Pensioni sempre più povere in Basilicata

30 gennaio 2025 | 15:49
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Pensioni sempre più povere in Basilicata

Summa (Spi Cgil): “A fronte di un lavoro sempre più precario avremo pensioni sempre più povere e ciò è vero ancora più nel Mezzogiorno e in Basilicata”

“Il lavoro e il sistema previdenziale sono sempre più connessi. A fronte di un lavoro sempre più precario avremo pensioni sempre più povere. È ciò è vero tanto più nel Mezzogiorno e in una regione come la Basilicata, dove il Pil è addirittura arretrato rispetto alle altre regioni del Sud. Per questo la battaglia della Cgil per cancellare la precarietà è la stessa per cambiare il sistema previdenziale”. Lo ha detto il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata all’incontro “Lavoro e pensioni” promosso dallo Spi Cgil in collaborazione con la Cgil Basilicata e il patronato Inca Cgil. Al seminario rivolto ai pensionati e alle pensionate, ai delegati e alle delegate, oltre che agli operatori e alle operatrici Inca, sono intervenuti anche il segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega, il segretario generale della Cgil di Potenza Vincenzo Esposito, il responsabile Previdenza Cgil nazionale Ezio Cigna, il segretario Spi Cgil nazionale Lorenzo Mazzoli e il direttore Inca Basilicata Angelo Mecca.

“Il sistema previdenziale contributivo attuale – ha detto Summa – genera problemi di natura sociale se stiamo nella curva del lavoro precario e del part time involontario, perchè chi ha un lavoro povero oggi avrà pensioni poverissime domani. Ne abbiamo discusso a Potenza perché la questione si inserisce nei temi attorno ai quattro questioni referendari sul lavoro per l’abolizione del Jobs Act e del licenziamento senza giusta causa e il superamento della precarietà connessa alla casualità sui tempi determinati. Questioni importantissime che hanno effetti diretti sulle pensioni, le quali sono la fotografia del mercato lavoro. Continuando con la precarietà del lavoro rischiamo di non avere più un sistema previdenziale pubblico, che ha un costo di 347 miliardi: una parte, la meno prevalente, deriva dai contributi dei lavoratori e una parte è tutta fiscalità. E con il lavoro che cambia è evidentemente che la base imponibile sarà sempre più ristretta e il sistema previdenziale pubblico sarà messo in discussione”.

Per Summa “alla lotta all’evasione e alla tassazione dei profitti va aggiunta quindi quella della modifica della legge Fornero, che stigmatizza le strutture del sistema contributivo: non c’è più un sistema di solidarietà se la pensione viene rivaluta sulla base di un coefficiente che è lo stesso per tutti. È inaccettabile che sotto una certa soglia, non si abbia diritto alla pensione. Se già c’è un limite relativo all’età anagrafica, perché imporre questa ulteriore discrezionalità per prendere la pensione? Ciò significa che il diritto alla pensione sarà negato e i contributi di chi ha lavorato una vita da precario andranno ad arricchire le pensioni già alte. A rischio è l’esistenza stessa della previdenza pubblica. Per questo motivo – conclude – come Cgil insistiamo sull’istituzione della pensione di garanzia per giovani perché diversamente il sistema previdenziale pubblico salterà come sta saltando la sanità pubblica con il finanziamento di quella privata”.