Stellantis e Leapmotor “bocciano” l’Italia

Sarà prodotto in Spagna il nuovo Suv B10. Spesi 180 milioni con la joint venture cinese. Italia scartata per il parere a favore dei dazi alla Cina e per gli eccessivi costi di produzione. Grossi investimenti Stellantis anche sulla Gigafactory vicino Saragozza. E a Termoli?
Due gli attori: Stellantis e Leapmotor, giovane costruttore cinese partecipato da Stellantis al 20% con un investimento di 1,5 miliardi nell’autunno 2023. E’ stato scelto lo stabilimento (Stellantis) di Saragozza, con un investimento di 180 milioni, per produrre il nuovo Suv Leapmotor B10 (il secondo realizzato dalla join venture in Europa) a partire dai primi mesi del 2026. Scelto il contesto iberico anche perché la Spagna si è astenuta in sede europea nel voto sui dazi ai veicoli cinesi. A far optare per la Spagna, inoltre, la presenza di una grossa Gigafactory presente nel Paese, a Figueruelas, che a regime produrrà 500mila batterie l’anno e su cui Stellantis ha investito 4 miliardi di dollari in partnership con Catl, altro colosso cinese dell’elettrico.
Resta nel libro de sogni, per ora, la Gigafactory di Termoli, tra annunci, smentite e rinvii. Produrre in Spagna, in termini generali, costa “un terzo” di quanto costerebbe farlo nel nostro Paese (secondo Stellantis), anche a causa dei differenti costi energetici. Vista da Oriente, inoltre, a scoraggiare investimenti cinesi in Italia anche aspetti geopolitici, e nello specifico il parere favorevole espresso dal nostro Paese ai dazi Ue contro la Cina. E così l’Italia, un tempo fiore all’occhiello dell’Automotive europea, diventa sempre meno attrattiva. Un altro Gruppo cinese, Chery, a giugno dello scorso anno, sembrava puntare sul nostro Paese. In una call coi giornalisti europei, il vicepresidente del Gruppo, Charlie Zhang, aveva espresso apprezzamenti sul “Belpaese” e aveva palesato l’interesse ad aprire un secondo stabilimento in Europa dopo quello già presente a Barcellona, dove verranno assemblati 150mila veicoli provenienti da Pechino. Tutto lasciava pensare all’Italia come sede dell’altro stabilimento del Gruppo. Il vicepresidente (Zhang) aveva infatti parlato in termini lusinghieri del Paese di “Ferrari e Pininfarina”. E indiscrezioni giornalistiche di quel periodo (Il Giornale) avevano adombrato un interesse dei cinesi prima per Termini Imerese, ma per le condizioni di dismissione del sito siciliano si era poi parlato apertamente dello stabilimento lucano di San Nicola di Melfi. Dopo, però, non se n’è più parlato.
Evidentemente le misure introdotte dalla Commissione europea da ottobre scorso (fino a 35% di dazi aggiuntivi sulle auto importate dalla Cina) e il parere favorevole espresso dall’Italia, hanno spostato l’attenzione verso altri Paesi, e altri mercati, come la Spagna, che ora pare ‘centrale’ nello scacchiere del Vecchio continente. ‘Centrale’ non solo per i cinesi, quindi, ma anche per Stellantis, in partnership con alcuni colossi del Sol Levante nel mercato dell’elettrico. Sempre Stellantis, in Spagna, sfrutterebbe anche sussidi statali e incentivi, lievitati nell’ultimo anno, e che si concentrano proprio sul progetto ‘miliardario’ della Gigafactory a Figueruelas (Saragozza). E intanto, a casa nostra, sul megaprogetto di Termoli, tutto tace.