nuova cabina di manovra e demolita quella realizzata negli anni ottanta. A luglio 2011 è stata presentata, al Ministero dello Sviluppo Economico, l’istanza di autorizzazione per la disattivazione dell’impianto. La Bonifica, che sarebbe in corso, sarà conclusa nel 2026. (Fonte Sogin) Intanto nel luglio 2012, sarebbero  iniziati i lavori di realizzazione della platea dell’infrastruttura per la bonifica

La Sogin mostra di avere le idee molto chiare sul Deposito Nazionale. Per seguire meglio la nostra riflessione occorre annotare che il Centro di ricerca Enea Trisaia di Rotondella è, in base al Decreto Legislativo n.31/2010, un Parco Tecnologico. Va inoltre annotato che il DPCM 8 aprile 2008 (Governo Prodi) – inerente ai “criteri per l’individuazione delle notizie, delle informazioni, dei documenti, degli atti, delle attività, delle cose e dei luoghi suscettibili di essere segreto di Stato” – ha di fatto esteso il principio della segretezza dei siti militari ai siti “civili” di interesse energetico e di stoccaggio di rifiuti anche radioattivi, il tutto a beneficio dei supremi e imprescindibili interessi dello Stato ed ovviamente delle società concessionarie come la Sogin.

Si tratta soltanto di bonifica?

Sarebbero in corso dei lavori appaltati nel 2011 che riguardano la realizzazione dell’impianto di cementazione del “Prodotto Finito” e dell’edificio deposito per lo stoccaggio temporaneo di manufatti cementati prodotti e di cask (barili) contenenti combustibile irraggiato. Tali opere sono costituite da: Edificio di processo per la cementazione del prodotto finito: volumetria di circa 6 500 m3; Edificio deposito, per lo stoccaggio dei manufatti cementati prodotti e dei cask contenenti combustibile irraggiato: volumetria di circa 14 000 m3; Sistemi e apparecchiature all’interno dell’edificio di processo per il trattamento della soluzione radioattiva ed il trasferimento all’interno dell’edificio deposito dei manufatti prodotti e dei cask; Movimentazione dei manufatti tramite sistemi remotizzati; Impianti ausiliari. L’appalto comprende l’avviamento di tutti gli impianti con esecuzione delle prove in bianco, di formazione del personale ed i ricambi che dovessero necessitare in tale fase e per tutto il periodo di garanzia. L’appalto inoltre comprende i servizi, per un periodo di 2 anni, di assistenza alle prove nucleari dell’impianto e di assistenza tecnica nel primo periodo di esercizio dell’impianto di cementazione.

Stranamente i lavori riguardano cifre e cubature superiori al fabbisogno interno di smantellamento dei materiali radioattivi che attualmente sarebbero custoditi all’Itrec. Delle due l’una. O i dati forniti sul materiale depositato sono sottostimati, quindi c’è dell’altro, oppure il nuovo impianto appaltato servirà anche per rifiuti provenienti da altri fornitori. Le cubature previste dai lavori sono compatibili con quelle descritte per il deposito unico. Ma la lista…

Quella lista dei siti idonei ad ospitare il Deposito unico

Nel 2010 la Sogin avrebbe ultimato il lavoro di individuazione delle aree potenzialmente idonee per ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. La lista elencherebbe 52 siti, ma non è mai stata resa pubblica. Alcune indiscrezioni hanno fatto riferimento in particolar modo ad alcune regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Basilicata. Ogni area individuata avrebbe dimensioni di circa 300 ettari, e dovrebbe essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche un parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. La domanda è: ma in base a quali criteri la Sogin ha individuato le aree? Non doveva essere l’Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare a fornire i criteri? Qualcosa già allora non quadrava. Intanto nel gennaio 2011 qualcuno sospetta che…

Il sito per il deposito dei rifiuti radioattivi è stato già deciso nel 2010?

