Stellantis, Melfi: “Qui c’è chi non lavora da ottobre”

Ecco gli ultimi rumors che giungono dal Montaggio. “C’è chi lavora quasi sempre e chi quasi mai, non cambia nulla e i capi fanno che vogliono, tra menefreghismo e bagni sporchi. I sindacati fanno solo parole”
Tra un futuro in cui si prevedono “7 modelli” da realizzare, e un presente che arranca, non regna certo il buon umore sull’unica linea rimasta attiva a S. Nicola di Melfi. “Qui è un degrado totale – si apre un lavoratore al Montaggio – piove all’interno, bagni sporchi, riscaldamenti spenti”. C’è un’aria di “rassegnazione mista a menefreghismo, pare ci si affidi a un destino già segnato”. E se la giostra gira in questo modo, ecco che sarebbero “i capi” a fare il bello e cattivo tempo, chiamando a lavoro “chi gli fa più piacere”.
Ecco come andrebbero le cose, a sentire la nostra fonte interna al Montaggio. “Sulla carta dovrebbe esserci la cosiddetta Cassa integrazione a rotazione, due squadre che si alternano di settimana in settimana”. Ma tra la teoria e la pratica ci sarebbe un abisso. “Il lavoro è poco, inoltre da noi spesso scendono sempre gli stessi, e anche quando dovrebbe operare la squadra A, capita di vedere operai appartenenti all’altra squadra, e viceversa, secondo una logica di rotazione difficile da comprendere”. Anzi, una logica non ci sarebbe proprio. “C’è chi fa appena un giorno al mese e chi fa intere settimane, eppure siamo tutti operai”. Ma la cosa più incredibile, l’operaio del Montaggio la dice poco dopo. “Ci sono colleghi, e non pochi, che non scendono da mesi, addirittura dallo scorso anno”.
Può sembrare poco realistico, ma non è così. “Ci sono operai al Montaggio che non scendono in fabbrica da settembre, ottobre, non si sono più visti”. In barba alla “rotazione” che dovrebbe essere eseguita e applicata, accadrebbe anche questo. “Se non rispondi agli standard richiesti, se non lavori con la testa bassa e se non dici sempre sì, entri in una lista nera e può capitare che resti a casa per mesi interi, e devi quindi accontentarti di vivere al minimo, cioè con la Cassa integrazione, a 1200 euro al mese”. Alla domanda sul perché la cosa non si risolva per via sindacale, la risposta è immediata. “I sindacati lo sanno, alcune volte i rappresentanti vengono pure a vedere come vanno le cose sulla linea, ma è tutto apparente, perché tutto continua ad andare esattamente come prima, è solo un’apparenza l’intervento sindacale, fanno solo parole”.
In sintesi, quindi, è come se a decidere siano i capi, secondo una sorta di “libero arbitrio” a cui “nessuno si oppone, ciascuno cerca di tenerseli buoni, i capi, pur di spuntare una giornata di lavoro in più e guadagnare qualche decina di euro in più al mese. Tutti hanno famiglia”.
Prevale dunque “l’indifferenza e ciascuno per sé”. È così che si starebbe lavorando, “nel presente”, sull’unica linea di S. Nicola. Prospettive future? “Non ne vedo tante, nonostante si parli di 7 modelli da realizzare tra cui la Ds8, solo elettrica, che stiamo già facendo, anche se in numeri limitati”. E poi l’affondo finale: “Ad oggi vedo solo un capannone semivuoto. E desta tanta desolazione se pensiamo ai tempi in cui il Melfi era fiore all’occhiello della Fiat, e noi eravamo il simbolo dell’Italia intera nel mondo”.