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Il pozzo petrolifero Pergola 1 oggetto del desiderio o pietra dello scandalo?

17 marzo 2025 | 09:25
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Il pozzo petrolifero Pergola 1 oggetto del desiderio o pietra dello scandalo?

Il 21 marzo a Potenza un’assemblea pubblica promossa da diverse associazioni e comitati ambientalisti

Si terrà a Potenza il 21 marzo l’assemblea sul tema “Il Pozzo petrolifero Pergola 1 oggetto del desiderio o pietra dello scandalo?”, organizzata dal Comitato Cittadino Blocchiamo il Pozzo Pergola 1, Coordinamento No Triv Basilicata, Osservatorio Popolare Val d’Agri, Laboratorio per Viggiano, Coordinamento Regionale Acqua Pubblica di Basilicata, Presidio della Val d’Agri di Libera Basilicata.

In una nota di seguito pubblicata gli organizzatori spiegano le ragioni dell’assemblea.

“Saputo che lo stato della procedura del progetto ultradecennale Eni S.p.A. per la “Messa in produzione del Pozzo Pergola1, realizzazione dell’Area Innesto 3 e posa delle condotte interrate di collegamento”, ricadente in contrada Pergola, in agro di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, è concluso. Dopo aver avuto modo di sapere che la competente CTVA (Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS), si è espressa il 20/12/2024 (parere n° 38), col doppio parere negativo, sia per quanto riguarda la Valutazione di Incidenza Ambientale, sia per quanto riguarda la compatibilità ambientale del progetto, in nome del principio di precauzione; dopo la formale richiesta di ENI S.p.A. di rinuncia al procedimento di VIA del progetto (nota del 2072/2025) e la conseguente archiviazione dello stesso da parte della competente DGVA (Direzione Generale Valutazioni Ambientali), veniamo a sapere, non direttamente da Eni, ma per bocca dei vertici di Confindustria e dalle allarmistiche dichiarazioni degli esponenti di categoria delle sigle sindacali “maggioritarie” lucane, che la Società estrattiva già da mesi starebbe operando per riavviare il progetto di messa in produzione e collegamento del pozzo, ritenuto “cruciale per il piano industriale e della compagnia e per l’occupazione”. Si prospettano pertanto: il superamento dei rilievi del MASE; la revisione del progetto; la presentazione di un nuovo SIA (Studio di Impatto Ambientale).Il settore Oil & Gas continuerebbe a rappresentare un “asset strategico” per l’economia lucana (e nazionale) e quindi la “ricchezza del sottosuolo resta un’irrinunciabile ancora di salvataggio”, superando di gran lunga gli stessi limiti al 2050 stabiliti come invalicabili dalla COP 21 di Parigi per la completa dismissione delle fonti fossili. Il resto, stando alle ecumeniche parole del leader confindustriale Somma, sarebbero nient’altro che “anacronistici e fuorvianti pregiudizi ideologici”.

Dopo oltre un decennio di opposizione; dopo la riedizione della VIA il 3 Febbraio 2023; dopo una lunga e contraddittoria vicenda autorizzativa che nel 2015 vedeva realizzare il Pozzo non allacciato (e già inquinato) nell’ambito della concessione estrattiva “Val d’Agri”, incombe oggi nuovamente, sulla salubrità delle acque sorgentizie, sulle matrici ambientali lucane, sulla salute degli abitanti, la nuova spada di Damocle del rischio concreto di attuazione di un progetto ufficialmente definito dannoso e pericoloso anche per i pugliesi e per i campani.
In una delle aree a maggior rischio sismico d’Italia, che vide morire nella seconda metà dell’800 oltre 10.000 persone; in un’area che fa da spartiacque tra il fiume Agri ed il Sele; dove la natura carsica di suoli e doline dona, insieme alla meraviglia degli inghiottitoi delle Grotte di Castel di Lepre, le straordinarie aree di ricarica degli acquiferi e copiose sorgenti perenni, il pozzo non allacciato (e già inquinato) deve essere chiuso per sempre, avviandone la procedura di dismissione mineraria ed il relativo piano di bonifica dell’area, previe attività di analisi e verifica di ARPAB ed Ispra.
Oggi che la maggior parte delle amministrazioni lucane; la compagine del governo regionale di Basilicata; la stragrande maggioranza dei partiti politici di maggioranza ed opposizione; i vertici delle categorie di settore delle confederazioni Cgil, Cisl, Uil; si muovono all’unisono con varianti in un’orchestra polifonica pro/fossile, potersi e sapersi opporre alla messa in produzione di un pozzo da cui si attendono 40.000 barili di olio greggio e 500.000 metri cubi di gas; opporsi alla realizzazione dell’area innesto 3 e dei relativi 8 Km di oleodotto, considerato l’alto tasso di fedele subordinazione ai desiderata dell’attuale Esecutivo nazionale, non è impresa che possa essere lasciata soltanto sulle spalle degli sparuti movimenti ecologisti lucani.

