A Pisticci un pozzo di reiniezione in zona di salvaguardia idrogeologica

4 novembre 2015 | 12:53
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A Pisticci un pozzo di reiniezione in zona di salvaguardia idrogeologica
A Pisticci un pozzo di reiniezione in zona di salvaguardia idrogeologica
A Pisticci un pozzo di reiniezione in zona di salvaguardia idrogeologica
A Pisticci un pozzo di reiniezione in zona di salvaguardia idrogeologica

Parli di fanghi che puzzano di benzina alla foce del fiume Cavone? Il presidente della Regione minaccia querela e un sindaco la fa. Succede in Basilicata, dove l’industria del petrolio utilizza da decenni acqua, suolo e sottosuolo dal Parco nazionale dell’Appennino Lucano al nulla arido dei calanchi lucani votati al paesaggismo. Tra inquinamento, esperimenti, e traffici illeciti di rifiuti vi raccontiamo in due puntate passato e presente della concessione petrolifera Serra Pizzuta di Pisticci.

Dalla terra alle acque sotterranee. Per capire l’interazione terra-acqua dobbiamo considerare il pozzo Pisticci 7. Nei suoli si riscontrò solo contaminazione da mercurio in un sondaggio (1,54mg/kg su limite 1 della 152, ndr). E risultarono sotto soglia cromo totale a 49,5mg/kg (limite 150), e vanadio con limite 90 a 50,1. Vanadio trovato a 58,2 persino a 15 metri sotto terra, e una media d’un decimo di piombo (limite 100, ndr) su quasi tutti i sondaggi. Piombo che invece nelle acque sotterranee superava di cinque volte la soglia di contaminazione (Csc, ndr) di 10µg/l. Anche il cromo totale risultò vicinissimo alla Csc, 41µg/l su limite 50, e il vanadio che non ha limite a 47µg/l. I solfati superarono la Csc con un picco di 2.600mg/l (limite 250, ndr), e se per Eni nelle acque sotterranee dell’area di Grottole-Pisticci sono naturali, stando all’Irpi di Bari l’impronta chimica nelle acque sotterranee dei depositi terrazzati prevede solfati con massimi di 372. Nei suoi progetti di bonifica Eni spiega i possibili percorsi di migrazione. Vento e dispersione in atmosfera, e rilascio di materiale idrosolubile per liscivazione con migrazione della contaminazione nelle acque sotterranee, fenomeno causato dalla pioggia, che in questi anni ha visto aumentare episodi estremi. Per Pisticci 23, a 250 metri dal Centro oli, scrivono che a cinque metri sotto terra c’è una falda idrica con direzione del flusso da est verso ovest, cioè il fiume Cavone. Eni dice che la contaminazione da solfati non è connessa alle sue attività e che il piombo è riconducibile alla fase di perforazione. In un sondaggio tra zero e un metro nei terreni di piombo se ne trovano ben 674mg/kg, circa sei volte oltre Csc. E lo si trova tra 1 e 3 metri da 202 a 269. Arpab, tra 2 e 3 metri, in uno di questi sondaggi trova pure 8,96mg/kg su limite 2 del pericolosissimo cromo esavalente che Eni non trova. Anche nella falda di questo pozzo nel 2005 ci trovano piombo e solfati oltre Csc. Come è possibile che un pozzo inattivo, che ha visto estrarre gas per una sola settimana nel giugno del ’62, mostri 43 anni dopo questa contaminazione? Come si può parlare di scarsa capacità che sostanze tossiche finiscano nelle acque e in giro per un bacino idrografico se Pisticci 23 e Pisticci 7 dicono il contrario?

