Estrazione petrolio, sindacati “preoccupati per rallentamento progetto Pergola 1”

Filctem Cgil, Femca Cisle Uiltec Uil: La transizione energetica deve avvenire nel rispetto dei tempi necessari e con le modalità volte alla salvaguardia occupazionale, economica e sociale del territorio
“Siamo seriamente preoccupati per le notizie circolate negli ultimi giorni e ormai di dominio pubblico abbiamo, come segreterie territoriali, chiesto e ottenuto un immediato confronto con Eni sulle vicende relative al progetto estrattivo del cantiere Pergola 1”. È quanto affermano in una nota i segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisle Uiltec Uil, Francesco Iannielli, Francesco Carella e Giuseppe Martino.
“In un incontro di fine 2024 – aggiungono – era emerso che il pozzo estrattivo in questione è un tassello importante del piano industriale di medio periodo della compagnia del “cane a sei zampe” per il rilancio delle attività e quindi per la tenuta dei livelli occupazionali in Basilicata. L’azienda ci ha fornito ampie rassicurazioni sulla strategia messa in campo volta a ridurre al massimo i tempi di riavvio e rilancio del progetto. Infatti, per superare il contenuto delle osservazioni riportate nel parere negativo della commissione istituita presso il Ministero dell’Ambiente, vengono messe in campo azioni volte a rivedere il progetto e ripresentare uno Studio di Impatto Ambientale in tempi brevi.
In considerazione di quanto sopra, Eni, ha già attivato studi finalizzati alla rivisitazione ed ottimizzazione del progetto in questione e pertanto dovrà rivedere e riprogrammare anche i tempi di realizzazione dello stesso, confermando che il Pozzo Pergola 1 è ubicato in un’area dal significativo valore minerario, essenziale per lo sviluppo di tutte le potenzialità ancora inespresse del giacimento Val d’Agri. Eni prenderà attentamente in carico i rilievi emersi nel corso dell’iter appena concluso, riservandosi tutte le valutazioni tecniche del caso.
Abbiamo sempre affermato – continuano i sindacalisti – che la transizione energetica debba avvenire nel rispetto dei tempi necessari e con le modalità volte alla salvaguardia occupazionale, economica e sociale del territorio. Immaginare di poter concretizzare il cambio di paradigma, che dovrà vedere la sostituzione dell’utilizzo delle fonti fossili con quello di fonti rinnovabili per la produzione di energia nel nostro paese – concludono Iannielli, Carella e Martino – nel giro di pochissimi anni non corrisponde ad un’ipotesi realistica. Chi lo afferma non tiene conto che in uno scenario nel quale la domanda di energia aumenterà, né le infrastrutture di produzione né tantomeno quelle di distribuzione saranno in grado di assicurare da qui a qualche anno l’equilibrio del sistema. Avremo, dunque, necessità del fossile per un periodo più lungo di quello che ci separa dalla fine delle attuali concessioni in Basilicata”.