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L’immigrazione spiegata agli ingenui

12 agosto 2017 | 13:34
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L’immigrazione spiegata agli ingenui
L’immigrazione spiegata agli ingenui
L’immigrazione spiegata agli ingenui
L’immigrazione spiegata agli ingenui
L’immigrazione spiegata agli ingenui
L’immigrazione spiegata agli ingenui

L’Africa sta diventando la babele della geopolitica mondiale. Qui si scontrano le ambizioni economiche, politiche, e anche militari, delle potenze occidentali e della Cina

Chi fugge da una guerra si chiama profugo e avrebbe un destino da rifugiato che, per questo, chiede un’accoglienza temporanea.  Chi cerca di sottrarsi a persecuzioni, torture o morte per motivi politici o religiosi, si chiama richiedente asilo. Chi fugge dalla fame o desidera una vita migliore in un altro Paese, si chiama emigrante.

Eppure la vulgata li vuole tutti “immigrati” e spesso anche “clandestini, negri, stupratori e terroristi”. Detto questo veniamo al dunque.  Quasi il 90% di coloro che tentano di sbarcare sulle nostre coste sono giovani maschi, quindi emigranti, in  cerca di “fortuna”, come i nostri emigranti un tempo.

Perché questo 90% cerca fortuna altrove, in particolare in Europa? Come i nostri emigranti di un tempo in America, anche loro sono convinti che l’Europa sia così ricca che basta arrivarci per “fare strada”. Nessuno spiega a questi ragazzi quanto sia pericoloso affrontare un viaggio del genere e quanto sia incerto il futuro in Italia e in Europa. Al contrario i media diffondono immagini e informazioni di tutt’altra natura.

Passa il messaggio per cui a Roma o a Parigi sono tutti ricchi, felici e liberi, dove la prosperità abbonda. Naturalmente c’è chi ricava vantaggi da questa propaganda, per primi i trafficanti di esseri umani. E’ un peccato che tanti giovani abbandonino il loro Paese per via di illusori paradisi. Umanamente però, ne hanno il diritto. Sono emigranti, punto. Emigra chi può permetterselo, in termini economici ma anche di maggiori conoscenze, salute e istruzione o di legami con persone che già l’hanno preceduto. Ad emigrare non sono principalmente, quindi, le popolazioni delle aree di povertà assoluta, bensì quelle dei paesi a medio tasso di sviluppo e a povertà relativa rispetto ai paesi industrializzati. Questi si chiamano emigranti e hanno il diritto di emigrare.

E comunque con la globalizzazione si è ampliata la mobilità internazionale delle persone, come ovvia conseguenza dell’istruzione, delle conoscenze e della mobilità globale delle merci, dell’economia e della finanza. E’ favorita dal desiderio delle nuove generazioni di muoversi, aprirsi al mondo, conoscere altre realtà, vivere esperienze nuove, cercare nuove opportunità per sé e i famigliari, dare nuovo senso al lavoro e alla vita. Nell’insieme si tratta di cambiamenti epocali, a cui non siamo preparati e su cui la politica continua a rimanere cieca o superficiale, in particolare in Italia dove gli slogan abbondano senza mai definire politiche migratorie e di sviluppo lungimiranti e complessive, limitandosi ad affrontare come emergenze fenomeni da tempo strutturali. (Continua nelle pagine seguenti)

L’Africa cresce e la corruzione anche

Alcuni Paesi africani e alcune istituzioni umanitarie organizzano campagne di sensibilizzazione per persuadere i giovani a non lasciare il loro Paese. Spesso funzionano.

Anche perché l’Africa cresce. Da almeno quindici anni il Pil continentale galoppa a ritmi significativi. Nel 2017 si stima una crescita di quasi il 3%. L’Angola per esempio è cresciuta del 150% in dieci anni. Lo stesso vale per la Nigeria.

In quasi tutto il Continente ci sono risorse enormi che, purtroppo, non trovano sempre sbocchi di sviluppo al livello locale per causa della corruzione, altissima. La Banca Mondiale alcuni anni fa aveva calcolato che su 100 dollari assegnati alle istituzioni governative somale, 70 scomparivano nei meandri del sistema di corruzione. Lo sviluppo è frenato anche dal tribalismo e dalla scarsità di investimenti in infrastrutture, servizi e settori produttivi.

Li aiutiamo a casa loro? Che sciocchezza

I fattori frenanti lo sviluppo reggono nonostante le enormi risorse finanziarie e tecnologiche trasferite dall’Occidente nel continente africano.

