Val d’Agri, una valle ricca di acqua che ora rischia la sete

L’Associazione” Tutela e Valorizzazione della Risorsa Acqua” scrive al Prefetto e al Commissario straordinario per la crisi idrica: situazione drammatica conseguenza di scarsa conoscenza della rete idrografica, insufficiente coordinamento tra gli enti preposti e superficialità nella gestione
Lo scorso 20 gennaio alcuni cittadini dell’Alta Val d’Agri si sono costituiti nella Associazione” Tutela e Valorizzazione della Risorsa Acqua”, alla luce della drammatica situazione idrica in alcune zone. L’associazione nella giornata di ieri ha trasmesso via pec un appello al Prefetto di Potenza e al Commissario straordinario per la gestione della crisi idrica, Vito Bardi, chiedendo un incontro per discutere le problematiche in vista della imminente stagione irrigua.
“La Val d’Agri -scrive si legge nell’appello dell’Associazione-è sempre stata ricca di acque sorgive, la maggior parte delle quali messe a disposizione
di altre zone. In particolare ricordiamo l’acquedotto dell’Agri a servizio dei comuni del potentino e del materano alimentato dalle sorgenti del comune di Paterno; l’acquedotto del Basento alimentato dalle sorgenti Capo d’Agri e gruppo Curvino; l’acquedotto integrativo del Basento alimentato con le acque della sorgente Aggia di Paterno, pozzo di contrada Tempe di Tramutola e pozzi che pescano nel bacino della sorgente Peschiera di Villa d’Agri; le acque della diga del Pertusillo.
I prelievi all’epoca stabiliti erano quantificati in base alle portate delle diverse sorgenti; in particolare la direttiva n. 878 del 01 febbraio 1983 a firma del dott. Azzarà, adottata al fine di integrare le dotazioni dell’acquedotto del Basento salvaguardando le esigenze attuali e quelle connesse allo sviluppo futuro dell’Alta Val d’Agri, garantiva la disponibilità di acque per uso irriguo nel periodo estivo per le attività agricole dell’Alta Val d’Agri nella misura di Aggia 120 l/sec e Peschiera 200 l/sec, riservando all’acquedotto del Basento le sole eccedenze; le portate nel corso degli anni sono diminuite a causa delle scarse precipitazioni, nel contempo sono aumentati i consumi di acqua anche per usi industriali, in particolare legati alle attività estrattive; le condotte distributrici di acqua potabile sono obsolete e disperdono oltre il 70% dell’acqua messa in rete; la diga di Marsico Nuovo allo stato attuale non è ancora invasata per cui non è in grado di contribuire a soddisfare le richieste irrigue della valle; negli ultimi anni la disponibilità di acqua irrigua per le aziende agricole dell’Alta Val d’Agri è andata sempre diminuendo, raggiungendo l’apice nella campagna 2024 quando il Consorzio di Bonifica, a
campagna estiva iniziata, ha sconsigliato gli agricoltori di seminare colture estive per mancanza di acqua; la sorgente Peschiera è completamente priva di acqua; nella sopramenzionata direttiva del 1983 era previsto il finanziamento di laghetti collinari ( Alli, Molinara, San Giuliano, Sostanza, Romaniello ) per l’integrazione delle attuali disponibilità ma mai realizzati. Era previsto inoltre l’assunzione a carico della Regione degli oneri di sollevamento delle acque da utilizzare per la irrigazione e di quelli di gestione dell’invaso di Marsico Nuovo, ma allo stato attuale, con la costituzione del Consorzio Unico Regionale, non risulta differenziazione di tariffe irrigue tra le diverse aree.
Considerato che già nel 1992 l’ingegnere Saverio Marrano, dirigente del Consorzio di Bonifica dell’Alta Val d’Agri e conoscitore del territorio, nel suo libro “ Le Risorse idriche dell’Alta Val d’Agri ( pag. 113 e 114 ), evidenziava che in Alta Val d’Agri il problema acqua si accentua in quanto vi sono notevoli prelievi idrici a favore delle zone contermini (potentino, materano e Puglia), come già detto questi prelievi incidono maggiormente nei
periodi di emergenza conseguenti a periodi siccitosi. Le conseguenze negative di questi prelievi si possono così riassumere: le acque rimaste disponibili per i fabbisogni locali sono appena sufficienti e normalmente carenti nei periodi di siccità; non è pensabile che si impiantino e si sviluppino nella zona industrie idroesigenti; si rende necessario ricorrere, specie nei mesi estivi e di magra delle sorgenti, ad accumuli idrici ed
alla estrazione di acque sotterranee, seppure con notevoli costi di gestione spesso insostenibili; i prelievi esterni non sono concordati con gli Enti gestori degli acquedotti Basento e Agri mediante un protocollo di intesa, per cui si lamentano sfasature, disservizi e disagi per l’Alta Val
d’Agri; l’ente gestore dell’acquedotto integrativo del Basento effettua i propri prelievi dall’Alta Val d’Agri autonomamente, senza controllo effettivo da parte degli Enti operanti sul territorio e senza curarsi sufficientemente delle esigenze locali; in particolare vengono effettuati i maggiori prelievi dalle sorgenti alte ( Capo d’Agri 2 e 3 e gruppo Curvino ).
