“Fidanzatini di Policoro”, la madre di Luca Orioli chiede di riaprire le indagini: “abbiamo nuove prove”
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Luca Orioli e Marirosa Andreotta furono trovati morti a Policoro il 23 marzo 1988 nella villetta di lei
Torna di nuovo alla ribalta delle cronache la tragica vicenda della morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, tristemente noti come “I fidanzatini di Policoro”. La mamma del giovane universitario ritrovato cadavere la sera del 23 marzo 1988 in una villetta di Policoro, ha chiesto la riapertura del caso giudiziario. Olimpia Fuina, mamma dello studente deceduto in circostanze ancora tutte da chiarire, assistita dal penalista catanese, Antonino Fiumefreddo, ha chiesto alla Procura di Matera nuove indagini sul decesso dei due giovani.
L’inchiesta, più volte archiviata e riaperta, non è mai giunta ad un reale punto fermo. Dunque come sono morti i due giovani? Omicidio, folgorazione o inalazione di monossido di carbonio? Le cause del duplice fatto di sangue sono state attribuite ad un incidente riconducibile ad una improbabile fuga di gas smentita poi da diverse autorevoli perizie. Le prime indagini sono state chiuse assai frettolosamente dunque che cosa è accaduto davvero in quella villetta isolata di via Puglia? Si è parlato di false perizie, di contaminazioni della scena del crimine, di fotomontaggi in atti giudiziari e depistaggi da parte di periti e testi e non solo. Luca e Marirosa dovevano morire perché erano a conoscenza di segreti inconfessabili che avrebbero potuto destabilizzare i poteri forti della zona?
“Non mi sono mai arresa – afferma Olimpia Fuina – e in questi lunghi anni ho continuato a chiedere che si facesse un’indagine approfondita e libera. Luca è stato ucciso e non si è trattato di morte accidentale. Ci sono stati magistrati coraggiosi che lo hanno messo nero su bianco, come Luigi De Magistris, ed ancora investigatori e periti seri. Oggi è ancora possibile accertare la verità. Confido che non resistano più quelle impunità che in passato possono avere contribuito a rendere difficili le indagini. Lo dobbiamo a quei due ragazzi giovanissimi, che avevano la vita davanti, a mio marito, che fino all’ultimo respiro ha lottato per nostro figlio. Abbiamo indicato prove inedite e chiesto di escutere testimoni mai sentiti. Mi affido al coraggio di chi ha in mano ora le indagini, e alla incrollabile fede, non solo spirituale, ma anche negli uomini e le donne che portano la toga e che scongiuro di aiutarmi a rintracciare i colpevoli di quell’orrendo duplice delitto”. La mamma di Luca Orioli combatte da anni una battaglia faticosa e snervante alla ricerca della verità. Una verità ancora oggi scomoda per diversi personaggi assai noti e “potenti”. Un vero e proprio “cartello” che, negli anni, ha fatto di tutto affinché le famiglie delle due giovani vittime venissero private di quella giustizia a cui hanno diritto:
” Una vicenda incredibile – ha aggiunto l’avvocato Fiumefreddo – in cui depistaggi e falsità l’hanno fatta da padroni. Basti pensare al grande lavoro investigativo fatto da due ufficiali dei carabinieri e da un noto magistrato, poi tutti trasferiti, per rendersi conto di quella che era ed è la terribile verità che si nasconde dietro la morte dei due ragazzi. Riteniamo di aver dato gli spunti necessari affinché l’inchiesta possa essere riaperta e stavolta, attesi diversi fatti inediti e alcuni aspetti importanti mai approfonditi e che invece diventano basilari per scoprire quella tragica realtà negata per anni e anni…”.