Siamo a Montocchio, una contrada di Potenza, su un tratto dall’ex statale7 “Appia”. Vogliamo vedere che cosa rimane di una strana vicenda che coinvolge uomini del Corpo forestale dello Stato le cui mogli hanno la passione per l’eolico. Vogliamo vedere se quel pericolo per l’incolumità dei cittadini, denunciato più volte da un’associazione, esiste ancora. Se è vero che quelle torri alte fino a oltre 30 metri spesso sono assemblate alla meglio, con materiali di riciclo provenienti da chissà dove. E questa non è la solita storia lucana dell’eolico: impianti a ridosso delle abitazioni e delle strade, autorizzazioni dubbie, sospetti di lottizzazione abusiva, disagi per l’inquinamento acustico e per gli effetti stroboscopici. Questa è una storia emblematica di cittadini “sconfitti” dal potere degli affari e dalla burocrazia negligente.
Tutto parte da una denuncia riguardante l’installazione di una pala eolica della Wecaspa srl. Denuncia presentata al Corpo Forestale con la quale si riferiva che gli addetti ai lavori, per riparare ai danni provocati dal passaggio dei mezzi sul tratturo, utilizzavano materiali di risulta. E ancora si denunciava l’assenza di sicurezza nell’installazione della pala che avrebbe messo in pericolo il tratto di strada adiacente e un’abitazione a breve distanza. I denuncianti, dopo pochi giorni, si recano in Questura per un’altra denuncia con la quale ipotizzano il reato di rivelazione di segreto d’ufficio. I cittadini riferiscono agli agenti che la notizia della loro denuncia al Corpo Forestale si era diffusa ed era stata riferita alla ditta Wecaspa, da un Forestale. Nel corso delle indagini, la Squadra mobile di Potenza accerterà che due appartenenti al Corpo Forestale dello Stato, sono coniugati uno con la presidente della Nkf Wind Power srl e l’altro con un socia della stessa società. La Nkf Wind, ha rapporti imprenditoriali con la Wecaspa srl nell’installazione e connessione di pale eoliche a Montocchio, o meglio in una zona che si estende dalla contrada potentina fino all’agro del comune di Ruoti, ma anche in altri impianti.
Il procedimento per rivelazione di segreto d’ufficio a carico dei due agenti del Corpo Forestale sarà archiviato il 19 aprile 2016. Nella richiesta di archiviazione il pm scrive: (…)Tali elementi di collegamento non sono sufficienti ad affermare una responsabilità per rivelazione di segreto d’ufficio. Potrà rivelare la situazione di potenziale conflitto di interesse a fini disciplinari, ma non è sufficiente a provare che la diffusione della notizia di reato sia dipesa da…”
Per completezza di informazione dobbiamo aggiungere che la squadra mobile nell’informativa al pm riferisce delle dichiarazioni di un agricoltore il cui terreno sarebbe stato oggetto di particolari attenzioni e controlli da parte dei due Forestali, nei giorni successivi alla denuncia. L’agricoltore afferma che mai negli anni precedenti si era vista la Forestale a fare controlli sul suo terreno adiacente all’impianto eolico allora in costruzione.
In ogni caso rimane il dubbio sull’opportunità che agenti della Forestale abbiano interessi imprenditoriali, seppure attraverso le loro mogli, nello stesso territorio oggetto della loro attività di controllo.
Quella pala è una croce
A parte l’esito del procedimento penale, dall’attività investigativa degli inquirenti emerge un racconto che va oltre il reato ipotizzato e poi archiviato. E’ la storia, emblematica, di un parco concentrata in quella che chiameremo la “pala dello svelamento”. Perché svela ciò che accade, ormai spesso in Basilicata, intorno all’eolico.