Quanto sopra evidenziato dall’ingegnere Marrano a distanza di oltre 30 anni è ancora di estrema attualità e sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti. Molti sono gli Enti che si occupano della gestione acqua ma noi rileviamo l’assenza di un’unica cabina di regia e siamo preoccupati soprattutto della mancanza di conoscenza di quella che è la complessa rete idrografica della Valle. Le nostre osservazioni sono suffragate dalla totale scomparsa della sorgente Peschiera a Villa d’Agri, rischio già evidenziato nel 1992 dall’ing. Marrano che nel suo testo sopra citato, a pag. 61
affermava che l’estrazione di acqua dai due pozzi Peschiera Colombaia e Peschiera Ospedale, poco a monte della sorgente Peschiera, influenza notevolmente la sorgente stessa. In sostanza i due pozzi devono considerarsi delle vere e proprie opere di captazione della sorgente. Quanto sopra riportato vale ovviamente per tutte le sorgenti, come evidenziato dalle foto allegate, e che conferma l’assenza di un piano di utilizzo delle risorse idriche della Alta Val d’Agri. In tale situazione sono a rischio le esigenze delle popolazioni locali ed in particolare la sopravvivenza delle numerose aziende agricole della zona e relativo indotto. A maggio iniziano le semine delle colture foraggere destinate agli allevamenti zootecnici ed il trapianto delle ortive, attività che devono essere già programmate ( prenotazione e/o acquisto di sementi e materiale vivaistico, assunzione manodopera stagionale ) ma che si scontrano con la constatazione di non sapere, o la certezza, se sarà possibile ricorrere alla irrigazione. Sono inoltre a rischio disseccamento le colture arboree della valle: meleti, pereti e noccioleti con effetti che ovviamente sono di lungo periodo.
Ci rivolgiamo pertanto a Lei Eccellenza ed al Commissario Bardi affinché vengano rispettate le esigenze idriche della Valle, con particolare riguardo alle esigenze delle numerose aziende agricole che non possono affrontare un’altra campagna come quella 2024, pena la chiusura di molte di esse, ed al
fine di evitare che si passi dalla solidarietà allo scontro sociale.
Le della diga di Marsico Nuovo e di alcune sorgenti scattate in data 9 febbraio 2025 dimostrano la drammaticità della situazione attuale, in netto contrasto con le immagini reperibili su RSDI Basilicata relative agli anni precedenti e che testimoniano quella che era la ricchezza di acqua della Val d’Agri. In particolare invitiamo a soffermarsi sul confronto di queste foto da cui appare evidente la drammaticità della situazione. Ci sono state in passato annate siccitose ma noi che viviamo da sempre in valle, e conosciamo bene il territorio, non abbiamo mai visto una situazione simile e solo limitatamente ad alcune sorgenti ed alla diga di Marsico Nuovo.
Per questo dubitiamo che il tragico quadro sopra descritto possa essere stato causato solo dalle diminuite precipitazioni atmosferiche, ma riteniamo invece che sia la conseguenza di scarsa conoscenza della rete idrografica, insufficiente coordinamento tra gli enti preposti e superficialità nella gestione della risorsa acqua. A riprova dei nostri dubbi sulla natura umana di questo disastro, questa è invece la situazione della
sorgente Santino il 23.02.2025 nonostante la scarsa piovosità del periodo.
In via di urgenza, visto l’approssimarsi della stagione estiva, ci permettiamo di chiedere che venga almeno rispettata la direttiva n. 878 del 01 febbraio 1983 a firma del dott. Azzarà garantendo la fornitura irrigua per la prosecuzione delle attività delle numerose imprese agricole valligiane, in attesa
che la gestione delle acque avvenga in maniera razionale, trasparente e soprattutto basata su studi scientifici sulla rete idrografica. Eccellenza e Commissario Bardi confidiamo nel vostro intervento preoccupati di quelle che potrebbero essere le conseguenze sul futuro economico e sociale della nostra amata Valle.