Potenza, Acta: in arrivo una stangata sui cittadini?

13 aprile 2025 | 14:03
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Potenza, Acta: in arrivo una stangata sui cittadini?
Foto di repertorio

Una storia lunga di malagestione e di illegittimi appetiti. Che cosa bisogna fare per salvare l’Azienda dal fallimento e la città dai rifiuti?

L’Acta, Azienda per la Cura e la Tutela dell’Ambiente, conta circa 150 dipendenti e ha un’esposizione debitoria di circa 20 milioni assistiti da garanzie reali sui beni sociali. I crediti verso utenti Taric, sono pari ad € 22.897.864 (al lordo del Fondo svalutazione crediti) di cui € 7.615.000 sono relativi al saldo Taric 2023, il resto rappresenta il residuo Taric non incassato dal 2018 al 2022. Insomma, situazione simile a quella di Acquedotto Lucano S.p.A.: non si riesce ad incassare il dovuto dagli utenti. A sentire fonti interne, la baracca ha seri problemi di diversa natura. Ma questa è cosa nota.

Problemi mai risolti nel corso di diversi avvicendamenti di amministratori unici, consiglieri di amministrazione direttori generali, presidenti di Cda. Incarichi quasi sempre legati alle dinamiche interne ai partiti e ai giochi della politica. Il proprietario dell’Acta, ricordiamolo, è chi detiene il 100% del capitale di 2 milioni di euro, vale a dire il Comune. Perciò il potere decisionale sugli incarichi spetterebbe al sindaco pro-tempore e alla sua Giunta. Ecco perché ogni volta che cambia la maggioranza amministrativa in qualche modo mutano gli assetti interni all’Azienda Speciale. Usiamo il condizionale “spetterebbe” perché il sindaco rappresenta diversi interessi politici ed economici a cui deve dare conto: perciò a decidere non è da solo.

Maurizio Napolitano è stato nominato dalla Giunta Guarente e prima ancora la giunta De Luca nominò Roberto Spera, già presidente del Consiglio di amministrazione e poi amministratore unico fino al 2020. Successore, nell’agosto 2020, sempre con la Giunta Guarente, Camillo Naborre in sella circa tre anni fino alla nomina di Maurizio Napolitano avvenuta nel giugno 2023.

Le responsabilità diffuse

Ma di chi sarebbero le responsabilità delle attuali condizioni dell’Azienda Comunale per la Tutela Ambientale? Senza farla lunga partiamo dall’amministrazione di Dario De Luca, primo esponente di Fratelli d’Italia a diventare sindaco di una città Capoluogo. Siamo ai tempi di Roberto Spera che sarà rinominato da Guarente, ma sono anche i tempi di Rocco Coviello assessore comunale all’ambiente e poi girovago con incarichi a destra e a sinistra. Sono i tempi in cui tutti gli attuali dirigenti politici e amministratori sia a destra sia a sinistra hanno avuto un ruolo in qualche modo e in diversa misura nella gestione dell’Azienda. Non stiamo qui ad entrare in ogni dettaglio, sarebbe lunga. Vogliamo, però, riportare a grandi linee, alcuni passaggi salienti della gestione dai tempi di De Luca ad oggi che tutti fanno finta di non ricordare.

Affidamenti sottosoglia di lavori e servizi sempre alla stessa Società amica degli amici. Nel 2018 le tasse non riscosse ammontavano a circa 9 milioni, in quello stesso anno il servizio di riscossione passa dalla responsabilità del Comune a quella dell’Acta. Nel 2019 le tasse non riscosse ammontano a 11 milioni e l’allora amministratore unico affida la gestione del recupero coattivo della Taric un’avvocata di Corato con uno studio, pare, senza alcuna struttura organizzata per svolgere il delicato compito. Pare anche che l’avvocata fosse la segretaria della sezione del Pd di un paese pugliese. La convenzione, ci dicono fonti informate, prevedeva un compenso di 20mila euro più il 4% del valore delle somme recuperate. Il risultato? In un anno e mezzo recuperati 130mila euro su 11 milioni. E così nel 2021, finalmente il nuovo amministratore unico decide di indire una gara per riscossione esattoriale da affidare a Società specializzata. La gara è aggiudicata a Municipia S.p.A. e ci vorrà, per cause burocratiche legate alla dotazione di una sede, più di un anno per avviare il nuovo servizio.

All’epoca la media della mancata riscossione riguardava per il 30% l’elusione e per il 20% l’evasione. Insomma, un buon 50% di tasse al macero. Oggi, la media è la stessa. E che dire di quando un consigliere comunale, contro la volontà dell’amministratore unico dell’Azienda autorizzò di suo pugno l’installazione di cassonetti per la raccolta di abiti usati ad una Società amica. Intorno all’Acta hanno danzato molti appetiti economici ed elettorali spesso soddisfatti a discapito della buona gestione economica e finanziaria dell’Azienda. E che dire di un sistema di riscossione fallimentare a fronte di un mancato aggiornamento dei ruoli. Le lettere per la riscossione arrivavano ai morti, ai vecchi proprietari di case vendute, a gente che si era trasferita in altre città. Insomma, un caos. E che dire del sistema di gestione dell’emergenza neve? Che dire del Comune di Potenza che non aveva uffici e personale organizzato per la riscossione? La scusa del Covid predicata dal sindaco Telesca, non convince. All’epoca vi erano contributi regionali e statali per i mancati introiti.