Dobbiamo ricorrere alla memoria. Fare un passo indietro di circa 7anni. Il 21 gennaio 2011 compare un articolo sul quotidiano L’Unità (sezione “Politica”) che riporta alcune informazioni interessanti relative all’ individuazione del sito per ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Nel settembre 2010 fu diffusa da molti giornali la notizia dell’esistenza di una lista di 52 siti che la Sogin avrebbe individuato quali aree potenzialmente idonee.  Ebbene, l’ articolo de L’Unità svelerebbe invece che vi potrebbe essere già una situazione ben più chiara in merito al luogo da scegliere per ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. E l’articolo de L’Unità dichiara questo sulla base di alcune intercettazioni telefoniche del luglio del 2008 fatte dalla Procura di Potenza (era in corso l’ indagine “Nucleare connection” su un presunto traffico di rifiuti radioattivi in Basilicata ed a tale indagine, si precisa, è poi seguito un decreto di archiviazione nel dicembre 2009): tra le utenze messe sotto controllo vi era quella del generale Carlo Jean (ex presidente ed ex commissario delegato della Sogin). Ecco l’intercettazione…

L’intercettazione

Da una parte dell’apparecchio c’è Silvio Cao. Cao è stato in Consiglio di amministrazione di Sogin ed è molto amico del generale. Sono le 8.44 del mattino. Cao alza il telefono nell’ ufficio del generale [Carlo Jean] e compone il numero di un cellulare. Scrivono i Carabinieri in ascolto: «Il Cao chiama utilizzando la linea del generale Jean tale Giancarlo (si tratterebbe di Giancarlo Ventura che faceva parte della prima task force Enea incaricata, siamo nel 2003, di individuare il sito nazionale di deposito dei materiali radioattivi) e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco (Mt) e poi chiede quali altri siti erano stati individuati. Il Giancarlo riferisce che al momento non ricordava i nomi e che avrebbe controllato e fatto sapere”.

Passano venti minuti dalla prima telefonata e Cao richiama. «Il Cao» si legge nel brogliaccio dei Carabinieri «richiama il Giancarlo e lui dice che sta aprendo un file e gli detta i nomi di questi siti che in totale sono sei: due in Basilicata, uno nel Lazio, tre in Puglia, per quelli di tipo superficiale. Poi cade la conversazione.» Sono sei i siti potenziali per ospitare i rifiuti di seconda categoria…”

“Trenta secondi dopo l’ interruzione, Cao richiama per la terza volta «Giancarlo». Scrivono i Carabinieri: «(…) Dopo aver ribadito che i superficiali erano i sei prima individuati, il Giancarlo dice che i sub superficiali erano nove. Ed erano tre in Basilicata, uno in Campania, uno in Emilia Romagna, uno nel Lazio, uno in Puglia, uno in Sardegna e uno in Toscana». […]
La telefonata prosegue: «Poi (Cao) chiedeva i nomi dei primi classificati delle due categorie e il Giancarlo dice che sicuramente avevano messo Craco (Mt) e quello dell’ Emilia Romagna».

Craco, Pisticci, Rotondella, val Basento, Petrolio e Gas

Tutto lascia immaginare che l’area intorno alla Trisaia di Rotondella, ossia tutta la zona circostante da Craco a Pisticci, Ferrandina e tutta la val Basento, non è esclusa dalla “lista ristretta”. C’è Craco, ossia Peschiera a valle, a un passo c’è Tecnoparco, a due passi c’è la Trisaia, intorno le industrie della val Basento, il prossimo mega-impianto di stoccaggio dal gas della Geogastock a Grottole-Ferrandina-Pisticci. Ancora a due passi ci sono i pozzi petroliferi. Tutta questa zona della Basilicata è interessata da processi di industrializzazione eterodiretti ed esogeni fondati sulla chimica, sull’energia, sui rifiuti. Una specie di mega distretto in cui ci sono tutte le condizioni per realizzare il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. E dove se non qui? Che sia Craco che sia Rotondella o Ferrandina una cosa è certa, si tratta della Basilicata. Siamo i primi, per quantità di siti identificati. Può darsi che l’ipotesi sia infondata, che la Basilicata non ospiterà alcun deposito. Bene, ma è sempre meglio mettere le mani avanti. Intanto ci auguriamo che i lavori di bonifica non siano una copertura per ben altro tipo di lavori.