La Basilicata punto di riferimento dell’industria bellica. Questa ci mancava

21 marzo 2025 | 13:08
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La Basilicata punto di riferimento dell’industria bellica. Questa ci mancava
Bardi e Cupparo, foto di repertorio

I signori del petrolio, i baroni dell’eolico selvaggio e del fotovoltaico speculativo, gli affaristi dei rifiuti, non ci sono bastati. Arrivano le lobby delle armi

“Il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha incontrato ieri a Roma il Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Al centro del confronto la possibilità di attrarre nuovi investimenti in Basilicata nei settori strategici della Difesa e dell’Aerospazio. Bardi ha espresso soddisfazione per l’apertura dimostrata dal Ministro e per le prospettive che si delineano all’orizzonte. … La nostra regione è pronta a diventare un polo di riferimento per l’industria della Difesa e per il settore aerospaziale, puntando su innovazione, formazione e collaborazione con le realtà imprenditoriali e accademiche del territorio”. “Stiamo lavorando per creare le condizioni migliori affinché investitori nazionali e internazionali scelgano la nostra regione” Questo uno stralcio del comunicato stampa della Giunta Regionale che qui si può leggere integralmente.

Dunque, dopo aver messo la Basilicata nelle mani degli investitori internazionali degli idrocarburi che, come si è visto hanno portato sviluppo e creato occupazione qualificata per i giovani lucani, con Bardi adesso ci stiamo portando avanti. “Siamo pronti ad attrarre investimenti nel settore della difesa.” Si è capita finalmente la visione, seppure molto sfocata, che la classe dirigente ha della Basilicata. La Giunta Bardi prova a portare a termine il lavoro iniziato all’incirca 60 anni fa e proseguito con viva passione dalle Giunte di Centrosinistra nei decenni successivi.

Dapprima la sistematica distruzione di intere aree a vocazione agricola, ricche di patrimonio naturalistico. Lo hanno fatto con l’industria chimica e petrolifera e poi con l’eolico speculativo, con il fotovoltaico selvaggio e con una gestione sciagurata del ciclo dei rifiuti. L’esito di questa marcia trionfale del consumo di ricchezza locale è stato ed è l’impoverimento dei luoghi sacrificati in nome dello sviluppo che non c’è stato. Mentre “le condizioni di vita di popolazioni discriminate, impoverite e marginalizzate sono state spinte al limite”. Intere zone sono ormai trasformate in deserti rurali con una popolazione falcidiata dall’emigrazione, dalla fuga dei giovani e dal crollo della natalità. Da quelle parti, e non solo, curarsi e fare la spesa, studiare e spostarsi, lavorare e andare al cinema o al teatro è diventato quasi impossibile. Il colore verde dei luoghi si è fatto grigio e nero, sullo sfondo le bandiere bianco-sporco di chi da tempo si è arreso al destino di un’agonia economica, sociale e demografica di vaste proporzioni.

I tentativi di compensare questa condizione con il rilancio dell’economia attraverso i residui del patrimonio naturalistico, storico, archeologico, paesaggistico, antropologico, agricolo ad oggi non hanno dato grandi risultati, ma bisogna insistere. Oggi abbiamo l’esempio dell’acqua: c’è in abbondanza per l’industria estrattiva, scarseggia incredibilmente per l’agricoltura.

Su questo sentiero di (sotto) sviluppo, aperto negli anni 60-70, e percorso a passo sostenuto negli anni successivi, si muove da tempo la Giunta Bardi. Adesso è il momento dell’industria bellica. Il presidente della Regione si è recato col “cappello in mano” dal ministro della Difesa. E’ andato a Roma per consegnare nelle mani delle lobby delle armi la disponibilità della Basilicata ad ospitare impianti di produzione di armamenti. E per addolcire la pillola v’è l’addendum dell’industria aerospaziale, settore in cui l’allora e ancora oggi assessore Francesco Cupparo ha già dato dimostrazione di inadeguatezza. Tuttavia, ci auguriamo che sia l’aerospaziale un campo su cui costruire un pezzo di vero sviluppo purché sottratto al dominio delle solite cricche che da tempo si agitano nel settore senza produrre alcunché e sempre in attesa di soldi pubblici.

L’industria bellica inquina ed è altamente energivora. E quindi ben si armonizza con tutto lo scenario lucano che ormai in parte assomiglia molto al vecchio panorama delle città del Midwest e del Nordest statunitensi come Cleveland, Detroit, Youngstown. Desolazione, tristezza, invivibilità. Dunque, passano i decenni, ma nessuno pare disposto ad abbandonare quel sentiero aperto da 60 anni. E quindi il tema rimane sul tappeto: qualcuno dei potenti ci dica che cosa vuol fare della Basilicata.

Un territorio infilzato da 1600 mostri di ferro e acciaio, bucato da 468 pozzi di idrocarburi tra attivi, esausti e sterili; ettari di terreno agricolo scomparsi sotto le distese di pannelli fotovoltaici. Adesso anche l’industria bellica? Se le trattative con i signori delle armi avranno la stessa impronta di quelle intrattenute in questi anni con i signori del petrolio abbiamo di che preoccuparci. Anche perché le parole di Bardi rivolte a Crosetto, assomigliano molto a una promessa di sottomissione. Ciò che conta oggi è la propaganda e, nel migliore dei casi, illudere sul fronte dell’occupazione giovanile qualificata. Francesco Cupparo insegna.

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