Pozzo Pergola 1, una mobilitazione per dire “no”

Domenica 23 febbraio l’iniziativa promossa dal Comitato Acqua Pubblica “Peppe Di Bello”: una passeggiata sui luoghi per vedere l’importanza delle sorgenti presenti in zona
Il Comitato Acqua Pubblica Peppe Di Bello promuove, domenica 23 febbraio, ore 9,30 una “carovana umana (o passeggiata, se si preferisce), per dire no al Pozzo Pergola 1” e “per verificare con i propri occhi la contraddizione tra salute ed ambiente, tra acqua pubblica tutelata e potabile e petrolio”. Il punto di incontro alla seconda uscita “Pergola” di Marsico Nuovo sulla Statale 598. Di seguito il comunicato stampa del Comitato.
Con la dicitura ministeriale “Messa in produzione del Pozzo Pergola1, realizzazione dell’Area Innesto 3 e posa delle condotte interrate di collegamento”, con codice 9449, il 3 febbraio 2023, dopo una lunga e contraddittoria vicenda autorizzativa, si avviava nuovamente la Via (Valutazione di Impatto Ambientale), con procedura tecnica CTVIA, riguardante la possibilità di attuazione del progetto richiesto dal proponente Eni S.p.A.
Dalla realizzazione nel 2015 del pozzo in contrada Pergola del Comune di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, nell’ambito della concessione estrattiva “Val d’Agri”, il 02/03/2023 prendeva avvio la nuova consultazione pubblica; il termine per la presentazione delle Osservazioni del Pubblico scadeva il 01/05/2023. Il Ministero competente riporta anche la data della richiesta di perfezionamento della documentazione il 20/02/2023 e della ricezione degli atti di perfezionamento il 24/02/2023. Una nuova consultazione pubblica viene avviata l’anno successivo, con comunicazione del 26/04/2024, con relativo termine di presentazione delle Osservazioni del Pubblico su ripubblicazione stabilito entro il 26/05/2024.
La procedura di VIA, che si conclude tramite rilascio di un giudizio motivato che precede la fase dell’indispensabile provvedimento amministrativo, ci dice che l’avvio del progetto in questione, gioco forza vincolato all’esito della fase decisoria, è nelle mani della Commissione Tecnica di verifica dell’Impatto Ambientale VIA e VAS (CTVA-VIA e VAS), che ha svolto l’istruttoria tecnica finalizzata all’espressione del parere sulla base del quale sarà emanato il provvedimento di VIA, previa acquisizione del concerto del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Ad oggi, il processo di valutazione funzionale all’emanazione del provvedimento decisionale è ormai in fase matura ed avanzata, visto che a conclusione della fase di Istruttoria tecnica affrontata dalla CTVA, di nuovo insediamento e composizione, come si evince nella pagina dedicata del MASE, lo Stato della procedura ci dice che il Parere CTVIA è stato emesso e che si resta in attesa del dovuto parere del MIBACT. Lo svolgimento dell’istruttoria tecnica, atto a verificare se il progetto ha potenziali impatti ambientali significativi nell’area, utilizzando i criteri indicati nell’allegato V alla parte seconda del D.lgs. 152/2006, dovrebbe quindi essere ad un passo dalla possibilità di tradurre il parere della CTVA in approvazione formale in sede di Sottocommissione VIA e quindi trasmesso alla DVA (Direzione generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni ambientali), che a sua volta dovrà provvedere a predisporre ed adottare il provvedimento di verifica di assoggettabilità a VIA nella veste di decreto direttoriale.
Dopo oltre un decennio di opposizione, restiamo con ansia in attesa di poter conoscere le motivazioni di merito assunte dalla CTVA, in quanto il parere positivo espresso dalla stessa al progetto in parola (produzione del pozzo Pergola 1 e realizzazione dell’area innesto 3 e dei relativi 8 Km di oleodotto) ricade in una situazione inedita e dai forti connotati di rischio e di emergenza sociale ed ambientale. Oltre 140.000 cittadini di 29 comuni della Basilicata – ivi incluso il capoluogo di Regione – rientranti nello schema idrico Basento-Camastra, stanno vivendo dallo scorso Ottobre una crisi idrica senza precedenti a causa dello svuotamento della diga del Camastra, di una forte e cronica dispersione dovuta ad una rete di distribuzione obsoleta e fatiscente, di una preoccupante e significativa riduzione delle piogge. Per affrontare tale crisi, il Presidente della Giunta regionale Bardi, nominato Commissario per l’Emergenza con Ocdpc n.1107 del 29.10.2024, al fine di poter garantire in emergenza il diritto all’erogazione di acqua potabile, ha individuato quale fonte di approvvigionamento le sorgenti Curvino, Betina, Decolla, Occhio, Santino e Santino Monaco, tutte in agro del Comune di Marsico Nuovo (quest’ultima posta nelle immediate vicinanze del pozzo Pergola1), avviandone la captazione.
