Divario occupazionale tra uomini e donne: in Basilicata tra i più marcati del Paese

7 marzo 2025 | 10:29
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Divario occupazionale tra uomini e donne: in Basilicata tra i più marcati del Paese

Uil: Le donne continuano a incontrare ostacoli strutturali nel mondo del lavoro, con un’alta incidenza di precarietà, una scarsa presenza nelle posizioni di vertice e un tasso elevato di inattività

Il Coordinamento Pari Opportunità della Uil Basilicata per ribadire l’impegno per il raggiungimento delle pari opportunità, per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione di genere e per la valorizzazione delle competenze e dei talenti delle donne ha tenuto una giornata di riflessione per programmare iniziative concrete. All’incontro con il segretario regionale Vincenzo Tortorelli, hanno partecipato Sofia Di Pierro, della segreteria regionale, Raffaella Triunfo, coordinatrice Pari Opportunità Uil, e le delegate delle Categorie di Potenza e Matera.

La “fotografia” aggiornata. La disoccupazione è donna: l’Italia è ultimo Paese nell’UE per tasso di occupazione femminile e il divario con quello maschile è di quasi 18 punti percentuali. La precarietà è donna: solo il 18% delle assunzioni di donne sono a tempo indeterminato; per gli uomini la percentuale sale al 22,6%. La povertà è donna: il differenziale salariale di genere è in media del 20 per cento, con punte del 40 per cento in alcuni settori. Non solo, le donne con un lavoro part-time (e, conseguentemente, uno stipendio part-time) sono il 64,4% del totale e anche il part-time involontario è prevalentemente femminile: il 15,6% degli occupati, rispetto al 5,1% degli uomini. È donna anche la sotto qualificazione: nel 2023 le donne hanno superato gli uomini sia tra le persone diplomate (52,6%) sia tra le persone laureate (59,9%), eppure nel mondo del lavoro è donna solo il 21 per cento dei dirigenti e il 32 per cento dei quadri. Ovviamente, infine, è donna la cura: tra i tanti dati che a disposizione, è eloquente quello sulle giornate di congedo parentale utilizzate nell’ultimo anno rilevato, il 2023 – 14,4 milioni dalle donne, 2,1 milioni dagli uomini.

La Uil – hanno sottolineato Tortorelli e Di Pierro – con il Quaderno delle Donne del 2025 ha fatto una scelta di fondo: dare spazio e visibilità a un documento di priorità chiedendo l’impegno di tutta l’Organizzazione, a tutti i livelli. A dimostrazione di quanto siamo lontani e lontane da slogan buoni da tirare fuori l’8 marzo o il 25 novembre: a noi interessano i contenuti, le proposte, i risultati. Da qui nasce il manifesto UIL per l’8 marzo di quest’anno: come condensare in una sola immagine tutto questo lavoro, tutta la nostra visione, tutto il nostro impegno? Abbiamo scelto il concetto di libertà. Libere di essere, libere da vincoli. Anche la libertà è donna, sostantivo femminile: ed è anche il nostro obiettivo, comune, come Organizzazione, uomini e donne insieme. La libertà, per le donne, di determinare la propria vita, in ogni ambito.

È in questa visione che si inserisce il progetto “La Stanza dell’Ascolto” annunciato al termine dell’incontro che sarà realizzato nella sede della UIL Basilicata in collaborazione con l’associazione Amarti Aps formata da consulenti familiari e arte terapeuti, che si occupano del benessere emotivo, rivolto non solo alle donne ma a quanti hanno bisogno di “ascolto”. Il Progetto sarà presentato nei prossimi giorni in occasione del suo avvio.

