Stellantis Melfi: “Licenziarsi? Mai, fuori c’è il deserto”

Alla vigilia dei nuovi incentivi all’esodo, previsti in primavera, un’operaia suona la carica: “E’ chiaro che ci vogliono mandare a casa, ma noi dobbiamo resistere e rimanere qui a Melfi, sennò facciamo il loro gioco”
“Dove vai se ti licenzi, certo, non è bella la vita in fabbrica, specie dopo 30, ma qual è l’alternativa?”. A parlare è un’operaia Stellantis di Melfi che fa seguito al racconto di una sua collega, qualche giorno fa che si è licenziata. Il punto di vista questa volta si ribalta del tutto e la lavoratrice, anche lei madre di famiglia ultracinquantenne, si appella al realismo e sottolinea: “Apprezzo la scelta della mia collega, ci vuole coraggio a lasciare di punto di bianco, però, nonostante tutte le difficoltà che stiamo vivendo, i giorni contati in fabbrica, il tentativo di farci sentire vecchi e inadatti, i ritmi sempre più vertiginosi, è pur sempre lo stipendio la molla che spinge a rimanere, in una terra in cui se ne stanno andando tutti, c’è forte disoccupazione e si rischia la desertificazione totale”.
In primavera ci saranno, con ogni probabilità, i nuovi incentivi all’esodo, a San Nicola di Melfi, e già c’è una lista di persone che attendono per fuoriuscire col gruzzoletto in tasca. Inoltre il tentativo della multinazionale è quello di ridurre sempre più la forza lavoro e tenersi solo i più motivati, cioè chi è disposto a lavorare senza fiatare e senza mai lamentarsi. “Loro vogliono questo – attacca la lavoratrice – vogliono che ce ne andiamo, forse perché di qui a 10 anni dalla Basilicata se ne andrà anche Stellantis, ritenendo più vantaggiosi altri Stati, dove il costo del lavoro è più basso. Ma noi non possiamo dargliela vinta”. Secondo questo punto di vista, molto accreditato tra gli operai del sito lucano “bisogna resistere, buttare giù il boccone in questa fase di transizione all’elettrico, ma mai mollare perché anche un incentivo da 75mila euro non vale i sacrifici fatti in 30 anni e poi i soldi comunque finiscono”.
Svela l’operaia con cui abbiamo parlato: “Conosco alcune persone che si sono licenziate da 2 anni, e che hanno quasi già finito l’incentivo portato a casa. I soldi finiscono e se non hai l’età per la pensione rischi davvero di rimanere per strada”. Per questo, aggiunge, “dobbiamo difendere il sito di Melfi, che si mantiene da decenni perché lo Stato italiano qui ha investito miliardi, e noi qui dobbiamo rimanere. È una battaglia giusta e che investe tutti”. E poi uno sguardo al passato. “Trenta anni fa era tutto più bello, eravamo motivati, chi gestiva l’azienda sapeva come valorizzarci, poi col passare degli anni è cambiata ogni cosa. E oggi sono davvero pochi i colleghi che credono ancora nel lavoro che fanno. Ma nonostante tutto ci tocca resistere. Senza piani alternativi sarebbe un salto nel buio andarsene”. È un continuo richiamo a “resistere” il lungo colloquio con l’operaia che ci ha contattati. “Ammirazione per chi ha avuto il coraggio di lasciare, ma a tutti gli altri dico che bisogna resistere insieme. Questa realtà industriale deve rimanere a Melfi, altrimenti la Basilicata è bella e morta”. E infine, sempre ispirandosi a un forte senso di realismo: “E poi cosa fai se te ne vai, apri un’attività, e dove, di questi tempi..? La trovo una follia”.