Questa nuova situazione sottopone tali sorgenti e le aree circostanti ai nuovi e diversi vincoli normativi imposti dall’art.94 del D. Lgs 152/2006 (“Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano”) che prescrive: al punto 1 che “per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse” si individuino “le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto, nonché, all’interno dei bacini imbriferi e delle aree di ricarica della falda, le zone di protezione”; al punto 3 che “La zona di tutela assoluta è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni: essa, in caso di acque sotterranee e, ove possibile, per le acque superficiali, deve avere un’estensione di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e dev’essere adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio; al punto 4 che “ La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata” e che “nella zona di rispetto sono vietati l’insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività: apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell’estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica; stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose; pozzi perdenti; al punto 5 che “Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 4, preesistenti” ….. “sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza”
E’ imbarazzante, ma vero, che la Regione Basilicata debba ancora redigere ed approvare il Piano di Adattamento ai cambiamenti climatici; che debba redigere ed approvare definitivamente il Piano di Tutela delle Acque (cosa che avrebbe dovuto fare nel lontano 2008); che la stessa non disponga, a norma di legge, di uno strumento rigoroso di conoscenza dello stato di salute quali-quantitativo dei corpi idrici di cui la Regione dispone, rischiando che ogni ipotesi di utilizzo di sorgenti o falde superficiali e profonde possa essere frutto di scelte estemporanee, che potrebbero rivelarsi addirittura dannose per la salute dei cittadini e per l’ecosistema.
In attesa che l’Ente regionale si sappia dotare di un indispensabile strumento normativo ed operativo conseguenziale all’individuazione e perimetrazione delle Aree di Salvaguardia, con relative zone di tutela assoluta, zone di rispetto ristrette ed allargate, zone di protezione; considerato che tutte le captazioni ad uso potabile già effettuate o da effettuare, anche in fase emergenziale, devono vedere garantito il divieto di insediamento di centri di pericolo e l’allontanamento e messa in sicurezza di quelli preesistenti, ci si chiede come possa essere stato possibile ce la CTVA abbia rilasciato parere positivo al progetto di messa in produzione e collegamento, quando viceversa andrebbe effettuata con estrema urgenza la perimetrazione riguardante l’area del pozzo Pergola1, in cui sono già state effettuate captazioni ad uso potabile di sorgenti a rischio elevatissimo di inquinamento per possibili perdite di greggio nei processi estrattivi e nel percorso di trasporto fino all’area di innesto ed al Centro Oli di Viggiano.
In un contesto territoriale delicato e vulnerabile, in una zona ad altissimo rischio sismico di prima fascia (dove nel 1857 morirono circa 10.000 persone nel Comune di Marsico Nuovo e nella Val d’Agri a seguito di uno dei più forti eventi sismici italiani di tutti i tempi avente epicentro proprio nell’area di Pergola), con numerose grandi sorgenti, carsismo diffuso con fratture onnipresenti e circolazione di acqua sotterranea, in piena crisi idrica e climatica, riteniamo che sia inconcepibile e contrario anche al mero buon senso inserire centri di pericolo che rimarrebbero attivi per decenni e che, in caso di incidente riguardante l’oleodotto, potrebbero riversare tonnellate di petrolio fino alla traversa di Serre Persano.
E’ noto inoltre che negli stessi pozzi di estrazione di idrocarburi possono verificarsi perdite lungo il tratto perforato anche a grande profondità e che spesso esse non vengono neanche segnalate, in quanto, soprattutto per quelle riguardanti i liquidi, di difficile identificazione, con conseguente contaminazione della falda. Il rischio di inquinamento irreversibile delle sorgenti come Occhio, Santino Monaco, Curvino, Betina ed altre, corre in parallelo alla minaccia di devastazione del sistema carsico delle grotte di Castel di Lepre.