Finché l’acqua va lasciala andare? C’è poi l’area pozzo 32-33-34. Nei rapporti di prova Eni e Arpab nei suoli c’è un balletto di contaminanti. Eni trova fuori legge il solito piombo a 168mg/kg, poi 0,68 di etilbenzene (limite 0,5), 5 di xileni (limite 0,5), 7.800 di idrocarburi pesanti (156 volte oltre Csc, ndr), e 1.060 di idrocarburi leggeri (limite 10). Nello stesso sondaggio di piombo Arpab ne riscontrò 364mg/kg. E c’erano 2,16 di mercurio, 3.678 di idrocarburi pesanti e 98,4 di leggeri. In un altro sondaggio Eni riscontrò 1.080 di idrocarburi pesanti e Arpab nulla, mentre in altri sondaggi dove Eni non trovò nulla Arpab ci trovò idrocarburi pesanti a 135 e 161. Anche quest’area nella caratterizzazione delle acque di falda dicono che il piombo è lievemente eccedente la Csc. Nelle acque sotto i suoli, in cui il piombo eccede e in cui per Eni non dovrebbe essere finito, se ne trovano 13,1µg/l. Dove nei terreni non c’è se ne trovano 10,4 e 12,2. I solfati vanno da 1.200mg/l a 4.100, e c’erano sotto soglia le solite sostanze, vanadio, cromo totale, ecc. A San Cataldo1 Eni trova in un sondaggio nei terreni 3.300mg/kg di idrocarburi pesanti. Dice che non c’è acqua di falda ed esclude il trasporto dei contaminanti in acque sotterranee. Nessuno calcola in quali pendenze, e in che stato chimico s’infilino le acque torrenziali che hanno imbevuto i 60 metri cubi di terreni pesantemente contaminati da idrocarburi ecc.? A San Cataldo2 la company di Stato non dichiara superamenti ma leggendo i rapporti di prova comprendiamo che i terreni che anche qui saranno stati bagnati a ogni pioggia per chissà quanto presentano sempre gli stessi elementi. Cromo totale, piombo, rame, vanadio. Le analisi integrative dicono che l’alluminio, anch’esso metallo frequente nell’industria estrattiva, arriva a 21.000. Per Eni è naturale. È vero, nel territorio in questione c’è, ma siamo sicuri sia così elevato?

Quel pozzo di reiniezione in zona di salvaguardia idrogeologica. Pisticci 9, ricorda Eni, a poche centinaia di metri dal Centro Oli, è stato perforato nel ’61 e ha cessato la sua attività nel ’68 ma non è stato chiuso minerariamente perché utilizzato in passato come “reiniettore delle acque di produzione”. Sul sito dell’Ufficio nazionale minerario Pisticci 9 risulta ancora in reiniezione. Ma da quanti anni si reiniettano fluidi? Qui Arpab prescrisse di cercare contaminanti in falda e come altri pozzi per via del delicato equilibrio ricade in “zona agricola di salvaguardia idrogeologica”. E qui le argille sono terreni impermeabili che si comportano come dei cattivi acquiferi dicono, pertanto le acque superficiali tendono a scorrere laminarmente sul versante. Il pozzo aveva pure una vasca fanghi e nel ’98 un’indagine ambientale evidenziò nel sottosuolo della zona vasca una contaminazione da idrocarburi pesanti e leggeri, idrocarburi policiclici aromatici, e poi benzene toulene etilbenzene xilene, composti organici volatili stranoti come contaminanti del suolo e delle acque sotterranee nelle vicinanze di raffinerie di petrolio e gas. Solo nel 2007 viene ultimata la bonifica, ma nel 2009 redigono ancora un piano di caratterizzazione. Stando a tipologia e caratteristiche chimico-fisiche delle potenziali sostanze inquinanti presenti viene considerato come potenziale percorso di spostamento “una percolazione molto lenta nello spessore insaturo e quindi, una volta entrate in contatto con l’acqua di falda, un lento spostamento essenzialmente orizzontale, secondo la direzione e i movimenti del flusso idrico sotterraneo”. Le sostanze contenute nei fanghi potrebbero con le piogge essersi spostate nel tempo? Come sono composte e a quanto ammontano le “acque di produzione” reiniettate finora? E soprattutto, quale comportamento ha avuto la reiniezione su un contesto petrofisico estremamente variabile e con una sua saturazione d’acqua?

