Suono ovunque in Europa, ma sogno di farlo nella mia Basilicata

12 aprile 2025 | 14:39
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Suono ovunque in Europa, ma sogno di farlo nella mia Basilicata
Raf Ferrari

Il compositore e musicista, originario di Laurenzana, parla del suo nuovo album e svela: Mi piacerebbe rivisitare i brani del vasto repertorio di musica sacra che abbiamo in Lucania

Ci eravamo lasciati un anno fa con un tour in Europa alle porte e tour è stato. Intanto Raf Ferrari ha composto un nuovo album. Ai più il suo nome sarà certamente sconosciuto, almeno nel mainstream musicale. Qualcuno lo ha definito “un pianista jazz che pensa come un compositore classico”. Menzionato da Flavio Caprera nel Dizionario del Jazz come uno dei più originali musicisti del panorama musicale italiano, Raf Ferrari ha portato la sua musica su importanti palchi europei collaborando con nomi di spicco quali Gabriele Mirabassi, Javier Jirotto, Rodolfo Maltese, Fabrizio Bosso, Jenny Bae. Da quando ha lasciato la Basilicata, a 18 anni, per andare a studiare al Dams di Bologna, Raffaele Ferrari di spartiti ne ha percorsi.  Per lui composizione e improvvisazione sono il binomio perfetto per fare musica.

Il suo nuovo album, il quarto da solista, si intitola Waiting for Edo. Perché questo titolo?

“Quest’ultimo disco l’ho fatto senza grandi velleità artistiche, ho sentito un’esigenza espressiva per testimoniare la mia esperienza legata alla paternità. Da quando ho cominciato a desiderare mio figlio, che si chiama appunto Edoardo, a quando l’ho atteso, a quando è nato fino a quando l’ho visto crescere i primi anni, ho messo tutto in musica. La paternità è un cambio radicale, è una nuova vita nella tua: dilata il tuo campo emotivo, riordina le priorità. E’ la capacità di amare che si dilata. Nel brano Astronaut ci sono io che, quando è nato mio figlio, mi sono sentito come uno che stava buttato in uno spazio che non aveva più una fine. La paternità è speranza, preoccupazione. Mi ha permesso di rivedere il mio piano di giudizio: come faccio ad essere tranquillo se in un’altra parte del mondo ci sono bambini, come mio figlio, che muoiono a causa della guerra?

L’etichetta che ha prodotto questo suo nuovo lavoro è norvegese e nel corso della sua carriera ha suonato più all’estero che in Italia. Come mai?

“Il mercato estero è più attento ai musicisti come me: anche se non ti conoscono ti ascoltano. E ti criticano. Comunque la curiosità non manca, cosa che manca in Italia. Qui, quando si organizza una rassegna musicale si va sul sicuro, con un nome noto. Probabilmente all’estero c’è una disponibilità all’ascolto maggiore. Molti in Italia si nascondono dietro al fatto che ci sono tante proposte. Ma la cosa che mi dispiace è che quasi sempre nemmeno ti rispondono, non hai un riscontro, anche negativo.

Originario di Laurenzana, che ha lasciato a 18 anni, rientra in Basilicata oramai solo per le vacanze. Ma, come quasi sempre accade a chi va via, il legame non si spezza mai. E così anche per lei?

Sì e questo legame lo porto anche nella musica. Quando mi esibisco in piano solo, nel repertorio, inserisco quasi sempre un arrangiamento, che ho fatto io, di “Brigante se more”. Perché se penso alla Basilicata rivendico le mie origini da brigante e quindi mi piace sempre suonare questo brano rivisitato da me. Mi piacerebbe un giorno fare un concerto con un repertorio incentrato sulla lucanità, magari attingendo ai brani del vasto repertorio religioso, ri-arrangiarli e adattarli al pianoforte. Finora ho suonato così poco in Basilicata che alla fine non ho avuto il tempo di diversificare. Ma se un giorno mi dovesse capitare di fare più concerti nello stesso periodo in Basilicata mi piacerebbe suonare la nostra musica. Noi a Laurenzana abbiamo una devozione particolare per la Madonna di Viggiano e lì c’è un repertorio musicale molto vasto da cui attingere. Così come dal repertorio di musiche dedicato al Beato Egidio da Laurenzana, sarebbe per me stimolante, piuttosto che fare il concerto solo con i miei pezzi. Io scrivo per il pianoforte ma anche per altri strumenti: fondamentalmente a me piace mescolare la musica scritta e la musica improvvisata per cui se dovessi fare un concerto sulla musica sacra non mi limiterei a riscrivere il pezzo ma all’interno lascerei uno spazio all’improvvisazione che è la cosa per cui ho studiato e per cui studio ancora: creare musica in tempo reale. Per me il binomio vincente è composizione e improvvisazione.

E dove vorrebbe suonare? Immaginando un luogo per un concerto in Basilicata, vivendo in un ambiente metropolitano non vorrei farlo nella classica sala da concerto, ma lo immagino in un bosco, vicino a una sorgente, insomma in un luogo all’aperto che richiami l’ambiente, il paesaggio lucano”.

E, come spesso accade, nessuno è profeta nella propria patria! Quante volte ha suonato in Basilicata?

“Suonare in Basilicata è una cosa che proprio mi manca: è stranissimo che io riesca a farlo in Spagna, in Inghilterra o addirittura in Scozia e non nella mia terra. In passato mi sono proposto, poi ho smesso non avendo avuto riscontri. Ora con questo disco da promuovere sono più incentivato a ristabilire un contatto con i promoter lucani. Vediamo cosa accade.

Come le appare la Basilicata da osservatore esterno? Io delle volte quando penso alla Basilicata mi arrabbio moltissimo perché mi rendo conto che è una terra bellissima, che non viene difesa abbastanza da chi è rimasto. Sembra veramente che siamo diventati la riserva delle grandi multinazionali e non contiamo niente. E questo mi dispiace. Sono arrabbiato con i politici della Basilicata, che siano di destra o di sinistra. Chi deve governare la Basilicata la deve amare. E non vedo un grande amore. Penso però che la Basilicata è il posto dove tornerei: la mia vecchiaia la immagino qui, è casa mia. Come va la vita non si sa, ma io intanto sogno.

Qualcuno potrebbe obiettare: “ma intanto se n’è andato”! E’ stato facile farlo? E’ più facile andarsene quando hai una forte motivazione, che non trova riscontro in quel momento nel posto in cui vivi. Io me ne sono andato che ero ragazzo, con un sogno che mi ha reso meno doloroso il distacco. Ma se faccio la somma di quante volte ho visto i miei genitori non arrivo ad altri 18 anni che sono quelli vissuti in Basilicata. Questa cosa mi ha fatto soffrire allora e mi fa soffrire ancora. La sofferenza sta nel dover rinnovare questo distacco ogni volta che parto, dopo le vacanze a Laurenzana. Paradossalmente vedi quelli che sono rimasti come delle persone fortunate. Io ho l’esempio di mio fratello che ha fatto altre scelte ed è rimasto a vivere in Basilicata. Adesso, che sono più maturo, alcune volte penso che sia stato più fortunato di me”.

Progetti futuri? La presentazione del nuovo disco è sicuramente tra questi, è tutto in divenire. Ma, insisto, mi auguro di poter fare almeno una presentazione in Basilicata, magari nel mio paese.