Spesa sanitaria, in Basilicata oltre 50milioni di disavanzo nel 2023
Uil commenta il Rapporto del Mef: evidenzia un trend di crescita, accompagnato da importanti disparità regionali, da inefficienze strutturali e da una distribuzione non sempre ottimale delle risorse
L’analisi della spesa sanitaria contenuta nell’undicesimo rapporto del MEF (Ministero Economia e Finanza) evidenzia un trend di crescita, accompagnato da importanti disparità regionali, da inefficienze strutturali e da una distribuzione non sempre ottimale delle risorse. E’ il commento della Uil Basilicata in una nota a firma congiunta dei segretari regionali confederale Vincenzo Tortorelli e UilFpl Antonio Guglielmi.
Secondo il Rapporto il disavanzo della Regione Basilicata nel 2023 si è attestato a 50,4 milioni; nell’anno precedente ammontava a 14 milioni. Inoltre, si calcola in oltre 20 milioni di euro la spesa diretta dei lucani per curarsi con un incremento annuo del 4,5%. Quanto alla composizione della rilevazione della spesa sanitaria privata per tipologia di spesa, nel 2023, le spese per visite specialistiche ambulatoriali ed interventi, in linea con gli anni precedenti, continuano ad avere un peso prevalente (47%) sul totale della spesa sostenuta dai privati. Anche per l’anno 2023, tra l’altro, la rilevazione della spesa sanitaria privata per visite specialistiche ambulatoriali ed interventi chirurgici proviene prevalentemente da medici odontoiatri (pari a circa il 28,5%). Ancora, la spesa farmaceutica in Basilicata passa da 124,6 milioni del 2022 a 141,9 milioni del 2023 e nel periodo 2014-2023 registra un incremento medio annuo del 5,7%. Nell’ultimo anno la crescita è stata invece a doppia cifra (+13,9%). L’Assistenza medico-generica da convenzione registrava una spesa di 82,7 milioni nel 2022 ed è scesa a 78,1 milioni nel 2023; Altre prestazioni sociali in natura da privato: la spesa è aumentata da 175,5 milioni del 2022 a 182,5 milioni del 2023.
Innanzitutto per la Uil si pone il problema del metodo di confronto: abbiamo appreso dell’incontro dell’assessore regionale alla salute, Cosimo Latronico, col direttore generale, Domenico Tripaldi, e i direttori generali delle aziende sanitarie regionali. Come sindacato siamo sempre in attesa di un Tavolo specifico con al centro l’aggiornamento del Piano Sanitario Regionale che è una necessità. Senza un piano organico di riassetto del sistema si rischia di applicare soluzioni tampone, mentre cresce l’insoddisfazione dei cittadini.
Per la Uil è essenziale razionalizzare le risorse e garantire una gestione efficiente, per ridurre sprechi e migliorare il servizio sanitario in modo omogeneo sul territorio nazionale. Le principali criticità riguardano l’aumento sproporzionato di alcune voci di spesa, come la farmaceutica ospedaliera, che non sempre corrisponde a un reale miglioramento del servizio. Le disuguaglianze territoriali spingono molte persone – come si ripete da anni in Basilicata – a migrare verso regioni con sistemi sanitari più sviluppati, aggravando il divario tra nord e sud. È necessario riequilibrare il finanziamento regionale – sottolineano Tortorelli e Guglielmi- utilizzando criteri standardizzati e garantire incentivi economici per attrarre professionisti della salute nelle aree meno servite. Inoltre, andrebbero rafforzate le strutture sanitarie locali per ridurre la necessità di emigrazione sanitaria. La carenza di personale rappresenta un ulteriore limite alla capacità del SSN di rispondere alle esigenze della popolazione. È fondamentale stabilizzare i contratti precari e promuovere nuove assunzioni, specialmente nei settori più critici. Le risorse del PNRR potrebbero finanziare programmi di formazione mirati e percorsi di specializzazione per colmare le lacune. Per aumentare l’efficienza, la digitalizzazione del sistema sanitario deve essere potenziata, con investimenti nelle infrastrutture tecnologiche e nella telemedicina. Soluzioni innovative, sviluppate anche tramite partnership pubblico-private, possono migliorare sia la gestione che la qualità del servizio, mantenendo però il controllo pubblico sulle prestazioni essenziali. Un uso più efficiente delle risorse potrebbe frenare l’emigrazione sanitaria, migliorare la qualità delle cure e aumentare l’occupazione.
Razionalizzazione della spesa e riduzione degli sprechi. Le componenti di spesa come la farmaceutica ospedaliera e i dispositivi medici mostrano una crescita significativa, che, però, non sempre si traduce in un miglioramento proporzionale del servizio sanitario. Per provare ad applicare delle soluzioni si potrebbe implementare un sistema di controllo della spesa basato su tetti prefissati, come già avviene per farmaci e dispositivi medici, ma con una verifica più trasparente e condivisa con i lavoratori del settore e investire in piattaforme digitali e sistemi avanzati di monitoraggio, come il Sistema Tessera Sanitaria, per identificare inefficienze e sovrapposizioni.
Emigrazione sanitaria. Le disuguaglianze territoriali e il sottoutilizzo di strutture nel Sud Italia continuano a incentivare i cittadini a cercare cure altrove, aggravando il divario nord-sud. Per questo è importante riequilibrare il finanziamento dei Servizi Sanitari Regionali utilizzando i costi standard come metodologia primaria, per assicurare pari opportunità di accesso alle cure su tutto il territorio e incentivare i professionisti della salute a lavorare nelle aree carenti, attraverso politiche salariali mirate e programmi di formazione dedicati. Aumento occupazionale nel settore sanitario La carenza di personale, specialmente in settori chiave come infermieristica e assistenza specialistica, limita la capacità del SSN di rispondere alle crescenti esigenze della popolazione. In questo campo appare opportuno stabilizzare i contratti precari e ampliare le assunzioni, con un focus su medici, infermieri e tecnici specializzati e integrare risorse del PNRR per finanziare borse di studio e percorsi di specializzazione.
Efficienza e innovazione. Sebbene la digitalizzazione sia in aumento, ci sono ancora ritardi nell’adozione di soluzioni tecnologiche moderne, che potrebbero migliorare la gestione sanitaria. Per questo sarebbe opportuno: potenziare le infrastrutture digitali del SSN per migliorare l’accessibilità e il monitoraggio dei dati clinici e incentivare partnership pubblico-private per sviluppare tecnologie innovative, mantenendo il controllo p pubblico sulle prestazioni essenziali.