Attenti all’acqua che affiora. E si creavano altre situazioni come Pisticci 36. Perforato nel ’95 per succhiare gas e attualmente non produttivo. Qui furono asportati 2milioni di chili di terreni inquinati e le indagini di caratterizzazione eseguite tra 2003 e 2004 mostrarono un inquinamento da idrocarburi pesanti nei terreni con punte sessanta volte oltre Csc. Solo sei anni dopo, nel 2010, fecero un approfondimento per definire l’estensione areale e verticale della contaminazione. Questa volta a tre metri di profondità e a una distanza di tre metri da uno dei punti di sondaggio riscontrarono ancora 1.200mg/kg di idrocarburi pesanti, 24 volte fuori limite. E 48,3mg/kg di idrocarburi leggeri, circa 5 volte oltre. Vicino questo scavo cercarono di aprire un’altra trincea sino a tre metri sottoterra per approfondire l’estensione dell’area contaminata, ma quando raggiunsero i 150 centimetri la trincea si riempì per 70 centimetri d’acqua. A seguito delle analisi sui campioni di terreno prelevati durante l’esecuzione dei saggi, scrivono a proposito di questi scavi, è stata riscontrata “la presenza di picchi in corrispondenza delle frazioni comprese tra C1 e C12”. Il dato sui pericolosi idrocarburi leggeri affermarono, “si può considerare come anomalo in quanto ampiamente al di sopra del valore medio rilevato in tutti i campioni sottoposti ad analisi”. Quali percorsi avrà mai fatto in questi anni quell’acqua che veniva fuori da sotto la terra inzuppata di veleni?

Le scarpate. Pisticci 17, mineralizzato a gas, fu perforato nel ’62 raggiungendo una profondità di 1.560 m, ed è stato in produzione dal ’64 al ’93. Le operazioni di bonifica si resero necessarie dopo aver scoperto in un sondaggio nel 2004, 11 anni dopo, “la presenza di una contaminazione nel terreno di idrocarburi pesanti, leggeri, di piombo e rame”. Le operazioni di bonifica vengono intraprese solo nel 2007 e nel corso delle attività di scavo fu rilevata una contaminazione maggiore, tanto che i volumi di terreno risultarono superiori ai previsti. Ovviamente Eni escluse il trasporto in falda, ma scrisse che tra i 488 metri cubi di terreni asportati rientravano anche quelli di alcune “scarpate”, i pendii argillosi nei calanchi che imbrigliano le acque torrenziali verso i bacini imbriferi. Cosa è successo in dieci anni con le piogge torrenziali ai contaminanti se c’è stato bisogno d’asportare i terreni delle scarpate? Anche Pisticci 18, mineralizzato a gas, fu perforato nel ’62 a una profondità di 1.555m e messo in produzione dal ’65 al ’90. Quando nel 2004 risultava chiuso da 14 anni un sondaggio tra 2 e 3 metri sottoterra presentò 1.100mg/Kg di idrocarburi pesanti e 240 di leggeri, 22 e 24 volte oltre Csc. A quattro metri sottoterra trovarono 230mg/kg di idrocarburi pesanti e 20 di leggeri. I parametri oggetto di bonifica erano idrocarburi leggeri, pesanti, piombo e rame, e nel corso delle attività di scavo fu rilevata la presenza di volumi di terreno contaminato superiori, ciò comportò l’ampliamento dell’area di scavo e di considerare le scarpate. Ancora nel collaudo sulla bonifica del 2010, sulle pareti dei terreni asportati risultavano tracce di rame da 23 a 34 (limite 120 nella 152, ndr), e piombo da 15 a 49. La “tendenza” degli idrocarburi leggeri “a essere lisciviati dai terreni impattati verso l’acqua di falda” disse Eni, a causa dell’assenza della falda e data la profondità della contaminazione riscontrata in sito non può accadere. Anche in questo caso dobbiamo dare per buono che piogge e movimento verticale e orizzontale del reticolo idrografico non abbiano provocato nel tempo migrazioni?

