Maratea, brucia l’ex Pamafi: in liquidazione da circa 19 anni. Che fine hanno fatto le inchieste?

L’azienda florovivaistica fondata negli anni sessanta e chiusa nei primi anni 2000 interessata da un ennesimo incendio
È arrivato puntuale l’ennesimo incendio nell’area della ex Pamafi di Maratea, azienda florovivaistica fondata negli anni sessanta da Rivetti dove venne prodotta la prima orchidea italiana con l’ausilio di un tecnico olandese. L’azienda che occupava circa cento persone poi si specializzò in piante ornamentali e chiuse attorno al 2005 dopo una travagliata gestione di una azienda toscana che aveva acquisito la proprietà dalla Regione.
Sono trascorsi circa 19 anni dall’inizio della liquidazione ministeriale per opera di tre commercialisti di altre Regioni ed il sito è diventato, per precise responsabilità dei liquidatori e non solo, una mega discarica che contiene, ultimi dati del 2022, circa 8000 mc di rifiuti speciali e pericolosi in 80.000 mq a trecento metri dal mare, la più grande discarica del Basso Tirreno. Ci sono stati tentativi negli ultimi anni di recuperare il sito, con apposita bonifica con fondi europei naufragati per l’opposizione di soggetti che rivendicano, con l’usucapione immobili all’interno del sito e l’inerzia dei liquidatori. Dopo la perdita dei fondi UE è sopraggiunta l’inerzia del Dipartimento Ambiente della Regione e sono iniziate le inchieste, tutt’ora in corso.
Nei giorni scorsi la seconda Commissione Consiliare della Regione Basilicata ha avuto la possibilità di comprendere lo stato dei fatti, dei pericoli e della giustificazioni raccontate. Stanotte l’incendio di vaste proporzione con l’aiuto dello scirocco. La perdita di tempo, i contenziosi, l’inerzia del Ministero dello sviluppo che consente una liquidazione che dura dal 2007, della Regione e del Comune che non prendono di petto la situazione: ecco cosa accade nell’importante costa di Maratea. Occorre sapere che fine hanno fatto le inchieste della magistratura e cosa ha fatto la Corte del Conti di fronte agli evidenti danni erariali. Si tratta ora di recuperare la proprietà del sito, non sarebbe male costituendosi in danno verso i liquidatori ed altri, da parte della Regione ripartendo dalla bonifica urgente e dal progetto Cittadella dell’Ambiente approvato anche dal Comune di Maratea e candidato dalla Regione alla UE nel 2018. Pietro Simonetti, Cseres