La politica lucana dei rutti retorici

Il Giorno della Memoria banalizzato dalle chiacchiere a vuoto
“…è alle nuove generazioni che dobbiamo guardare, educandole allo studio e all’approfondimento, lontane dal pensiero veloce o dalla seduzione dell’indifferenza… il valore della libertà, della dignità e del rispetto reciproco…La libertà e la democrazia vanno nutrite giornalmente, e sono concetti che vanno spiegati quotidianamente soprattutto ai ragazzi.” Mi fermo qui, anche se il fraseggio è abbondante.
Sono esemplari affermazioni estrapolate dai discorsi di oggi, giornata della memoria, di alcuni politici lucani. Certo, estrapolate dal contesto, ma significative della retorica che caratterizza la politica. Come si può parlare di valori, di dignità e di rispetto reciproco, di democrazia, di educazione, di indifferenza rivolgendosi alle nuove generazioni? Quale autorevolezza esprime nei confronti dei giovani chi ha coltivato il clientelismo e il nepotismo. Perché i ragazzi dovrebbero ascoltare e interiorizzare le belle parole di chi si fa beffa della Costituzione e della dignità delle istituzioni? Certo, le belle parole sono pronunciate da rappresentanti di alte istituzioni. E in questo caso, si direbbe, non è l’uomo che parla ma l’istituzione. E quale rispetto pretende l’istituzione rappresentata da uomini e donne che hanno appena partecipato alla cerimonia di celebrazione di un ex neo fascista con precedenti penali?
La Giornata della Memoria è un fatto serio. La Storia, quella Storia, esige rispetto. Lasciamo che siano gli insegnati a ricordare quella tragedia ai ragazzi. Lasciamo che lo facciano genitori consapevoli. Lasciamo che siano i sopravvissuti e gli eredi di chi ha sofferto la violenza del male per mano nazifascista a tenere viva la memoria. L’autorità quella storia la calpesta e la rende banale quando manca di autorevolezza. E l’autorevolezza non è data dalla sedia che occupi o dalla fascia che porti, ma dal modo con cui usi quella sedia e quella fascia. Chi ritiene importante celebrare un ex neofascista con precedenti penali, non ha l’autorevolezza per parlare della Shoah in modo che i giovani l’ascoltino. Sono chiacchiere a vuoto in una recita doverosa.
E questo vale per tutti gli altri rutti retorici sulla mafia, sulle devianze giovanili, sul senso civico e via dicendo. Vale per tutte le faccende che riguardano la condizione delle nuove generazioni e le favelle sullo spopolamento e sulla fuga dei cervelli. Bisogna essere credibili e autorevoli per parlarne. Dispiace dirlo ma è una questione di fiducia e il problema vero è che la fiducia non la meritate. Anche se vi hanno eletti.