Che succede dove si estrae petrolio? Pisticci 5 è un pozzo mineralizzato a olio a 130 metri d’altezza, e a circa 500 metri dal Centro Oli di Pisticci. È stato perforato tra giugno e luglio del ’91 alla profondità di 2.202m. Attualmente, scrisse Eni nel rapporto di caratterizzazione del 2006, risulta in produzione. Dal rapporto comprendiamo l’idrografia del territorio circostante il sito dove vi sono altri pozzi e l’impatto ambientale. Idrografia dominata nello specifico dal Salandrella-Cavone, un reticolo idrografico che si sviluppa in modo dendritico dicono, condizionato dalle caratteristiche di permeabilità dei depositi affioranti e dalla pendenza dei versanti o scarpate. Ci sono falde superficiali con alimentazione prevalentemente meteorica contenute all’interno di formazioni permeabili che hanno una circolazione idrica di modesta entità. E quando l’entità della circolazione idrica aumenta con le piogge bomba? In ogni modo dove s’estrae le analisi chimiche delle indagini ambientali integrative eseguite nel 2006 evidenziarono nei terreni punte di idrocarburi pesanti da 64.319 a 154.497mg/kg, parliamo di tremila volte oltre Csc, peggio dell’Ongoniland nigeriano. Anche gli idrocarburi leggeri sono stati trovati oltre limite. In due sondaggi a 16,4 e 142. In un altro alla profondità di 2-3 metri a 508, 50 volte oltre. In sede di Conferenza dei servizi le autorità competenti chiesero di ricercare anche alluminio e manganese che non hanno a livello normativovalori di concentrazione massima nei terreni. Si riscontrarono tra 4.290mg/kg e 25.000 di alluminio, e tra 482 e 1.140 di manganese. Per Eni era tutto “naturale”. Come i solfati che toccavano punte di 3.850mg/kg. E poi vanadio con limite 90 punte di 61, cromo totale con limite 150 a 63,6, e tracce di rame, mercurio, cadmio, piombo, cromo esavalente, cobalto. Le solite sostanze incontrate in questa storia d’oro nero.

Siamo sicuri che i contaminanti stanno fermi? A pochi metri da Pisticci 6 che nel campo antistante vede un vecchio pozzo di emungimento acque abbiamo trovato acqua rossa, densa e oleosa in qualche punto, simile a quella riscontrata a Fosso La Noce e in altri contesti petrolizzati (foto1). Una fanghiglia acquosa rossa che percola da una vasca creata artigianalmente fuori l’area pozzo e che presenta una pompa con un bocchettone alla sua base. A che serve? Ci si attacca qualche autobotte per scaricare? A Pisticci 6 un sondaggio rilevò fuori Csc idrocarburi pesanti e sotto Csc cadmio cromo totale mercurio piombo vanadio rame. Un corredo di sostanze che abbiamo riscontrato a Fosso la Noce e alla foce del fiume Cavone. Quelle in sedimenti (foto2) e acque (foto 3) non sono in fondo anche quelle nei pressi di aree pozzo contaminante? Si tratta di sedimenti ricchi di alluminio e ferro cui si aggiunge un gruppo di metalli principale composto da vanadio, bario, nichel, cromo totale e zinco, e un altro gruppo di metalli composto da boro, rame, arsenico, piombo, tellurio, molibdeno, cobalto, che varia a seconda i luoghi (versante, foce). E ci sono sotto Csc pure gli idrocarburi pesanti. Per le acque, dal punto di affioramento sul versante al punto alla foce, metalli come boro manganese e ferro aumentano enormemente, raggiungendo per boro e manganese quasi la contaminazione, mentre solfati e idrocarburi diminuiscono. L’acqua di uno degli affioramenti presenta arsenico tre volte oltre contaminazione (34,6μg/l su limite 10, ndr), assieme a 35,9μg/l di idrocarburi, e tracce di rame e cadmio. Come è possibile trovare contaminazioni da arsenico, boro, manganese, solfati o metalli rari come il molibdeno e il tellurio? Certo il solfuro di molibdeno, assieme a quello di arsenico, antimonio, piombo, zinco, ferro, cadmio, rame, mercurio, è roba utilizzata nell’industria petrolifera. Nel contempo dati sul fiume Basento che affianca il Cavone, tre chilometri più a valle di Pisticci Scalo dove guarda caso si trattano enormi quantità di rifiuti petroliferi, mostrano che le acque sotterranee circolanti sono contaminate al doppio e triplo da boro, manganese e solfati. È un caso?