La retorica sull’acqua non fa bene alla Basilicata
Quell’indignazione che assomiglia alla solita lagna inconcludente a copertura delle malefatte del passato
Acque del Sud S.p.A. sollecita per l’ennesima volta Acquedotto Lucano e il Consorzio di Bonifica a consegnare la fidejussione bancaria “a prima richiesta” come previsto dalla nuova convenzione di fornitura. In caso contrario la minaccia è l’interruzione della fornitura. La “notizia” apparsa su un giornale locale ha allarmato qualche politico di opposizione e qualche sigla sindacale. Il polverone è pronto per essere sollevato, come al solito senza fare chiarezza fino in fondo. L’articolo 21, comma 11 del decreto legge 201 del 2011, modificato dal Decreto-legge del 22/04/2023 n. 44 Articolo 23 è chiaro: “Tutti i contratti di fornitura idrica del soppresso Ente (Eipli, n.d.r.) sono trasferiti alla società Acque del Sud Spa e sono rinnovati entro i successivi centoventi giorni con l’inserimento di una clausola di garanzia a prima richiesta a carico dell’utente.” Evidentemente coloro che si indignano oggi, non conoscono la norma. E avrebbero dovuto indignarsi e opporsi al momento dell’approvazione della modifica al decreto voluto da Mario Monti.
Dunque, la notizia della lettera inviata da Decollanz ai due Enti non dovrebbe suscitare allarme, ma pentimento. Ed è chiaro che la fornitura non sarà interrotta in alcun modo. Perché il pentimento? Perché la classe politica e dirigente lucana ha combinato un disastro in questi 30 anni con la gestione dell’acqua. Quindi la responsabilità della cessione dei nostri invasi e delle nostre dighe al governo centrale è anche nostra. La nuova Società, di fronte agli enormi crediti non incassati da ex Eipli e da AL e agli enormi debiti verso AL di Consorzi e aziende che non pagano l’acqua fornita, non può non allarmarsi.
In base a un documento ufficioso relativo all’anno 2023 che noi abbiamo già pubblicato con questo articolo, a non pagare AL sarebbero stati i cosiddetti grandi utenti: quelli con bollette da oltre 10mila euro, le aziende controllate dalla Regione e i Comuni. Una quota consistente avrebbe riguardato i Consorzi Industriali e i Consorzi di Bonifica. Nel complesso, i crediti verso i Consorzi relativi alle forniture idriche ammontavano, secondo quel documento, alla data del 31 dicembre 2023, a 28.917.063 euro. E infine, ma non per ultima, c’era la massa definita “altri utenti”: 80 milioni di euro di crediti accumulati in 10 anni. Ora non sappiamo qual è la situazione oggi. Tuttavia ci sono due aspetti da considerare. Il primo è che la “garanzia a prima richiesta” è prevista dalla legge, il secondo è che quella richiesta sarebbe giustificata dalle condizioni “precarie” di AL e dal rischio che una parte dei crediti siano o si trasformino in “insolvibili”.
A noi la nascita di Acque del Sud, conseguenza anche della soppressione ancora tutta chiarire dell’Eipli, su cui proveremo a dire la nostra con un’altra inchiesta, non è piaciuta sin dall’inizio e l’abbiamo criticata abbondantemente con argomenti che riteniamo fondati. Dunque, a scanso di equivoci, non giustifichiamo la Società amministrata da Decollanz, ma per onestà intellettuale dobbiamo ammettere che l’amministratore unico di Acque del Sud S.p.A. fa il suo mestiere. Un mestiere che a noi non piace: si va verso la privatizzazione. E non vorremmo che a frittata fatta i soliti noti pensassero di risolvere la questione con le chiacchiere e la lagna. Neanche ci piacciono, appunto, i soliti polveroni che non risolvono i problemi, ma li nascondono sotto il tappetocon l’unico scopo di strumentalizzare ogni circostanza per vendere fumo ai lucani. Gli allarmismi di oggi sono il frutto della interessata sonnolenza e dei pasticci di ieri. La memoria è importante, ma a quanto pare a nessuno conviene scomodarla. E’ banale: per evitare problemi è sufficiente amministrare bene la cosa pubblica.
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