Stellantis Melfi: Vuoi lavorare? Togliti le limitazioni
Il ‘sottile’ ricatto a cui sarebbero sottoposti molti lavoratori con patologie maturate dopo anni in fabbrica. Tante lamentele anche per una “selezione naturale” sulla linea che salverebbe solo “capi e amici”
“Dovrebbero essere loro a trovarci una collocazione visto che le limitazioni a fare alcune operazioni derivano anche da anni sulla linea, e invece…”. E invece in questo nuovo anno, alla Stellantis di Melfi, sotto traccia, si sentono storie che fanno a pugni con la dignità. Dalle ‘liste verdi’ dei privilegiati e benvoluti dal capo, alle rotazioni che non funzionano e finisce che lavorano quasi sempre gli stessi. Ma l’ultima barriera che pare essere stata infranta toccherebbe i più fragili. Parliamo della velata pressione, quel sottile ‘ricatto’ a cui sarebbero sottoposti numerosi lavoratori con limitazioni. Parliamo di quella schiera di operai che in 30 anni di fabbrica hanno sviluppato limitazioni, derivanti cioè da tunnel carpali, tendiniti, patologie oncologiche, interventi subiti, solo per citane i più frequenti, ma anche altre patologie che non consentono loro di muoversi sulla linea come avrebbero potuto fare negli anni migliori.
Dovrebbe esserci una rotazione sulla linea, anche quando il lavoro è poco e dovrebbero lavorare anche gli Rcl, (lavoratori a ridotte capacità). Ma visto che negli ultimi tempi le ore e le giornate sono sempre meno, ecco partire i ‘sottili’ ricatti. “Mi ha detto un capo che se voglio lavorare devo togliermi le limitazioni, cioè devo poter fare tutte le postazioni, senza alcuna preclusione, ma come faccio se alcuni movimenti non posso più farli..?”. E ancora: “Quando ho fatto presente questi problemi, allora mi è stato detto che potevo starmene tranquillamente a casa, in Cds (Cassa Integrazione, ndr), e con salario inferiore”. “Ed è questo che mi pare assurdo – ribadisce il lavoratore – dovrebbero essere loro a trovarci una collocazione, e invece non lo fanno, quindi siamo costretti a non andare al lavoro”.
Sullo sfondo ci sarebbe una ‘selezione naturale’ con cui la multinazionale vorrebbe da un lato vedere fuori chi non ha più le capacità fisiche degli anni d’oro, e dall’altro capire se qualcuno in questi anni non abbia esagerato con il ricorso alle limitazioni. Le quali limitazioni, però, passano pur sempre sotto il controllo aziendale attraverso la sorveglianza sanitaria e il medico competente. Ma è un sottobosco complicato, e che mai come in questo caso pare però andare contro il lavoratore già alle prese coi suoi problemi fisici. “Non è possibile che per fare qualche giorno di lavoro, e non stare in Cassa perennemente, un operaio debba fare anche movimenti rischiosi per la sua salute già precaria. Non è giusto”. Una battaglia per fare qualche giorno sulla linea, prendere qualche pugno di euro in più, ma col rischio di inasprire patologie già presenti. Una ‘selezione naturale’, quindi, che appare “avvilente”.
Selezione naturale? Ma a non passarsela bene, di questi tempi, sono anche i lavoratori senza alcuna limitazione. Pare addirittura che in alcuni reparti i capi abbiano agglomerato accanto a loro piccole schiere di ‘amici’, alcuni anche ex team leader da poco traslocati sulla linea, i quali, seppur parzialmente demansionati, avrebbero almeno il vantaggio di lavorare quasi sempre. “Nel mio reparto c’è chi come me non lavora da un mese e mezzo e chi invece questo mese farà 6 giorni lavorativi, ma vi pare giusto?”, ci confessava proprio nei giorni scorsi un lavoratore del Montaggio parecchio amareggiato per come stanno andando le cose. In barba alla “rotazione per tutti”, che dovrebbe essere la parola d’ordine nei momenti di crisi, cioè parliamo di oggi e probabilmente di buona parte del 2025. Eppure, pare di intuire, c’è sempre chi è più fortunato, o ha il ‘compare’ (si fa per dire) collocato nel posto giusto.