Disillusi da chi continua ad usare il doppio standard giocato sul piano semantico affermando di essere all’opposizione ed allo stesso tempo di agire in nome della cosiddetta “compatibilità ambientale”, mentre il piatto delle royalties e l’incremento dei piani estrattivi continuano a rubare la scena indisturbata dei consensi e delle affiliazioni, chiediamo di mettere al centro dell’iniziativa politica la definizione dei tempi e dei modi della dismissione programmata del comparto estrattivo, a cominciare dallo stop ad ulteriori concessioni e contro la logica governativa del “fine vita” imposta dall’attuale Esecutivo, soprattutto all’indomani dell’abrogazione di fatto del PiTESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee) sancita dalle sentenze dell’inverno 2024 emanate del Tar del Lazio.
I 40.000 barili giornalieri attesi di petrolio dalla messa in produzione del Pozzo Pergola 1 non risolleveranno di certo le sorti della produzione energetica nazionale (che tra l’altro è fondata sul mix energetico in cui è il gas e non il petrolio ad essere privilegiato), ma di sicuro rappresenteranno una minaccia terribile dall’alta Val d’Agri fino alla traversa di Serre Persano in provincia di Salerno.
E’ per tutto questo che invitiamo cittadine e cittadini dell’area, della Basilicata e del Vallo di Diano; studenti, amministratori lucani e campani; consiglieri regionali e provinciali; esponenti e militanti delle organizzazioni sindacali di base e “maggioritarie”; esponenti dei partiti di opposizione parlamentare e non; a partecipare con attenta convinzione all’Assemblea Pubblica che si terrà a Potenza
venerdì 21 Marzo, ore 17, presso la Sala Convegni del “Grande Albergo”, in Corso 18 Agosto 1860, n° 46.
Introduce e modera i lavori Mario Colella, portavoce del Comitato Cittadino “Blocchiamo il Pozzo Pergola 1”

Interventi previsti: Arnaldo Lomuti, deputato alla Camera, segretario della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, IV commissione (Difesa);  Donato Lettieri, portavoce regionale Europa Verde-AVS di Basilicata; Alessia Araneo, consigliera Regione Basilicata, Vice Presidente della I Commissione – Affari Istituzionali e rapporti con l’Unione europea, Componente della IV Commissione – Politica Sociale; Francesco Masi, portavoce del Coordinamento No Triv Basilicata; Isabella Abate, Presidente Osservatorio Popolare Val d’Agri; Lidia Ronzano, portavoce Coordinamento Regionale Acqua Pubblica di Basilicata; Sergio Costa, deputato alla Camera del Movimento 5 Stelle, già ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nei governi Conte I e II, attuale Vicepresidente della Camera dei Deputati; Francesco Emilio Borrelli, deputato AVS, vicepresidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Attivita’ Illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti e su Altri Illeciti Ambientali ed Agroalimentari, membro della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Rischio Idrogeologico e Sismico del Territorio Italiano, sull’attuazione delle Norme di Prevenzione e Sicurezza