Oggi, le somme non riscosse ammontano a oltre 22 milioni. L’Acta è in gravi difficoltà. Si profila il rischio di una privatizzazione completa, o di un salasso a carico dei cittadini, o di un fallimento al buio. Certo è che se non si mette mano a un Piano industriale che preveda anche la creazione e la gestione di piattaforme per il trattamento e la lavorazione dei rifiuti organici, la faccenda si farà ancora più scura. Ma qui entrano in campo gli interessi privati dei gestori delle attuali piattaforme i quali, tra l’altro, fanno fatica da tempo ad incassare i corrispettivi dovuti per i servizi resi. Se domani decidessero di smettere la città finirebbe sotto montagne di rifiuti.

Vincenzo Telesca, al momento non ha detto una parola sulle inefficienze del servizio di raccolta e sulla scarsa, quando non pessima qualità della raccolta dei materiali riciclabili; nemmeno una parola sulle modifiche da apportare al sistema di raccolta, che se reso più efficace porterebbe nuovi introiti nella casse dell’Acta e ridurrebbe gli alti costi di selezione delle notevoli frazioni estranee presenti soprattutto nella carta e plastica. La Giunta è senza idee per il breve e medio termine ma anche senza una visione in prospettiva di come rilanciare la raccolta differenziata a Potenza. Però, si affida all’appello: cari cittadini pagate.  I cittadini onesti pagano eccome se pagano. Gli altri, in gran parte, continuano a farla franca.  Non sarebbe giusto caricare gli oneri della malagestione sui cittadini con un aumento della tassa.

E allora, che fare?

Ci siamo rivolti ad alcuni indiscutibili esperti i quali ci hanno fornito alcuni suggerimenti. Occorrerebbe avviare rapporti funzionali ed organici cercando il supporto dei due principali Consorzi di filiera appartenenti al sistema CONAI: COMIECO per la carta /cartone che ha avviato un Piano Sviluppo Sud con notevoli risorse economiche a sostegno principalmente della raccolta nelle regioni del Sud; e COREPLA per la plastica. Siamo di fronte a due tipologie di rifiuti di imballaggio più difficili da raccogliere in termini di qualità. Qualità che appunto si è dimostrata molto scarsa per la notevole presenza di frazioni estranee e che, quindi, rende non riciclabile una parte significativa di questi materiali raccolti in modo differenziato.

Si raccoglie anche tanto ma almeno un 30% di tale raccolta, la carta in particolare, non può essere destinata al riciclo per la presenza di impurità che superano i limiti consentiti dalla normativa e, quindi, la rendono irricevibile per le cartiere. Al costo di selezione nell’impianto di conferimento, per ripulire i materiali sporchi si aggiunge anche quello per lo smaltimento di tali frazioni estranee in appositi impianti a costi elevati, con un duplice e pesante aggravio di spesa per le finanze dell’Azienda. La scarsa qualità che condiziona pesantemente l’avvio a riciclo dei materiali agli impianti destinatari in Italia perché la Basilicata è priva di impianti di riciclo è il principale punto debole dell’attuale sistema di raccolta a Potenza.

Modificare il sistema di raccolta, apportando i necessari miglioramenti che puntino a potenziare quella porta a porta/di prossimità, allargandola anche alle aree rurali. Nelle numerose contrade di Potenza il sistema di raccolta differenziata avviene, oggi, mediante contenitori stradali: carrellati dedicati alle diverse tipologie di rifiuti, di diverse dimensioni, dove dentro ci va a finire di tutto indistintamente, contribuendo a tenere sporca la città.  Questo incide negativamente sulla qualità generale della raccolta, anche di quella domiciliare del porta a porta. Vanno riconsiderate le diverse opzioni di raccolta, mantenendo la bussola del porta a porta, a seconda delle caratteristiche strutturali dei quartieri (tipologia abitativa, numero e composizione utenze familiari, sistema stradale, presenza di spazi all’aperto, rete della distribuzione commerciale, ecc.) per puntare ad una maggiore efficienza: più alti volumi di raccolta che però ponga al centro la qualità. Si tenga conto che i Consorzi di filiera per i diversi materiali erogano corrispettivi economici ad Acta che ha stipulato con loro una convenzione in ragione soprattutto della qualità della raccolta.

Non da ultimo bisognerebbe sviluppare la raccolta di alcuni materiali in particolare (carta in primis, ma anche plastica e metalli) nelle scuole, negli uffici pubblici, nelle strutture istituzionali, in quelle sanitarie. Unitamente a questo, promuovere attente, estese, sistematiche e continue Campagne di comunicazione arricchite da ogni tipo di eventi ed attività, sulla base di un serio Piano di Comunicazione che manca ormai da tanti anni in Acta, dedicate ai singoli materiali di raccolta, in collaborazione con i Consorzi di filiera che supportano anche economicamente queste iniziative. E per concludere, manca in Basilicata, ma soprattutto nell’area del Capoluogo, un impianto di trattamento dell’organico con produzione di biometano e compost, a cui Acta possa conferire a costi molto più contenuti degli attuali.

Questi suggerimenti in parte sono già contenuti nel Piano industriale 2021-2024, redatto nel 2021 e mai attuato. Tuttavia, a parte le questioni più tecniche, il suggerimento di fondo rimane il solito: la politica stia fiori dalla gestione di Aziende delicate e complicate come l’Acta.

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