Stellantis: a Pomigliano si sciopera e a Melfi “si dorme”

Proteste ‘social’ per un premio di produzione di 600 euro che sarà erogato ad aprile. “Sciopero”, invece, proclamato, per oggi, a Pomigliano, da Fiom. “A Melfi nessuno alza la voce e i sindacalisti sono tutti filo aziendalisti”, si sfoga con noi un lavoratore del sito lucano”
“Ciascuno ha paura di non lavorare più e sta zitto, meglio non mettersi in cattiva luce. C’è rassegnazione”. Questa la chiave che spiegherebbe come mai a Melfi potrebbe accadere qualsiasi cosa, ma non ci sarà mai “una protesta visibile”. L’ultima questione a scaldare gli umori è il premio di produzione che sarà corrisposto ad aprile e che prevede poco più di 600 euro per gli operai semplici di Stellantis, in Italia. Qualche spicciolo in più per i livelli più alti. E questa è la ragione che ha spinto la Fiom di Pomigliano, ieri, a indire uno sciopero. “L’azienda ha comunicato le cifre del premio che verrà erogato quest’anno alla stragrande maggioranza dei lavoratori, ed è pari ad appena 630 euro, e come se non bastasse, verrà applicata una tassazione ordinaria”. E ancora: “la Fiom per tali ragioni proclama per la giornata del 27 febbraio 4 ore di sciopero ad inizio di ogni turno, a Pomigliano”.
E dalle immagini che giungevano proprio stamani dal sito campano, lo sciopero sarebbe in corso anche se non si sa bene con quale livello di partecipazione. Ad ogni modo lo sciopero è stato indetto. Ed è un fatto. A Melfi, invece, sono tanti i lavoratori che sottovoce si chiedono come mai non ci sia nessuna levata di scudi anche nello storico stabilimento lucano, artefice, 20 anni fa, del famigerato sciopero dei 21 giorni. “Partiamo dal presupposto che qui ormai di sindacalisti non aziendalisti non ce ne sono più”, si sfoga al telefono un lavoratore a dir poco adirato. Quindi da ciò deriverebbe ‘il silenzio’ sindacale di Melfi, sin qui, rispetto ad un premio di produzione giudicato da più parti “iniquo e vergognoso”.
Ma ci sarebbe un’altra ragione, secondo la voce che abbiamo consultato, che spiegherebbe anche il “silenzio” operaio in questa fase. “C’è una forma di paura tra noi operai – osserva il lavoratore del Montaggio – ognuno ha paura di non lavorare più e non parla, non si espone. C’è una forma di rassegnazione e paura”. E questa paura di lavorare ancora meno, qualora si “alzasse” la voce, pare quasi giustificata, e in parte dettata, da una fase in cui le giornate ‘lavorate’, si vedono ormai col binocolo. “L’operaio di Melfi, in primis, deve prendersela con se stesso, perché non fa nulla e non incita i sindacalisti a parlare e a denunciare ciò che non va”, si sfoga ancora il lavoratore. Detto questo, su quali saranno le forme di protesta a Melfi rispetto al “vergognoso premio di produzione”, l’operaio non ha dubbi.
“Con tutta calma forse Fiom farà un comunicato in cui esprimerà dissenso, ma niente di simile a quanto sta accadendo a Pomigliano nelle ultime ore con la presa di posizione netta e lo sciopero in corso”. Per semplificare, quindi, e stando a questa chiave di lettura, mentre a Pomigliano si sciopera, a Melfi cosa si farebbe? “Si dorme”, taglia corto il lavoratore, che conclude: “Mi è arrivata l’ultima busta paga, un solo giorno di lavoro, così si fa la fame: ci mancava anche un premio di produzione così basso. Andiamo sempre peggio”. Nel frattempo, Fiom Basilicata ha diramato oggi un comunicato generico con cui invita i lavoratori ad unirsi alla lotta e senza accennare ad una possibile e organizzata mobilitazione anche a Melfi: “Invitiamo le lavoratrici e lavoratori dello stabilimento Stellantis di Melfi ad unirsi alla lotta per rivendicare l’integrazione salariale e un minore ricorso alla cassa integrazione”. Tutto qui. Intanto, a Melfi nessuna mobilitazione spontanea.