A proposito di Cappuccetto rosso, Pittella e dell’articolo 32

“Parlano di sanità e nemmeno si accorgono o vogliono accorgersi che stanno parlando di un corpo in putrefazione, nonostante la forza di chi continua a crederci e a resistere e a mantenere a galla la baracca”
Di seguito la nota di Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali Lucani, sulla sanità in Basilicata e le dichiarazione del presidente del Consiglio regionale, Marcello Pittella
“Diciamocelo: Marcello Pittella che parla di Servizio Sanitario ricorda il lupo della favola di Cappuccetto Rosso. Parlano di sanità e nemmeno si accorgono o vogliono accorgersi che stanno parlando di un corpo in putrefazione, nonostante la forza di chi continua a crederci e a resistere e a mantenere a galla la baracca. Il nostro urologico presidente farebbe bene, di tanto in tanto, a ricordare a se stesso che, quando poteva e doveva, non ha di certo eretto barricate per difendere l’articolo 32 della Costituzione e far sentire la sua voce sui tavoli che contano. Di certo nulla ha fatto per difendere le peculiarità lucane. No, ho sbagliato, qualcosa l’ex presidente la fa: più o meno ogni quinquennio torna sul tema dell’Ospedale unico del lagonegrese, con un bel convegno denso di parole che non si trasformano mai in fatti. Improvvisamente risvegliatosi dal letargo e dopo le fatiche di Ercole dello spoil system, l’uomo che sussurrava alle preferenze adesso ci parla di sanità accreditata.
È preoccupato il povero Pittella e quindi piange, lancia strali e propone tavoli, manco la Regione fosse una falegnameria. No, che avete capito? Mica è preoccupato per quel che si affermava il 19 settembre 2023 in un congresso della Anaao Assomed: “Da molti anni il SSN convive con una condizione di sottofinanziamento pubblico che ci ha reso ‘il primo dei paesi poveri’ nel confronto internazionale, minando le fondamenta dell’universalismo egualitario su cui si regge il diritto alla salute. Invertire potentemente questa condizione di impoverimento strutturale, tecnologico e professionale è il presupposto necessario e prioritario di qualsiasi riforma di sistema che altrimenti sarebbe l’ennesimo libro dei sogni che diventano incubi nel buio del razionamento”. Tanto meno è preoccupato per le liste d’attesa, per medici e infermieri che lavorano in condizioni impossibili, ad iniziare da coloro che si occupano dell’emergenza urgenza. No, il nostro eroe, che a volte veste egregiamente i panni del Robin Hood al contrario, giusto o sbagliato che sia, si preoccupa dei denari che il privato accreditato dovrebbe restituire a seguito di due sentenze del Tar. Povero Presidente, come soffre. Soffre quasi quanto quei lucani che non potendo metter mano al portafogli devono rinunciare alle cure, o curarsi e rinunciare a mangiare. Che volete farci, questi i dati Istat, Eurostat, Caritas, ecc. ecc. non li leggono. Loro vivono in un’altra dimensione, quella in cui si organizza una sorta di notte degli Oscar per distribuire premi in base a non si sa quali meriti.
Presumo, ahimè, che il nostro Presidente, assunto di recente come urologo della Asp, non sappia e di certo nulla ebbe a fare quando in Italia si riduceva a carta straccia il DM 70/2015. Anche in questo caso qualche buon ammaestramento lo si poteva trarre da quanto ebbe a scrivere Quotidiano Sanità nel febbraio 2019: “Lo standard previsto dal DM 70/2015, il più basso in Europa, è ulteriormente peggiorato. Tra acuti e lungodegenza mancano quasi 15mila posti letti per rispettare il parametro imposto dal DM di 3,7 posti letto per 1000 abitanti. E intanto continuano le lamentele dei cittadini per il protrarsi delle lunghe attese sulle barelle dei Pronto Soccorso in attesa di un posto letto”. Il bello (si fa per dire) è che il DM in oggetto collocava l’Italia agli ultimi posti in Europa per ciò che concerne il rapporto posti letto ogni 1000 abitanti. La cosa davvero esilarante è che l’articolo citato si chiude cosi: “E la carenza di posti letto in questi giorni di picco influenzale accentua ancora di più la gravità della situazione per la sospensione degli interventi chirurgici programmati e per riservare di necessità i posti letto ai ricoveri urgenti. Con tutti i disservizi e le disfunzioni legate ai ricoveri in aree specialistiche inappropriate”. Un articolo scritto da medici che a me racconta tante cose. Racconta, ahimé, di una lenta erosione di quel diritto alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione. Viviamo in un Paese dove 4,5 milioni di persone son costrette a rinunciare alle cure. Cittadini con la pensione al minimo, gente (ormai tanta) che vive in povertà relativa o assoluta. La verità è che la sanità dovrebbe tornare ad essere sistema e magari occorrerebbe interrogarsi sul ruolo dei Medici di Medicina Generale e sulla necessità di avere un Assistenza Domiciliare degna di questo nome e investire in Assistenza Domiciliare Integrata. Di tanto in tanto ricordate a voi stessi quel: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Il Servizio Sanitario è nato per questo e non per essere utilizzato come serbatoio di voti e clientele.