Non siate ipocriti, Meloni l’avete creata voi

20 marzo 2025 | 10:10
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Non siate ipocriti, Meloni l’avete creata voi
Giorgia Meloni

L’uscita di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene, impensabile fino a qualche anno fa, mostra da un lato la pochezza della nostra classe politica e dall’altro il fatto che oramai siamo privi di qualsiasi anticorpo nella società, nei media, tra gli intellettuali e in tutto il gruppo dirigente del Paese

L’uscita di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene, impensabile fino a qualche anno fa, mostra da un lato la pochezza della nostra classe politica e dall’altro il fatto che oramai siamo privi di qualsiasi anticorpo nella società, nei media, tra gli intellettuali e in tutto il gruppo dirigente del Paese.

Vale la pena ricordare come siamo arrivati a questo punto

L’obiettivo del Palazzo, fin dal risultato elettorale del 2018, dei media e dei partiti di sinistra era quello di distruggere il M5S, a qualsiasi costo. E una buona mano la diede anche Peppe Grillo, diventato inopinatamente un estimatore di Draghi.

L’intero sistema finì per credere alla propria propaganda. Che Di Maio si sarebbe portato dietro i voti del M5S, che tutti avrebbero votato in massa il PD, o al massimo Calenda e Italia Viva. Il M5S era un appestato da evitare anche per una minima desistenza elettorale al senato, nonostante avesse potuto garantire che la destra non avrebbe avuto la maggioranza assoluta.

Gli elettori, schifati e in specie il potenziale elettorato di centrosinistra, non è andato a votare. La destra sfruttò al meglio la legge elettorale e Meloni capitalizzò il malcontento reale, anziché l’entusiastica adesione all’Agenda Draghi dei sondaggi e dei giornali, e così vinse presentandosi come unica forza che non aveva partecipato all’ammucchiata draghiana.

Come spesso ricordo, la democrazia in Italia è finita con l’intimazione di Draghi, capo della BCE che ordinò, e il Presidente della Repubblica e il Parlamento eseguirono, un insieme di “azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011”. Gli intellettuali democratici dovrebbero riconoscerlo invece del solito peana a San Mario: o non sono democratici o non sono intellettuali.

Questa la storia recente. Veniamo all’oggi.

Quello che accade ora è stato generato dal ‘nullapensiero’ che domina i media, gli intellettuali e il gruppo dirigente, salvo poche e lodevoli eccezioni, del Paese.

Partiamo da un insospettabile: Vecchioni. Nel suo discorso alla manifestazione di Serra ha detto: «Vi dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Leopardi, Manzoni: ma gli altri le hanno queste cose?» Vechioni vive di parole, è quindi pienamente consapevole del senso della sua affermazione.  Perché ha spostato i confini dell’Europa dagli Urali alla UE, espungendo dall’elenco russi e ucraini come Leskov, Gogol, Lermontov, Dostoevskij, Tolstoj, Gongarov, Babel, Grossman, Bulgakov, Pasternak? La UE supera il concetto storico e geografico di Europa? Quando chiede: «ma gli altri le hanno queste cose?»  non può che essere consapevole che questa è una affermazione da suprematista, da colonialista. Una voce dal sen fuggita? Neanche per sogno, e chi lo difende usa argomenti che confermano la concezione della supremazia dei valori dell’Occidente di cui siamo permeati.

In Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco

Travaglio, uno dei pochi insieme a Caracciolo ad avere ancora sinapsi integre e per questo odiato dai ‘benpensanti’,  qualche giorno fa ha ricordato un aforisma di Flaiano: «In Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco» Eppure di quegli arabeschi, come ‘le convergenze parallele,’ ne sento nostalgia infinita. Un pensiero lento, rispettoso dei tempi che necessita l’affermarsi di un cambiamento, di lasciare linee di confine nei ragionamenti aperte a ogni possibilità di attraversamento. Mentre ancora si discute il Rearm Europe da 800 miliardi la Germania si arma per 1.000, eliminando un tabù che dura da 80 anni e saltando ogni comune azione europea, altro che difesa unica, senza che nessuno si interroghi. Gli arabeschi non ci sono più, ma una linea dritta dove la profondità di ragionamento si ferma a «aggressore aggredito» e, come direbbe Totò, con questo ‘Ho detto tutto’. Parenzo, per citarne uno, la usa di continuo per tappare la bocca appena qualcuno, come Angelo D’Orsi, prova ad estendere il ragionamento. Chi prova a dire che la Storia nasce prima del 22 febbraio 2022, diventa un putiniano e messo in una lista di proscrizione che puzza di squadrismo. Peggio va solo a chi dice che la questione Palestina-Israele ha radici più lontane del 7 ottobre 2023 e che siamo di fronte a un genocidio perché diventa antisemita.

