Garanzie occupazionali e salariali per lo stabilimento Stellantis di Melfi e l’indotto

17 febbraio 2025 | 17:06
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Garanzie occupazionali e salariali per lo stabilimento Stellantis di Melfi e l’indotto
Giuseppe Conte davanti ai cancelli di Stellantis

Questa mattina la segretaria generale della Cgil Basilicata Calamita e il segretario nazionale Lodi hanno incontrato il leader del M5s Giuseppe Conte davanti allo stabilimento Stellantis di Melfi insieme a una rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici

Questa mattina la segretaria generale della Cgil Basilicata Giorgia Calamita e il segretario nazionale Fiom Cgil Samuele Lodi hanno incontrato il deputato e leader del M5s Giuseppe Conte davanti allo stabilimento Stellantis di Melfi insieme a una rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici. La Fiom ha consegnato a Conte un documento nel quale si chiedono al governo nazionale garanzie occupazionali e salariali per lo stabilimento Stellantis di Melfi e l’indotto. “La crisi – è scritto nel documento – non possono pagarla i lavoratori. Diciamo basta alla cassa integrazione e chiediamo garanzie occupazionali e salariali. La Fiom Cgil ritiene necessaria la transizione ecologica e tecnologica, ormai non più rinviabile. È ora che il sistema delle imprese e il governo insieme alle parti sociali creino le condizioni per un vero confronto perché si creino le condizioni anche per il nostro paese di nuove sfide e opportunità, con un’attenzione specifica alle ricadute sul settore automotive. Bisogna garantire una transizione sostenibile che tuteli i livelli occupazionali e promuova il benessere delle persone, attrarre investimenti, sostenere l’innovazione e rafforzare la competitività, migliorando la condizione di vita dentro e fuori le fabbriche delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Per la Fiom “c’è un estremo bisogno di un piano industriale per l’Italia, perché fino ad oggi ci sono stati solo annunci, a partire da
quelli di Stellantis anche per lo stabilimento di Melfi. Nel 2025 l’azienda ha infatti confermato i volumi produttivi del 2024, pari a 165 mila vetture ipotetici contro la capacità produttiva di 400 mila dello stabilimento, con una notevole riduzione delle ore lavorative rispetto al 2024. Ciò sta producendo un aumento massiccio della cassa integrazione, per tutti i lavoratori dello stabilimento di Melfi e del suo indotto, con perdite salariali ormai insostenibili e con incertezza rispetto al futuro occupazionale. Chiediamo garanzie sulle prospettive future dello stabilimento di Melfi per tutte le famiglie e per l’economia della regione Basilicata, una crisi industriale complessa che dovrà necessariamente scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro. Al governo europeo, nazionale, regionale e a Stellantis chiediamo di promuovere azioni straordinarie, investimenti
perché la crisi non possono pagarla solo i lavoratori. Il piano industriale deve tenere conto di tutto ciò, le produzioni previste non sono sufficienti a garantire la tenuta del sito di Melfi, in particolare è necessario prevedere la produzione di modelli mass-market, quelli che trainano il mercato, parallelamente abbiamo bisogno di garanzie occupazionali.

Negli ultimi anni sono usciti migliaia di lavoratori che sono stati incentivati ad andarsene e non sono stati sostituiti. A tutt’oggi si continua con gli incentivi all’esodo, mentre chi resta è in cassa integrazione. A Melfi il rischio di deindustrializzazione è molto concreto. Nonostante il piano industriale che avrebbe dovuto prevedere la conversione alla produzione elettrica e la garanzia occupazionale, Stellantis non ha previsto modelli necessari a saturare gli impianti. Chiediamo – conclude il documento – che gli annunci restano tali se non sono inseriti nell’ambito di un piano industriale che ancora non c’è e che non può esserci se siamo ancora in assenza di un amministratore delegato che avrà il compito e la responsabilità di definire e di disegnare un vero piano industriale, i due ulteriori modelli ibridi non riusciranno a produrre volumi tali da saturare tutta la forza lavoro, ponendo sempre più anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro”.