Sulla sanità lucana ormai siamo a chi la spara più grossa

Più facile ammalarsi, più difficile curarsi laddove la salute è una merce
La gestione del sistema sanitario regionale in questi ultimi anni non è stata un granché. La faccenda riguarda l’intero Paese, fatte salve quelle regioni, in primis l’Emilia Romagna, dove il servizio sanitario pubblico ancora resiste ai colpi mortali del governo nazionale. Per la verità l’attuale ministro Schillaci qualcosa di buono sta provando a farla:la riforma dei medici di famiglia.Non sappiamo se tra mille ostacoli, egoismi, interessi, riuscirà a portarla a termine. Noi speriamo di sì.
Ma torniamo alla Basilicata. Dalle liste di attesa alla qualità dei servizi, dalla carenza di personale alle gravi criticità dell’emergenza urgenza, dai reparti ospedalieri inutili e anche fatiscenti alle condizioni orografiche del territorio, fino al problema della mobilità passiva mai risolta. La faccenda non lascia sperare tempi migliori. Aggiungiamo l’assalto continuo delle strutture private, cliniche comprese, e dei loro sostenitori politici accomodati nell’aula del consiglio regionale e camuffati da sostenitori del servizio sanitario pubblico. Aggiungiamo le storture nelle procedure di reclutamento dei dirigenti medici e dei direttori generali delle aziende sanitarie, ossia la sciagura delle mani sulla sanità, non della politica, ma dei partiti o peggio ancora di loro singoli esponenti. Hanno ridotto la salute a una merce di scambio nella lotta per il potere.
Tutto questo, senza nulla togliere al notevole contributo del governo di Vito Bardi al “disastro attuale”, è storia che arriva da lontano. Eppure, come sempre accade da queste parti, tutti i problemi sembrano nuovi di zecca: dalla fatiscenza della rete idrica ai problemi della sanità, solo per fare un esempio.
La qual cosa aiuta le opposizioni a fare il loro mestiere. Anche questo mestiere è sempre nuovo di zecca, poiché gli argomenti forniti al dibattito politico sono orfani dell’autocritica. Le analisi e le proposte soffrono di questa assenza. A prendere la parola, come al solito, sono anche i sindacati. Oggi la Uil ha inviato un papiello alla stampa con cui fornisce le sue soluzioni: una specie di lista della spesa e di festival delle ovvietà. I sindacati si comportano a modo loro: come se non avessero alcuna responsabilità su quanto accaduto in questi decenni nella sanità lucana. Eppure, anche loro hanno difeso dirigenti indifendibili, hanno segnalato assunzioni, hanno barattato favori, hanno tutelato ospedali e reparti inutili. Però, e questo riguarda anche i partiti, c’è sempre una giustificazione: le persone cambiano e i nuovi eletti sia nel sindacato sia nelle istituzioni non possono assumersi le responsabilità di “chi c’era prima al vertice dell’organizzazione”. E’ una scusa che non regge nel confronto con l’intelligenza.
Detto questo, i problemi della sanità vanno cercati in quelle norme che hanno sancito l’aziendalizzazione dei servizi per la salute, l’approccio ragionieristico alla gestione del sistema sanitario nel suo complesso. E poi ancora l’impoverimento della qualità delle risposte alla domanda di salute, la spinta alla privatizzazione, la spartizione partitica degli incarichi ai vertici di ospedali e aziende. E ancora i tanti medici che rincorrono il soldo facile fuori dal servizio pubblico alimentando il business dei privati. In questa logica di mercato si sono mossi tutti, governi nazionali e Regioni, sindacati e partiti, a parte qualche eccezione, dando per scontato che non ci siano alternative al contenimento dei costi, all’approccio “imprenditoriale” e alla cosiddetta “razionalizzazione”. Una logica dentro cui è davvero complicato trovare vie d’uscita. Perciò, intorno alla sanità lucana abbondano le chiacchiere, crescono gli scaricatori di barili ed emergono i soliti maghi delle soluzioni. Il problema non è nell’albero, è nella foresta. Eppure, si agisce come potatori e giardinieri: taglio un ramo secco di qua e innaffio un fiore di là, intanto tutto intorno va in rovina.
©Riproduzione riservata