Stellantis Melfi: “Non ti licenzi? E allora devi scoppiare sulla linea”

A San Nicola di Melfi al Montaggio sono passate le prime ‘Nuove’ Jeep Compass (ibride). “Ma il modo di operare è sempre più veloce, aumentano le auto, non gli operai. Non ce la facciamo, siamo in affanno e ne va della qualità del prodotto finale”, ci dice un lavoratore
Qualcosa si muove alla Stellantis di San Nicola di Melfi. La scorsa settimana sulla linea (e ora non solo al pilotino) ha fatto la sua apparizione la nuova Jeep Compass ibrida. “Ne abbiamo vista qualcuna, tipo 3 al giorno e c’è una squadra apposita che ci lavora su”, svela un operaio del Montaggio. “Iniziamo a produrre anche 15 e non più solo 10 Ds8 al giorno, inoltre sulla linea passano la vecchia Compass, Renegade e dopo Pasqua probabilmente realizzeremo 5mila 500x, perché dobbiamo soddisfare una nuova richiesta che è arrivata”.
Sin qui le buone notizie, si fa per dire. Perché in realtà, di settimana in settimana, è peggiorato ancora il modo di lavorare per chi ancora riesce a reggere i ritmi. La selezione naturale prosegue.”Siamo davvero pochi sulla linea – sottolinea il lavoratore – però negli ultimi giorni senza aumentare nessuna unità hanno aumentato il numero di auto per turno, ne realizziamo 170 e non più 160″. Ciò vuol dire che gli stessi operai su un singolo tratto di linea devono fare un numero di operazioni in più. “Il tempo è sempre di 2 minuti, ma le operazioni da fare sono di più, di minuti ce ne vorrebbro almeno 4 o 5, eppure le facciamo in 2 minuti”. Ma come è possibile, verrebbe da chiedersi. Ecco la risposta. “Se il tempo è quello, sei costretto a mandare l’auto avanti anche senza aver finito ciò che dovevi fare, e poi ci pensa chi si occupa di ‘recupero’ a fare le operazioni mancanti. E’ chiaro che così noi andiamo in affanno e oltretutto si mette a repentaglio la qualità finale delle macchine che ne escono fuori”. Quindi “si lavora male”.
Nonostante l’impegno e la pervicacia degli “operai che non mollano” c’è il rischio che la qualità delle auto non sia perfetta. “D’altronde, nonostante ce la mettiamo tutta – ci dice l’operaio – non siamo certo dei superman, è già tanto quello che facciamo, e chi non sta sulla linea non può capire”. E allora spiegalo con maggiore chiarezza, gli chiediamo. “Hanno aumentato la velocità della linea da 160 a 170 auto a turno, e mentre prima c’erano 2 team leader a sostenerci e aiutarci nelle operazioni, ora ce n’è uno solo, perchè l’altro lavora solo sulla Ds8. Quindi anche se chiedi aiuto perchè sei in ritardo sulla postazione, chiami ma spesso nessuno ti viene ad aiutare”. Ed eccoci al nocciolo della questione. “Anche noi operai che lavoriamo di più rispetto agli altri, stiamo trovando grosse difficoltà. Loro, i capi, vogliono che lavoriamo così. A ritmi sempre più alti, senza lamentarci e mascherando le difficoltà”. La cosa è risaputa e neanche l’intervento dei rappresentanti sindacali riesce a correggere il tiro. “Vi assicuro, anche quelle poche volte che qualcuno chiama i sindacalisti per denunciare i ritmi forsennati, loro vengono, guardano, e il giorno dopo non cambia nulla, anzi..”. Anzi il ritmo riparte, forsennato, come e più di prima.
“Secondo me ormai la dirigenza sta operando in questi termini. A chi non si licenzia e resta, gli danno il benservito”. Per la serie: “Non ti licenzi, allora ti dobbiamo far impazzire, devi ‘scoppiare’ sulla linea”. Ecco quindi la parola d’ordine. Chi resisterà, secondo l’operaio, deve essere pronto a questo. Sempre meno maestranze, sempre più fatica per ogni singolo operaio. Non solo. “Se aumenteranno la produzione, nei prossimi mesi, coi nuovi modelli, loro non ci aumenteranno di numero. In pochi realizzeremo ancora più auto, e tutti gli altri in Cassa integrazione, tanto conviene”. Ed eccoci al passaggio successivo. “Non conviene lavorare più giorni. Il mese scorso ho fatto numerose giornate e ho preso solo qualche spicciolo in più di chi giornate non ne ha fatte proprio”. L’ultima frontiera è questa, sulla linea di Melfi. “Chiamano chi vogliono, tendono a dividerci e a farci stare in guerra l’uno con l’altro, perché se ci unissimo saremmo un problema per la dirigenza e per i capi, invece così divisi siamo ricattabili”.
Ultimo passaggio. Immaginiamo il lavoro come una grossa piramide. “Gestori operatori e Capi ute fanno quello che chiede loro il vertice dell’azienda, e stanno facendo sgobbare anche i team leader, cosa che prima non avveniva”. La piramide si sta assottigliando. Sempre meno decisori in alto, mentre, sulla base, solo operai che sudano. Una guerra che si protrae sino all’ultimo bullone da avvitare. Per chi ce la fa, si intende. Ecco la Stellantis del futuro, vista da Melfi, dall’Unità Montaggio.