Potenza, Smaldone dal ruggito elettorale al silenzio

10 gennaio 2025 | 16:22
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Potenza, Smaldone dal ruggito elettorale al silenzio
Pierluigi Smaldone

“Il presidente del Consiglio comunale non dice nulla su affidamenti di Capodanno e intitolazione del Belvedere di Montereale”

Di seguito il comunicato stampa dell’’Associazione Potenza “non” Ritorna 2029

Esattamente un anno fa ascoltavamo il neo Robespierre Pierluigi Smaldone, ora presidente del consiglio comunale, nei suoi quotidiani videomessaggi rivolti alla cittadinanza, predicare la necessità di un radicale cambio d’approccio nella gestione e nell’amministrazione della Cosa pubblica. Dalla necessità della rimozione dell’autovelox di Varco d’Izzo, oggi sconfessata, agli accorati appelli rivolti ai giovani potentini a restare nella propria città di origine, portando addirittura il proprio personale esempio. Sicuramente virtuoso esempio aver rinunciato ad una certa e brillante prospettiva di realizzazione professionale, in una regione dalle “mille opportunità” come è la Basilicata, per dedicarsi a tempo pieno alla politica, ma veniamo ai fatti.

Il progetto di “Potenza Ritorna”, lista civica creata da Smaldone per “rovesciare il sistema”, aveva risvegliato in tanti passione sopita e voglia di un radicale cambio di approccio amministrativo. Il presidente Smaldone predicava urbi et orbi un modo nuovo di far politica, senza compromessi, senza svendite a ribasso, senza interessi personali o di logiche familistiche, mettendo al primo posto Potenza. Un modo nuovo di amministrare, con un approccio che non perdesse mai di vista l’interesse comune e con un postura diritta rispetto alla vecchia logiche. Dopo pochi mesi del suo insediamento il presidente da “picconatore” del sistema è divenuto funzionale al sistema, appare improvvisamente silente, tanto che molti cittadini, non vedendo i suoi accorati appelli via social si sono preoccupati seriamente.

Appurato l’ottimo stato di salute di cui gode, è legittimo, però porre a lui e ai suoi sodali presenti nell’amministrazione comunale, il fido assessore ai lavori pubblici ed al condono, Enrico Torlo, ed all’obbediente consigliere Giuliani, qual è la loro posizione su importanti vicende che stanno dividendo la cittadinanza potentina. All’assordante silenzio di alcuni amministratori e dirigenti del Pd si unisce uno strumentale atteggiamento ponziopilatesco proprio di chi predicava ogni giorno un radicale cambiamento, fatto di trasparenza e coraggio, slegato dalle solite logiche di bandiera e interesse. Non solo nessun videomessaggio “pirotecnico” da parte del presidente, ma neanche uno stringato post sussurrando a “bassa voce” e con tono sommesso sui social.

Nessuna considerazione sui “festeggiamenti di Capodanno”, che non si sono limitati ai tradizionali fuochi d’artificio, ma hanno riguardato affidamenti distribuiti quasi come se fossero “ticket elettorali”. Affidamenti ad amici degli amici, al centro delle polemiche, privilegiando ancora una volta le logiche della filiera corta, fatta da sistemi di relazione diretta, mortificando professionalità e competenze di quelle centinaia di ragazze e ragazzi che l’ex giacobino Smaldone invitava a restare a Potenza, prima della metamorfosi in funzionario istituzionalizzato. Una prassi un tempo non molto lontano fortemente stigmatizzata dal “riccioluto” presidente e dai suoi sodali durante la campagna elettorale, ma evidentemente avallata dopo la comoda seduta sulla poltrona di pelle, una vicenda che se non fosse grottesca sarebbe un ottimo slogan pubblicitario per la nota marca Poltrone e sofà.

Anche la recente discussione sulla nuova toponomastica del Belvedere di Montreale, al di là dell’opportunità o meno, avendo i cittadini di Potenza altri problemi da risolvere, vede completamente assente dal dibattito il terzetto smaldoniano, che non proferisce parola neanche dopo l’intervento a gamba tesa del leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, neofascista convinto, sostenitore di idee fuori dall’alveo costituzionale, per capirci lo stesso dell’assalto alla Cgil. Dimenticanza o tatticismo? Quando in campagna elettorale, a questo punto lecito pensare solo per convenienza, si dichiaravano antifascisti e chiedevano voti al mondo associativo progressista e antifascista e alla stessa Cgil. Rimanere silenziosi (anche) in tale vicenda con forte equivoco sul rispetto dei valori costituzionali che molti mettono in discussione proprio per la vicinanza a forze estreme come Forza Nuova, è davvero troppo. Chi fa politica non può viver tra “color che son sospesi”, capiamo che “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, ma da chi ruggiva come un leone ci aspettavamo almeno un afono miagolio. L’Associazione Potenza “non” Ritorna 2029