Crisi industriale nel potentino investe anche settore siderurgico, manifatturiero e petrolifero
Fiom Cgil: “Una crisi che non si vedeva da anni a causa di politiche industriali del tutto assenti o inadeguate in Italia e nella nostra regione”
Si è svolta oggi l’assemblea dei delegati e delle delegate Fiom Cgil Basilicata delle aree industriali della provincia di Potenza, che pagano la grave crisi industriale che sta colpendo non solo la nostra regione ma il Paese intero e l’Europa. “Non solo l’automotive – ha detto Giorgia Calamita, segretaria generale Fiom Cgil Basilicata – ma anche il siderurgico, il manifatturiero e il settore delle estrazioni petrolifere sono coinvolte dal processo di trasformazione per la transizione. Se non si progetta e non si governa tale periodo, il rischio di ulteriori crisi è un problema che già oggi le aziende del potentino stanno attraversando. Una crisi che non si vedeva da anni a causa di politiche industriali del tutto assenti o inadeguate in Italia e nella nostra regione. A pesare, anche le ultime scelte di governo di investire nell’industria per il riarmo disincentivando altri settori. Sono necessari investimenti in innovazione, formazione del personale e ricerca se vogliamo che il nostro paese e la Basilicata siano concorrenti in un panorama internazionale sempre più complesso e affrontare le sfide della transizione ecologica”.
Al centro dell’assemblea anche i temi della sicurezza sui luoghi di lavoro. “C’è una emergenza legata alla scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro – ha detto il segretario della Cgil di Potenza, Emanuele De Nicola – con infortuni e incidenti mortali dovuti al sistema degli appalti a cascata e dei subappalti, come ci ricorda purtroppo l’ultimo incidente mortale in cui hanno perso la vita dei lavoratori lucani impegnati nella manutenzione dell’impianto Eni a Firenze. Il tema della sicurezza sul lavoro è al centro di uno dei quattro quesiti referendari che andremo a votare la prossima primavera per l’abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento (Jobs Act); l’abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine e l’abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortuni sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Un referendum importante, che avrà un impatto sul miglioramento della qualità della vita delle persone in Italia. Per questo siamo impegnati in tutti i luoghi per discutere dei temi legati ai quesiti e invitare tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici a votare sì per cancellare queste leggi che generano solo lavoro instabile e precario”. Tra i punti all’ordine del giorno, anche la rottura con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici.
“Federmeccanica e Assistal – ha spiegato Calamita – fino ad oggi non hanno rispettato lavoratori e sindacati presentando un’inedita e inaccettabile contro piattaforma. In questo contesto economico, sociale e geopolitico chi blocca la trattativa si assume la responsabilità di aggravare la situazione dei lavoratori dell’industria. L’obiettivo della mobilitazione è sempre stato quello di una ripresa del confronto sulla piattaforma presentata dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici per assicurare una rapida conclusione della trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale. Per queste ragioni, in assenza della convocazione per ripresa del confronto entro la fine di gennaio, a partire dal primo febbraio al fine di dare continuità in modo incisivo alla mobilitazione sono proclamate ulteriori 8 ore di sciopero da effettuarsi entro la fine del medesimo mese. Le iniziative saranno decise e articolate a livello territoriale e aziendale. Continua ad essere confermato il blocco di ogni forma di flessibilità e straordinari”.