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Operaio Stellantis: “Siamo pochi sulla linea, rischiamo l’infarto”

28 aprile 2025 | 16:51
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Operaio Stellantis: “Siamo pochi sulla linea, rischiamo l’infarto”
Foto di repertorio

L’appello di un lavoratore del Montaggio, a Melfi, che si augura un vero rispetto della ‘rotazione’ tra colleghi. “I capi chiamino anche gli altri lavoratori in Cassa Integrazione, il tempo dei superman è finito. Intervengano i sindacati”

“Già si parla di un aumento della produzione nei prossimi mesi, di certo non è che si può rischiare l’infarto per tenere le postazioni richieste”. Parte da queste considerazioni un operaio del Montaggio che nei mesi scorsi ha lavorato anche “10 giorni al mese” a differenza di colleghi che spesso rimanevano a casa e venivano “scartati”. Al centro del dibattito la Cassa integrazione a rotazione, che prevede un avvicendamento tra maestranze vista la scarsità di produzione degli ultimi mesi. “E’ vero che la rotazione non si fa e che lavorano quasi sempre gli stessi – sottolinea l’operaio – ed io sono tra quelli che è quasi sempre stato chiamato in questi mesi, anche sull’altro turno. Faccio tutte le postazioni e la mole di operazioni da fare è diventata tale che non si può reggere più”. Ma poi aggiunge: “Non è vero però che lavorano solo i lecchini, come spesso sento dire, io personalmente non ho protettori, e mi chiamano solo perché lavoro con diligenza, senza risparmiarmi e a loro conviene chiamarmi”.

A questo punto, però, il gioco si è fatto pesante, è sfuggito di mano, e l’operaio rilancia: “Proprio nelle scorse settimane l’ho detto francamente ai superiori, chiamate anche gli altri, fate lavorare tutti, perché è giusto che tutti devono lavorare e devono anche toccare con mano le condizioni in cui stiamo operando”. La denuncia, nello specifico, si riferisce alla quantità di operazioni richieste, che sarebbe salita a dismisura dopo la pausa natalizia, per di più con la sottrazione di altre unità lavorative. “Siamo sempre meno sulla linea, e alcuni giorni si arriva alla seconda pausa che ci vorrebbero le bombole di ossigeno per reggere i ritmi, quindi dovrebbero abbassare l’impostato, e poi chiamare anche gli altri, compreso chi lamenta settimane, mesi, senza neanche una giornata in fabbrica”.

L’operaio si augura un maggior coinvolgimento delle maestranze. “Non è possibile che un eventuale aumento della produzione da fare nei prossimi mesi debba reggersi sulle braccia di pochi, non reggeremmo, lavorino anche gli altri, come è giusto che sia”. E ancora: “Oltretutto mi sono reso conto che lavorare e smazzare tanto, porta solo 100, massimo 200 euro in più in busta paga rispetto a chi non lavora affatto. A queste condizioni non conviene lavorare, conviene stare a casa, non si può lavorare per sé e per altri 3”. Questi i retro pensieri del lavoratore al Montaggio, preoccupato per i rumors che giungono circa un possibile aumento della produzione a scapito di “pochi superman” che dovrebbero fare un lavoro da matti.

Per venire invece ai fatti di cronaca, questa settimana sono previste 3 giornate lavorative, lunedì, martedì e mercoledì, sino alla pausa del primo maggio. Da maggio, inoltre, dovrebbe aumentare la produzione delle nuove auto da lanciare, la Ds8 (elettrica) e la Compass (ibrida ed elettrica). Si tratta dei primi 2, tra i 7 nuovi modelli che dovrebbero andare in produzione entro il 2026, a Melfi. In più, a breve, ma non si sa ancora quando, dovrebbe ripartire una produzione limitata di 500x per soddisfare una specifica richiesta del mercato. “I vertici Stellantis puntano a metterci uno contro l’altro – ragiona ancora la nostra fonte – puntano a farci licenziare, ed è una lotta sui nervi degli operai, sia quelli che lavorano quasi sempre come me, sia quelli che non lavorano quasi mai e hanno il problema opposto”. E poi ribadisce: “Per il bene di tutti noi, mi auguro davvero che la ‘rotazione’ inizi a essere adottata, e spero che anche i sindacati vigilino su questo punto e sui ritmi di lavoro, evitando di fare il gioco della multinazionale che ormai è chiarissimo: vuole tenere tanti di noi in Cassa integrazione, a spese dello Stato, e farne lavorare solo pochi, ma a ritmi impossibili per un essere umano”.