Nel 2015, 135 miliardi di dollari. Questo perché esistono condizioni oggettive endogene, ma anche interessi inconfessabili di decine di multinazionali e di governi occidentali. Interessi che spesso contrastano con quelli dei Paesi destinatari degli aiuti. Più spesso, al contrario, coincidono con gli appetiti dei leader e dei burocrati corrotti di quei Paesi. Gli interessi politici ed economici in gioco in Africa sono molti e diversi e coinvolgono americani, europei, cinesi. Attenzione, quindi, a semplificare tutto nella vulgata dell’”immigrato”.

L’Africa sta diventando la babele della geopolitica mondiale. Qui si scontrano le ambizioni economiche, politiche, e anche militari dell potenze occidentali e della Cina

Aiutarli a casa loro? Secondo l’Undp basterebbe il 2% del PIL mondiale, circa 1500 miliardi di euro, per assicurare una protezione sociale di base ai poveri del mondo intero. Lo facciamo? Chiedetelo agli sloganisti di turno.

L’invasione cinese in Africa 

La carenza di un’organizzazione centralizzata e le sue grandi risorse naturali fanno del continente africano un bersaglio indifeso per il saccheggio e il terreno di scontro fra potenze straniere. Quanto alle risorse, i motivi stanno tutti nel petrolio, i minerali e la biodiversità.

Multinazionali occidentali acquistano terreni coltivabili, giacimenti minerari e di petrolio, appoggiati dai Governi dei loro rispettivi Paesi: Usa, Francia, Inghilterra, Italia, in testa. Ma la Cina? Leggo sul settimanale Vita del 28 luglio scorso: “Oltre il 50% degli investimenti previsti dalla Cina per rilanciare la sua economia attraverso la “nuova Via della seta” andranno in Africa. Se le materie prime africane rimangono una risorsa strategica per Pechino, la presenza cinese in Africa si è diversificata e i leader africani, preoccupati dall’aumento del debito con il partner asiatico, premono sempre di più per una vera partnership.”

E ancora: “Il commercio sino-africano è passato da dieci miliardi di dollari nel 2000 a 220 miliardi nel 2014, per poi subire un calo dovuto alla caduta dei prezzi delle materie prime. Tutti gli investitori internazionali vedono nell’Africa un’importante riserva di risorse minerarie, tra cui il petrolio angolano e nigeriano, il rame in RDC o in Zambia, oppure l’uranio tanzaniano. Ma mentre gli americani e gli europei percepiscono anche il continente africano come una fonte di instabilità, di migrazione e di terrorismo, la Cina preferisce concentrarsi sulle opportunità”.

Oggi si contando oltre 10mila imprese cinesi, il 90% delle quali sono private. Circa il 74% si dicono ottimiste sul potenziale dell’Africa. La prima base militare cinese in Africa, costruita a Gibuti, accoglierà da qui al 2026 oltre 10mila soldati. Nelle regioni produttrici d’oro del sud del Ghana gli abitanti hanno manifestato a gran voce contro i minatori cinesi che, giunti in massa e in modo incontrollato, si stavano impossessando dei terreni più redditizi, devastando l’ambiente, tagliando le foreste e riversando mercurio nel suolo e nei corsi d’acqua. Allo stesso modo si comportano le altre Company occidentali da quelle petrolifere a quelle minerarie.

Le idiozie non finiscono mai

L’Africa è stata sempre terra di conquista per interessi extracontinentali che ne hanno impedito il consolidamento in Stati, e hanno invece seminato fame, miseria e morte su tutto il suo enorme territorio.

Oggi continua ad essere un luogo indifeso. E noi? Noi continuiamo a impastare luoghi comuni e slogan per difenderci dal nulla, restando vittime dei Poteri politici ed economici che contano davvero e dei quali dovremmo diffidare. Lo sbarco di qualche migliaia di emigranti fa saltare gli equilibri politici dell’intero Continente europeo ed è diventato lo spauracchio di milioni di elettori sballottati tra uno slogan e l’altro dai leader politici che “vaiassano” nei talk show.

Questa Europa, dai rigurgiti nazionalistici e protezionistici, fa schifo. Sulle Ong si è scatenata una campagna diffamatoria utile soltanto ai signori della guerra e dello sfruttamento. Di fronte all’enormità della “questione africana”, il dibattito in Italia sugli sbarchi e sull’immigrazione appare sempre più provinciale e semplicistico.

I giochi veri si svolgo altrove e noi pensiamo di essere l’ombelico di una tragedia mondiale. La verità è che siamo un sacco pieno di risate da cui gli altri Paesi attingono a piene mani ironia e sarcasmo.

Link

http://www.vita.it/it/article/2017/07/19/link-2007-aiutiamoli-a-casa-loro-mero-slogan-o-urgente-necessita/144079/

http://www.vita.it/it/article/2017/07/28/cina-la-nuova-via-della-seta-conduce-allafrica/144175/