Il Rendiconto di Genere 2024 dell’Inps conferma che il divario occupazionale tra uomini e donne in Basilicata rimane tra i più marcati del Paese. Nonostante alcuni progressi, le donne continuano a incontrare ostacoli strutturali nel mondo del lavoro, con un’alta incidenza di precarietà, una scarsa presenza nelle posizioni di vertice e un tasso elevato di inattività. Questa situazione non solo limita il loro percorso professionale, ma costituisce anche un freno significativo allo sviluppo economico della regione, che non può permettersi di sprecare il potenziale di una parte così rilevante della sua forza lavoro. Nel 2023, il tasso di occupazione femminile si è attestato al 52,5%, contro il 70,4% degli uomini, una differenza che riflette le difficoltà delle donne nell’accedere a un impiego stabile e remunerativo. Se si analizzano le diverse fasce d’età, emerge un quadro ancora più critico. Tra i 25 e i 34 anni, nonostante l’innalzamento del livello di istruzione, il divario rimane significativo, con un tasso di occupazione femminile del 59,5% rispetto al 76,3% degli uomini. È evidente che il titolo di studio da solo non basta a garantire pari opportunità d’ingresso nel mercato del lavoro, segno di una persistente discriminazione o di una minore valorizzazione delle competenze femminili. Nella fascia centrale della carriera, tra i 35 e i 49 anni, il tasso di occupazione femminile sale al 66%, ma rimane distante dagli uomini, che raggiungono l’86,7%. Questa fase è particolarmente delicata perché coincide con il periodo in cui molte donne si trovano a dover conciliare lavoro e famiglia, spesso senza adeguate politiche di sostegno. La mancanza di servizi per l’infanzia e l’accesso ancora sbilanciato ai congedi parentali costringono molte lavoratrici a ridurre l’orario di lavoro o ad abbandonarlo temporaneamente, con conseguenze negative anche sulla loro futura pensione. Nella fascia tra i 50 e i 64 anni, il divario si mantiene elevato: il 52,9% delle donne lavora, contro il 74,3% degli uomini. Questo dato riflette le difficoltà accumulate nel corso degli anni e dimostra come il sistema attuale non permetta alle donne di costruire carriere solide e continue. La disparità non riguarda solo l’accesso al lavoro, ma anche la sua qualità. Le donne lucane sono più spesso impiegate con contratti precari, a termine o part-time involontario. Il 15,6% delle lavoratrici è costretto a un part-time non scelto, una percentuale tre volte superiore a quella degli uomini, che si ferma al 5,1%. Questo fenomeno è particolarmente grave perché riduce il reddito disponibile, limita le opportunità di crescita professionale e ha effetti a lungo termine sul benessere economico delle lavoratrici, aumentando il rischio di povertà e pensioni insufficienti. Inoltre, la presenza femminile nelle posizioni dirigenziali rimane marginale: solo il 21,1% delle donne ricopre ruoli di vertice, a fronte del 78,9% degli uomini. Questa disparità, oltre a rappresentare un problema di equità, impoverisce le aziende e le istituzioni, che rinunciano a una prospettiva più inclusiva e diversificata nella gestione e nelle decisioni strategiche. Un ulteriore dato allarmante è il tasso di inattività femminile, che nel 2023 ha raggiunto il 42,3% contro il 24,3% degli uomini. Un numero così alto di donne che non lavorano e non cercano occupazione segnala non solo difficoltà di accesso al mercato del lavoro, ma anche la presenza di ostacoli strutturali che impediscono il reinserimento una volta uscite. Questa condizione di esclusione è ancora più evidente tra le giovani: il 17,9% delle donne tra i 15 e i 29 anni rientra nella categoria dei NEET, ossia giovani che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso formativo. Il fatto che il divario di genere sia già evidente in questa fase dimostra che non si tratta di un problema limitato alla maternità o alla gestione familiare, ma di una questione più ampia legata alla scarsa accessibilità di opportunità lavorative di qualità per le donne.

“Le donne lucane – afferma Sofia Di Pierro, segreteria Uil Basilicata – sono più spesso impiegate con contratti precari, a termine o part-time involontario. Il 15,6% delle lavoratrici è costretto a un part-time non scelto, una percentuale tre volte superiore a quella degli uomini, che si ferma al 5,1%. Questo fenomeno è particolarmente grave perché riduce il reddito disponibile, limita le opportunità di crescita professionale e ha effetti a lungo termine sul benessere economico delle lavoratrici, aumentando il rischio di povertà e pensioni insufficienti. Inoltre, la presenza femminile nelle posizioni dirigenziali rimane marginale: solo il 21,1% delle donne ricopre ruoli di vertice, a fronte del 78,9% degli uomini. Questa disparità, oltre a rappresentare un problema di equità, impoverisce le aziende e le istituzioni, che rinunciano a una prospettiva più inclusiva e diversificata nella gestione e nelle decisioni strategiche”.

Per il segretario regionale Uil Vincenzo Tortorelli: “I dati confermano che la Basilicata si trova di fronte a sfide complesse: un mercato del lavoro ancora sbilanciato, un tasso di occupazione femminile troppo basso, una carenza di servizi per l’infanzia e un welfare insufficiente a sostenere le lavoratrici. Per affrontare queste problematiche, la UIL chiede un Piano Strategico per il Lavoro e lo Sviluppo che metta al centro l’occupazione stabile, la parità di genere e il rilancio della regione. È necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile per costruire un futuro in cui le donne abbiano le stesse possibilità di accesso, crescita e realizzazione professionale degli uomini. Solo attraverso politiche mirate e un cambiamento culturale sarà possibile superare le barriere che ancora oggi limitano l’occupazione femminile e, con essa, lo sviluppo dell’intera Basilicata”.