Su Bonaventura Postiglione e i suoi eredi non ci sono più alibi

25 gennaio 2025 | 15:22
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Su Bonaventura Postiglione e i suoi eredi non ci sono più alibi
Foto di repertorio (Agr)

L’inchiesta del giornalista Leo Amato sul Quotidiano del Sud cristallizza una verità storica con cui politica, istituzioni e ingenui cittadini dovranno fare i conti

Dopo l’interessante inchiesta di Leo Amato pubblicata oggi sul Quotidiano del Sud, molti esponenti ed ex esponenti delle istituzioni non hanno più alibi. Se qualcuno pensava di farla franca con il solito “non sapevo”, adesso sa. Parliamo del profilo “giudiziario” di Nino Postiglione, più o meno noto e molto taciuto da chi avrebbe dovuto usare più cautela nell’intitolazione di spazi pubblicial presunto e già smentito “pioniere delle radio private”.

Il giornalista Leo Amato elenca, documenti alla mano, anche attraverso le cronache giornalistiche del tempo, tutte le vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’uomo “generoso, carismatico e rispettoso delle regole” come scrive il sindaco di Potenza nella delibera di approvazione dell’intitolazione del Belvedere della città a Bonaventura Postiglione.

La questione dunque non è solo politica, ossia la candidatura alle elezioni regionali nel 2000 del presunto eroe delle radio private in una lista legata a Forza Nuova: su questo punto si sono già scatenate le forze politiche e sociali di sinistra e democratiche, nel silenzio di alcuni alti esponenti del Pd e di molti sindaci distratti. Porre l’accento sulla storia giudiziaria di Bonaventura Postiglione, come ha fatto oggi il Quotidiano, apre un fronte di domande a cui nessuno può più sottrarsi. Tranne Giuseppe Postiglione che continua a non rispondere alle nostre domande e la cui storia giudiziariae cultura fuffantista almeno quelle, dovrebbero essere note a tutti.

Vi invitiamo a leggere il Quotidiano del Sud di oggi. Tuttavia, per capirci dobbiamo rilanciare alcuni passaggi contenuti nell’inchiesta di Amato. Chi era Bonaventura Postiglione? Secondo le informative della Squadra Mobile dell’epoca, siamo nel 2010, l’ex patron di Radio Potenza Centrale aveva diversi precedenti penali: “omicidio colposo, reati contro la persona, emissioni di assegni a vuoto, danneggiamenti, falsi in genere, appropriazione indebita…”

Dunque saremmo in presenza non soltanto di un ex candidato legato a una forza politica neofascista, ma anche di un personaggio con diversi precedenti penali. A questo punto, tutti coloro che hanno allegramente dedicato piazzette, sale, parchi giochi per bambini a un discusso personaggio dovrebbero avere il buon senso e la decenza di annullare tutto. Perché ormai non si tratta soltanto di una “maxi-truffa toponomastica”, ma, come abbiamo più volte scritto di una pericolosa saldatura tra “il silenzio delle istituzioni e la verità storica.” Un silenzio tutti da chiarire.

Agli esponenti dei partiti politici e delle istituzioni che hanno recitato la commedia al Gran Galà della fuffa, l’opinione pubblica chiede con forza spiegazioni. Vito Bardi, Vito De Filippo, Roberto Speranza, Marcello Pittella, Angelo Chiorazzo, Salvatore Caiata, Mario Polese, Maddalena Fazzari, Ivana Pipponzi, Vincenzo Santochirico, Francesco Somma, Antonio Nicoletti, Donato Ramunno, Francesco Giuzio, Vincenzo Telesca, Salvatore Margiotta, alcuni esponenti delle forze dell’ordine, e tanti altri: perché il 23 dicembre scorso eravate pappa e ciccia con gli eredi di Bonaventura Postiglione? Perché avete elogiato una figura totalmente inventata e assolutamente diseducativa? Perché avete accolto l’invito dei suoi discussi e discutibili eredi? Se ci siete cascati da ingenui fringuelli è evidente che non siete all’altezza delle cariche e degli incarichi che ricoprite. Se, al contrario, sapete benissimo con chi avevate e avete a che fare siete complici di pagine oscure e indegni della fiducia dei cittadini. I lucani non si lascino incantare dalle favole. Ormai è chiaro: solo chi occupa posizioni di potere può, per fessaggine o per cinica convenienza, credere alle fiabe. Sia nell’uno che nell’altro caso dovrebbero dimettersi tutti.  C’è bisogno di aria nuova, pulita, che lasci respirare finalmente i polmoni della democrazia in questa povera regione ricca di speranze.

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