“Noi artigiani, poveri e soli, in questa terra amara”

Lo sfogo di un idraulico 40enne di Potenza: “Si parla spesso di operai, di Stellantis, ma noi invece siamo abbandonati, con paghe da fame, e non facciamo neanche notizia”. E ancora: “Per arrotondare devi sperare che ti chiami l’amico per fargli il lavoretto a casa”
“Parlate spesso di operai, di Stellantis, di crisi del settore, ma a noi artigiani, che siamo l’ossatura di questo Stato e di questa regione, chi ci pensa?”. Sono le 7 di sera, il telefono squilla, la moglie lo chiama, e a parlare è un idraulico di un paese lucano di periferia, sporco di lavoro, che dopo tante ore fuori deve ancora rientrare a casa per darsi una sciacquata. “Dal 110 in poi si lavora sempre peggio, se operi con una ditta, di questi tempi, in Basilicata, devi barcamenarti tra poco lavoro e stipendi da fame. Solo in pochi riescono a campare dignitosamente”.
Ha 40anni la persona che decide di aprirsi e raccontare quali sono i patimenti quotidiani di tanti suoi colleghi e di “tanti artigiani” in difficoltà. “Non ho mai sentito il presidente Bardi parlare di noi e pure la mattina ci svegliamo presto, mettiamo gli abiti da lavoro e spesso rientriamo a casa che è già notte, tra interventi di emergenza e gente che quasi quasi vuole il lavoro gratis”. Una mesta condizione che riguarda “tanti artigiani che vivono in questa terra e che racimolano pochi soldi per sopravvivere”. E poi c’è il confronto con altre realtà. “Pensiamo al centronord, o anche alla vicina Puglia, ci sono più abitanti, ci sono b&b, turismo, c’è vita ed economia, ma qui invece non c’è nulla, anche nell’edilizia, ma mi spiegate dov’è il lavoro?”. Non è solo lo sfogo di un lavoratore, ma anche la radiografia di una terra che si sta impoverendo e che vede sempre più persone rompersi la schiena e arrancare, riuscendo a malapena a portare il pane a casa.
“Il punto è che al di là della sopravvivenza, non c’è alcuna possibilità di crescere – osserva – Così siamo destinati a impoverirci giorno per giorno, senza una prospettiva, a meno di non prendere la famiglia ed emigrare al nord dove si vive meglio e viene riconosciuto il valore di ciò che fai”. Un’amara verità che non è suffragata da aiuti di alcun tipo. “Ascolto spesso le difficoltà dei lavoratori dell’Automotive lucana, che per carità a Melfi rischiano il posto, ma almeno c’è un minimo di Cassa integrazione per loro, invece a noi chi ci supporta, c’è la politica, i sindacati, interventi specifici? Assolutamente no, siamo abbandonati a noi stessi nonostante sia essenziale ciò che facciamo”. La via d’uscita spesso consiste nell’affidarsi ad amici e conoscenti, all’occorrenza. “Devi fare qualche intervento per conto tuo, spesso in nero, per sbarcare il lunario e per tirare avanti la famiglia. E’ questa la verità, fa male, ma è così. Dobbiamo pur sopravvivere, ed è diventato sempre più complicato”.