L’autorizzazione data e poi annullata
La pala della Wecaspa srl è titolare di una Pas (procedura autorizzativa semplificata), concessa dal Comune di Potenza il 24 ottobre 2012. Dopo diversi esposti da parte dei cittadini e alcuni interventi della Prefettura, la Pas viene annullata perché quella pala è pericolosa: “in caso di rottura accidentale degli organi rotanti, elementi dell’impianto interesserebbero la strada Provinciale ex SS7”. Questo rischio è paventato nella relazione tecnica allegata all’elaborato progettuale per l’ottenimento dell’autorizzazione. Negli esposti si insiste sulla pericolosità di quella pala. La strada è attraversata da automobilisti, da scuolabus, autobus di linea e urbani. Oltre all’impatto acustico sulle abitazioni vicine e all’effetto stroboscopico, c’è il pericolo reale del distacco di frammenti (le pale sono vetuste) nel raggio di gittata della strada e delle case. Siamo a oltre 1100 metri di altezza perciò c’è da aspettarsi che i manicotti di ghiaccio diventino dei veri e propri proiettili. Insomma, altro che accidentalità, v’è la certezza del pericolo.
Fatto sta che dopo varie e lunghe peripezie, ritardi, confusione nella corrispondenza tra i vari enti coinvolti, il 9 ottobre 2014 finalmente il Comune di Potenza annulla la Pas. Tuttavia il Tar di Basilicata, con ordinanza del 12 febbraio 2015 annulla il provvedimento del Comune. Finanche Enel Distribuzione, invitata e obbligata a disconnettere le opere di connessione, avrebbe fatto orecchie da mercante. Perché? Per la Wecaspa srl e per Enel, vi era il rischio di atti vandalici o furti, ma anche perché la cabina utente della turbina della Wecaspa alimentava anche i sistemi di video sorveglianza di altre turbine.
Siamo andati sul posto e verificato che le pale non sono tenute in sicurezza, altre sono rotte ed esposte ad atti vandalici e rappresentano un vero pericolo per chiunque si avvicini. (Vedi documentazione video e fotografica).
La pala non ha mai smesso di funzionare
Nell’informativa degli inquirenti è documentato il funzionamento della Pala anche dopo il provvedimento di sospensione del Comune di Potenza. Per 5 mesi, e cioè fino all’ordinanza del Tar, l’impianto doveva essere fermato. Macché. Come se nulla fosse, quella pala ha continuato a produrre energia. Alla faccia dell’ente locale, dei cittadini, della legge. Appropriazione indebita?
Il progetto pieno di buchi
Dall’attività investigative degli inquirenti emergono diverse anomalie nell’elaborato progettuale della Wecaspa srl a suffragio della richiesta di realizzazione dell’impianto. La relazione fonometrica finalizzata a rilevare l’inquinamento acustico sarebbe stata redatta da persona non abilitata, ossia da persona non inserita nell’elenco dei tecnici autorizzati ad effettuare rilievi fonometrici. Lo scrive l’Arpab in risposta a una richiesta di informazione degli inquirenti. La relazione fonometrica sarebbe stata redatta dal titolare dell’azienda Wecaspa srl.
E il collaudo finale dei lavori? Altro buco nero della vicenda. “Che esista qualcuno lo dice, ma nessuno lo sa. Dove sta non si sa. L’ha fatto lui, ma non proprio, forse l’altro, ma non è allegato.” In questa frase la sintesi della storia del collaudo finale dei lavori dell’impianto. Fatto sta che al 18 gennaio 2016 all’Ufficio Difesa del suolo del dipartimento ambiente della Regione non risulta a deposito la “relazione a strutture ultimate”, né “il certificato di collaudo”.
Che dire?
Chissà se qualcuno indagherà su evidenti altre ipotesi di reato emerse non corso dell’attività di indagine della Squadra Mobile su un procedimento per rivelazione di segreto d’ufficio archiviato.
Intanto siamo andati sul posto e abbiamo trovato una situazione che racconta da sola l’arroganza dei signori dell’eolico.(Guarda video). Pale vetuste e di dubbia provenienza, nessuna certificazione, rotte e pericolose. Chi controlla la provenienza dei materiali assemblati per gli impianti? Esistono le certificazioni del caso?