La prepotenza come sistema

Quasi tutto in Europa avviene sulla base della prepotenza: si tratti di Grecia o di riarmo. La conseguenza è che Trump, nella distopia collettiva, quando bullizza Zelensky le cancellerie europee si strappano le vesti, ma le stesse tacciono quando dice che su Gaza scatenerà l’inferno. Perché? Perché c’è un’altra prepotenza da salvare e giustificare: quella di Israele. E perché? Perché fa parte del nostro sistema quindi il migliore possibile anche se compie genocidio. Perché è l’ultimo presidio contro l’Islam e fa il lavoro sporco per noi.

Categorizzare in senso spregiativo

Draghi, all’ONU, affermò che le sue sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia e sodomizzò su mandato di Schäuble la Grecia. Ora va in onda a reti unificate quando afferma: «L’Europa deve comportarsi come se fosse un unico Stato», cosa impossibile a meno di violare 27 costituzioni. Oppure quando dice «Fate qualcosa, non so cosa, ma fate qualcosa». Chiunque altro sarebbe stato sbeffeggiato, ma lui no. Viene accolto a Palazzo. Dopo due ore e mezza di assertiva aria fritta, in cui accusa l’Europa di aver fatto proprio quello che lui diceva di fare, persino gli onorevoli presenti orfani del suo governo, fattasi una certa, non ne possono più e sbirciano l’orologio. Draghi stizzito chiude bottega e le anime candide strillano sui politici incapaci di capire tanta grandezza. Sopra tutti il rimpianto di Calenda e di qualche clochard.  .

Dire che l’integrità territoriale dell’Ucraina significa la sconfitta di Putin e quindi guerra a oltranza, e che nella Storia la pace senza tener conto dei risultati sul campo non è mai esistita ti fa arruolare tra i pacifinti. Se dici che l’Europa di cui parlano i Serra e i sedicenti europeisti nostrani, che mai si pongono e pongono il tema della riforma in senso democratico delle istituzioni europee perché sanno che Germania e Francia non lo vorranno mai fare, non esiste ti fa diventare sovranista. Se sei contro il Job Act diventi populista. Se osi dire che forse i Borbone erano meno peggio di quello che si dice in giro diventi neo borbonico, e a dirlo sono spesso i nostalgici della lega bossiana come un altro ‘affabulatore’ super apprezzato dal giro dei colti e intelligenti: Aldo Cazzullo.

Cosa c’è alle radici?

C’è il sentimento suprematista dell’Occidente che prima era solo relativo alla supremazia del cattolicesimo e quindi guerre e crociate, poi quello delle democrazie occidentali piene di difetti e stragi alle spalle che fanno però parte della evoluzione. Errori di crescita democratica, per carità. A guidare è la pancia della islamofobia e della russofobia, che trova ampie e reciproche sponde tra gli islamici e i russi. E il ciclo d’odio dei più nasconde il ciclo di interessi dei pochi.

Argomentare con una frase di senso compiuto? Macché! Più facile categorizzare e creare neologismi spregiativi per chiudere la bocca a ogni volontà di approfondimento e per bullizzare il dissenso. Ormai la stampa del mainstream si differenzia da quella russa solo per il mancato uso del polonio. Coraggio ci possiamo arrivare anche noi. Non siate ipocriti. Meloni l’avete creata voi, e vi sta bene, non noi “putiniani, sovranisti, populisti, pacifinti e neoborbonici.”