Decreto flussi 2023: le nuove regole per l’immigrazione in Italia
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Decreto flussi 2023: le nuove regole per l’immigrazione in Italia

28 luglio 2023 | 12:45



Decreto flussi 2023. ecco le novità

Il decreto flussi 2023 ha un respiro triennale voluto dal governo Meloni per regolamentare un settore delicato e complesso che provoca tensioni e problemi di ordine pubblico, specie nei periodi estivi.

Vediamo quindi le differenze rispetto a decreti precedenti che non hanno mai risolto in modo definitivo il problema dei flussi migratori incontrollati verso il nostro Paese che si è aggravato nel corso degli anni.

Il decreto flussi in cifre

Ecco le novità in merito. Si parte dal 2023 con un flusso previsto di 136mila ingressi che diventeranno 151mila l’anno prossimo e non più di 165mila per il 2025.

Inoltre, sono previsti altri 40mila accessi per il settore agricolo e turistico-alberghiero in considerazione del decreto flussi integrativo al decreto del presidente del Consiglio dei ministri risalente al 29 dicembre 2022.

Quel decreto riguardava infatti una programmazione transitoria dei flussi d’ingresso legale in Italia per l’anno scorso, ma si è considerato che le domande d’ingresso per lavoro sono risultate in eccesso rispetto alle quote autorizzate per il 2022.

I settori maggiormente interessati

I comparti professionali maggiormente coinvolti dal provvedimento sono i seguenti:

  • Elettricisti
  • Idraulici
  • Assistenti a livello socio-sanitario
  • Trasporto pubblico
  • Pesca
  • Alimentare
  • Agricolo

Riguardo il settore autonomo e subordinato non stagionale sono particolarmente interessati il trasporto merci per conto terzi, edilizia, telecomunicazioni e cantieristica che richiedono lavoratori specializzati tutto l’anno in settori importanti anche sotto il profilo tecnologico.

I principi ispiratori del decreto

In sostanza, il decreto flussi di portata triennale stabilisce la quota massima di lavoratori non comunitari secondo categorie specifiche (stagionali, autonomi e subordinati) per avere un controllo più rigoroso e favorire l’immigrazione legale e ordinata.

Si parte dal lavoro stagionale, da cui l’Italia dipende in misura considerevole a livello soprattutto agricolo e turistico. In questo caso, il decreto introduce un sistema di richiesta semplificato che modifica i vecchi meccanismi di accoglienza migratoria.

In questo modo, gli agricoltori e imprenditori del turismo possono soddisfare la loro domanda di lavoro stagionale senza far venire meno diritti e protezioni stabiliti per legge in favore dei lavoratori stranieri.

Lavoro autonomo e subordinato

L’evoluzione del mondo del lavoro tiene anche conto della quota crescente di lavoratori autonomi. A questo riguardo, il Decreto Flussi 2023 ne favorisce l’ingresso per attrarre talenti stranieri, ma a determinate condizioni:

  1. Avere buone capacità professionali
  2. Risorse finanziarie adeguate
  3. Capacità di fare libera impresa
  4. Sostegno all’innovazione italiana
  5. Contribuire con il proprio talento alla crescita economica dell’Italia.

Riguardo, infine, i contratti di lavoro subordinati, le aziende italiane possono assumere personale di provenienza extra-UE con procedure semplificate, purché non si trovino lavoratori altrettanto qualificati all’interno dell’Unione Europea.

I punti chiave del nuovo Decreto flussi

In sostanza, il decreto punta a trovare una formula di equilibrio più efficace tra le esigenze di accoglienza e sicurezza.

Per questo motivo, sono previste anche semplificazioni per il rilascio dei permessi di soggiorno e agevolazioni per il ricongiungimento familiare, ma queste norme riguardano i lavoratori stranieri già presenti e integrati in Italia.

La precedenza ai lavoratori qualificati italiani ed europei punta invece a proteggere i diritti dei lavoratori italiani, evitando inoltre la concorrenza sleale e lo sfruttamento dei migranti.

Le quote d’ingresso per ogni categoria sono quindi predisposte per avere un controllo più accurato sui flussi migratori per evitare anche una pressione finanziaria eccessiva sui servizi pubblici e sul mercato del lavoro che l’Italia non può permettersi per un evidente problema di equilibrio dei suoi conti pubblici.

L’asseverazione nel decreto flussi

Una delle novità del decreto consiste nell’asseverazione che è, in pratica, una dichiarazione del datore di lavoro che assume uno straniero. Lo scopo dell’asseverazione è quello di impegnarsi a garantire al neoassunto le condizioni di alloggio e lavoro previsti dalle leggi italiane per proteggerlo da forme di sfruttamento.

L’asseverazione va presentata con la domanda di nulla osta per il permesso di soggiorno e deve contenere informazioni specifiche quali il tipo di attività, la retribuzione, durata contrattuale e alloggio.

Eventuali contributi previdenziali e assicurativi sono a carico del datore del lavoro e vanno sempre indicati nell’asseverazione che va sottoscritta e accompagnata da copia del contratto lavorativo e conferma della disponibilità di alloggio.

L’asseverazione ha inoltre lo scopo di rendere più snella la procedura e ridurre i tempi di attesa per effettuare i controlli da parte dell’Ispettorato del lavoro e rendere l’intero processo di accoglienza molto più efficace, trasparente e controllabile.

Come spiegato dall’Avv. Antonio Flora in questo articolo, l’asseverazione può essere effettuata soltanto da determinati soggetti.

Il decreto flussi è parte di una strategia più ampia di contenimento

In conclusione, il nuovo sistema di ammissione si basa su criteri specifici, stabiliti dal decreto. La vera sfida del governo consiste quindi nel bilanciare le esigenze del mercato del lavoro italiano con la protezione dei diritti dei migranti.

Le nuove regole semplificate per il lavoro stagionale, autonomo e subordinato dovrebbero agevolare infatti l’ingresso di lavoratori stranieri molto più qualificati con la prospettiva di promuovere innovazione e crescita economica in Italia.

Le restrizioni e le quote imposte dal governo puntano quindi a garantire un’immigrazione controllata. Ma questa strategia è parte di un progetto più ampio. Gli accordi bilaterali internazionali, che sono in corso di perfezionamento per regolamentare l’immigrazione illegale, servono infatti all’Italia per uscire dall’occhio del ciclone.

Se il nostro Paese non vuole più essere l’epicentro di flussi migratori incontrollati dal Mediterraneo e dai Balcani ha bisogno di coinvolgere tutti i Paesi dell’area e la Ue in uno sforzo comune per decretare il successo del nuovo approccio italiano al problema migratorio una volta per tutte.