Non da ultimo, l’area del pozzo Pergola 1 è emblematica di una situazione di inquinamento certificato da ARPAB già nel 2015, in concomitanza dell’attivazione della procedura di VIA ministeriale. L’Agenzia regionale lucana certificava a Regione, Provincia, Comune di Marsico Nuovo, il superamento delle soglie massime consentite di sostanze presenti, quali berillio, cadmio, rame, idrocarburi pesanti.
Dopo ulteriori certificazioni e conferenze di servizio del 2015 e del 2017 (quando nel punto di campionamento piezometrico veniva appurato lo sforamento della concentrazione dei valori soglia – CSC – di ferro e manganese nell’acqua), l’allora sindaco di Marsico Nuovo si vide costretto ad emanare, il 22/02/2017, l’Ordinanza sindacale n° 23, avente ad oggetto il “Divieto d’uso della risorsa idrica delle acque sotterranee nel punto di campionamento PZA”. Il provvedimento sindacale, avente forza di effetto immediato; concepito per motivi di contingibilità ed urgenza, di divieto dell’uso delle acque sotterranee, nel punto di campionamento PZA, non è l’unico. Il 2 luglio 2021 il sindaco di Marsico Nuovo emise una seconda ordinanza, la n° 33 (albo n° 560), con cui si vieta (a tutt’oggi) l’utilizzo dei terreni per il pascolo, delle acque sotterranee e/o di ruscellamento, di raccolta e consumo di funghi, tartufi ecc.
In questo contesto di assoluto predominio degli interessi delle multinazionali estrattive, fa rabbrividire la sfacciata aporia tra la realtà di una politica nazionale e regionale accomodante e la retorica scomposta di una supposta tutela dell’ambiente e della salute, intesa quale valore fondante ed imprescindibile della vita civile e dell’azione pubblica, dove “la tutela dell’ambiente deve essere un obbligo assoluto proprio per i nostri figli e coloro che verranno dopo di noi a vivere in questa meravigliosa terra lucana”, come afferma in premessa del progetto esecutivo LucAS (Lucania-Ambiente e Salute) il Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Basilicata nonché Responsabile Esecutivo del progetto LucAS, dott. Michele Busciolano.
Per fortuna con questo programma pluriennale la Regione Basilicata si candida addirittura a diventare “modello” di studio e di buone pratiche per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia della salute. Abbiamo buoni motivi per dubitare sul perseguimento dei nobili fini annunciati, visto che LucAS è finanziato con un contributo di 25 milioni in 5 anni, nel quadro degli “accordi aggiuntivi” con Total, Eni, Mitsui e Shell, LucAS affronta le criticità ambientali della regione, con analisi e monitoraggi approfonditi in particolare delle aree a maggiore rischio. Ma fare sorveglianza, tutela ambientale e prevenzione primaria, vuol dire scientemente favorire ulteriori danni per poi fare ricerca accademica sugli effetti dannosi arrecati?
Invitiamo cittadine e cittadini, esponenti della stampa regionale, aderenti alle associazioni sindacali ed ambientaliste, amministratori ed amministratrici regionali, provinciali, comunali, a partecipare alla carovana umana (o passeggiata, se si preferisce), per verificare con i propri occhi la contraddizione tra salute ed ambiente, tra acqua pubblica tutelata e potabile e petrolio, ritrovandoci, domenica 23 febbraio, ore 9,30, nella seconda uscita “Pergola” di Marsico Nuovo della Statale 598, per una visita all’area del pozzo Eni “Pergola 1”, agli ingressi delle grotte di Castel di Lepre, quindi alle sorgenti di Santino Monaco.
Noi che viviamo il lutto del furto di territorio, di salute, di aria, di acqua, di democrazia; noi espropriate/i del diritto di poter decidere sulle nostre stesse sorti e sul futuro; noi che portiamo la morte nel cuore per l’impagabile perdita del nostro caro Peppe Di Bello, saremo insieme vestite/i di nero,
con al braccio la fascia rossa della lotta e della speranza, col sorriso di Peppe al nostro fianco, sui sentieri della contrada Pergola, a difesa delle sue sorgenti, delle grotte di Castel di Lepre, del diritto al Bene Comune, assetati di verità.