Carcere di Melfi, rinvenuti telefoni cellulari nel reparto Alta sicurezza

21 marzo 2025 | 10:39
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Carcere di Melfi, rinvenuti telefoni cellulari nel reparto Alta sicurezza

Uilpa:”Fenomeno allarmante, solo domenica scorsa si era proceduto al sequestro di un altro dispositivo mobile in possesso ad alcuni detenuti all’interno dello stesso reparto”

Nella giornata di ieri, 20 marzo, durante un’attività di Polizia di iniziativa, Coordinata dal Comandante del Reparto, sono stati rinvenuti nel reparto detentivo “Alta Sicurezza” del carcere di Melfi, all’interno di due camere di pernottamento 3 telefonini cellulari smartphone completi di sim e carica batteria. Solo domenica scorsa si era proceduto al sequestro di un altro dispositivo mobile in possesso ad alcuni detenuti all’interno dello stesso reparto.

Un fenomeno allarmante e preoccupante e in notevole crescita negli istituti penitenziari a livello nazionale, nell’anno 2022 si sono registrati 1084 rinvenimenti di dispositivi mobili nel 2023 con un aumento del 47% con n. 1595 telefonini e nel 2024 con 2252 cellulari con il 41% di crescita. Dal 2022 ad oggi, si registra su base nazionale un incremento pericoloso pari al 110% in più. Tale fenomeno è pari del traffico di sostanze stupefacenti che entra in modo fraudolente all’interno degli istituti, soprattutto all’interno dei reparti dell’Alta Sicurezza gestito in primis da detenuti italiani, un dato preoccupante che incide pesantemente sulla sicurezza interna ma soprattutto rappresenta una grave minaccia sociale in quanto consente ai reclusi di mantenere collegamenti con la criminalità organizzata, impartendo ordini anche dall’interno del carcere.

Il segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria Donato Sabia: “Sembra che la criminalità corre più delle Istituzioni, -dichiara il segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria Donato Sabia- perché le tecniche utilizzate dai detenuti si sono evolute in maniera sofisticata e repentina, per cui rendono più difficile il controllo da parte del personale di polizia penitenziaria, che risulta sempre di meno all’interno delle nostre patrie galere. La popolazione detenuta ha superato quota 62mila, 16mila in più rispetto ai posti disponibili, mentre il personale risulta in meno di 18mila unità, che per assicurare la vigilanza all’interno degli istituti è costretto a svolgere anche 12ore continuative di lavoro, portando il personale ad essere stanco e stremato. E’ necessario che il Governo-conclude- intervenga con urgenza con misure più restrittive, anche mediante l’installazione di dispositivi tecnologici e sistemi di rilevamento, se necessario di inibitori di segnali per contrastare questo preoccupante fenomeno di comunicazioni illecite, al fine di evitare che gli istituti diventino centri di telefonia mobile discostandoci dai principi costituzionali sanciti dall’art. 27, che le pene devo tendere alla rieducazione”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario regionale dell’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Giuseppe Cappiello:“Da tempo l’OSAPP denuncia la grave carenza di risorse umane e strumentali negli istituti penitenziari italiani. Nonostante queste difficoltà, la Polizia Penitenziaria continua a operare con grande senso del dovere, prevenendo situazioni di rischio e garantendo la sicurezza all’interno delle carceri. L’assenza di strumenti adeguati per contrastare l’introduzione di dispositivi illeciti, come i telefoni cellulari, rappresenta una problematica seria che necessita di interventi urgenti da parte delle istituzioni competenti. È necessario che il Ministro della Giustizia affronti con determinazione la questione, adottando misure concrete per fornire al Corpo di Polizia Penitenziaria strumenti e normative adeguate per contrastare efficacemente le comunicazioni non autorizzate tra detenuti e ambienti esterni, in particolare quelli legati alla criminalità organizzata.
È altrettanto fondamentale che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dichiari lo stato di emergenza per le carceri italiane, ormai divenute veri e propri colabrodo del sistema penitenziario.”