La separazione con addebito: tutto quello che c’è da sapere
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La separazione con addebito: tutto quello che c’è da sapere

21 novembre 2023 | 10:16



In un’epoca di crisi dell’istituto del matrimonio e in cui le separazioni sono una realtà comune a molte coppie, il concetto di separazione con addebito rimane uno degli aspetti più complessi e delicati del diritto di famiglia. Diversamente dalla separazione consensuale, la separazione con addebito attribuisce la responsabilità del fallimento del matrimonio a uno dei coniugi.

Il tradimento, in particolare, rappresenta la causa tipica di addebito della separazione. È importante, però, specificare che la scoperta di una tresca extraconiugale, al pari di altre violazioni del contratto matrimoniale come i maltrattamenti o l’abbandono, non determina in automatico l’addebito. Nella disciplina di questa particolare tipologia di separazione conta, infatti, il cosiddetto “nesso causale”. In parole semplici: il tradimento comporta l’addebito solo se è provato che sia la causa della fine del rapporto.

Per questo, la procedura legale per una separazione con addebito richiede la presentazione di prove legalmente valide che attestino il tradimento del coniuge o le eventuali altre mancanze. I riferimenti normativi sono gli articoli del Codice civile numeri 151, 156 e 548, che definiscono la tipologia di separazione e le conseguenze sul piano materiale.

L’articolo 156, in particolare, impone l’obbligo del mantenimento al coniuge a cui sia stata addebitata la separazione. Questi perde anche i diritti successori, che permangono in caso di separazione consensuale (art. 548). Inoltre, in base al “principio di soccombenza”, il coniuge a cui viene addebitata la separazione è obbligato a pagare le spese legali ed, eventualmente, a risarcire i danni all’ex partner.

Diverso il discorso relativo all’affidamento e alla gestione dei figli, la cui collocazione viene valutata in base ad altri parametri. Una sentenza della Cassazione ha stabilito che “la condotta contraria ai doveri matrimoniali da parte di uno dei coniugi, a cui è addebitata la separazione, non contrasta con il collocamento del figlio presso lo stesso, dal momento che la violazione ai doveri nascenti dal matrimonio non si traduce necessariamente anche in un pregiudizio per l’interesse del figlio, non nuocendo al suo sviluppo né compromettendo il rapporto con il genitore medesimo” (sentenza n. 17089/2013).

Se le questioni materiali sono ben disciplinate dalla legge, lo stesso non può dirsi, ovviamente, per gli aspetti emotivi. Secondo gli esperti in diritto di famiglia, la separazione con addebito viene spesso percepita come un modo per pareggiare gravi ingiustizie coniugali. Tuttavia, essa può anche aprire la strada a conflitti prolungati e a battaglie legali estenuanti (e costose). Per questo motivo gli avvocati divorzisti esortano i coniugi in via di separazione a considerare bene le possibili conseguenze prima di imboccare la strada della separazione con addebito.

Fortunatamente, le statistiche sono di conforto. Secondo le ultime rilevazioni dell’ISTAT, il procedimento preferito dalle coppie che pongono fine al loro matrimonio è la separazione consensuale (85.4%). La separazione giudiziale è scelta soprattutto dalle coppie con basso livello di scolarizzazione. Nei casi di separazione con addebito, solo nel 5,3% dei casi la responsabilità è attribuita alla moglie.

In conclusione, la separazione con addebito rappresenta un capitolo delicato nella vita delle coppie che affrontano la fine del loro matrimonio. Sebbene possa offrire una forma di giustizia legale in situazioni di gravi violazioni dei doveri coniugali, porta con sé una serie di conseguenze non trascurabili, da valutare con l’aiuto di un bravo professionista legale.