Ditte esterne Stellantis, operai: “Siamo fantasmi, non ci vede nessuno”
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Lavorano per Assitec, Fada, Web, ditte che forniscono servizi di assistenza e Qualità. “Ora i servizi sono tutti in mano ai francesi di Trigo. Ci tocca sperare che ci assuma ‘il nuovo padrone’
Vivono come fantasmi: “Di noi non parla mai nessuno perché non siamo né Stellantis e neanche Indotto, siamo invisibili”, si dispera uno di loro. Sono un centinaio, forse più. Parliamo dei lavoratori delle ditte esterne che operano, anzi operavano dentro i capannoni di Stellantis a Melfi fino allo scorso anno. Le ditte a cui fanno capo un nome ce l’hanno. Sono Assitec, Fada, Web e altre che operano nel service provider, cioè fornitori di servizi da oltre 20 anni, a Stellantis, ma non solo, in tutta Italia.
FIGLI DI NESSUNO Tornando però nello specifico a Melfi e alla Lucania, molti di questi operai “figli di nessuno” (un centinaio) sono padri e madri costretti in passato anche ad andare in trasferta, a sopportare la carenza di diritti e la mancanza di rappresentatività sindacale pur di ricevere uno stipendio e tirare avanti la famiglia. “Da un anno anche i sindacati conoscono la nostra condizione – si apre una fonte all’interno di questa anomala galassia – il punto è che da quando è arrivata la Trigo, la scorsa estate, tutti i servizi che le nostre ditte fornivano a Stellantis sono finiti in mano a questa società francese”. L’aspetto più paradossale è che “per continuare a vivere e lavorare si deve solo sperare che la nuova ditta, quindi ‘i nuovi padroni’ (Trigo, ndr) si ricordino di chi come noi ha esperienza in questo settore”. È tanta la paura di rimanere a casa, con un pugno di mosche in mano. “Ora siamo da poco tempo in Cassa integrazione, ma sul futuro nessuno sa cosa accadrà, dire che siamo disperati è poco. Siamo giovani e con famiglie da crescere”. Una condizione di disperazione e di bisogno che porta a non sbilanciarsi, a rimanere in penombra. “Dopo 20 anni in cui abbiamo accettato tanti compromessi pur di sopravvivere, ora siamo a un punto di non ritorno, ci tocca sperare che la Trigo voglia assorbirci”. Una strana e desolante condizione, a cui fa da contorno il contesto sociale in cui si vive. “Vivendo in questa terra non hai possibilità di trovare altro lavoro, ti resta solo la forza della disperazione, devi appigliarti a qualsiasi cosa, pur di rimanere a galla, specie se hai mutui e altri impegni da onorare”.
AMMORTIZZATORE FAMILIARE Scendiamo più a fondo. “Spesso in questi anni – ci svela l’operaio – visto che gli stipendi non sono simili a quelli dei colleghi metalmeccanici, per sopravvivere ci siamo appoggiati a genitori, suoceri, piccoli aiuti per andare avanti e far quadrare i conti”. Ed ecco il lato umano e sociale che emerge, nudo e crudo. Chi ha fame è disposto a tutto pur di non lasciare la famiglia a digiuno. “Ecco perchè in questo momento è difficile spiegare come ci sentiamo – aggiunge la fonte – siamo appesi, sull’orlo di un burrone, anzi siamo già con un piede dentro il burrone”. E forse è il momento che anche l’opinione pubblica, il mondo sindacale (ove non lo sappia) prenda coscienza di questa galassia a parte, che vive con diritti più che dimezzati, per non dire nulli. È necessario che si apra, in modo trasparente, una ‘vertenza’ anche per loro. “Finora di noi non ha parlato nessuno – rincara la dose la nostra fonte – anche gli altri operai Stellantis ci hanno sempre visti come alieni, ma esistiamo e questo è il momento più difficile, perché rischiamo di scomparire nell’indifferenza generale”.