Autonomia differenziata: non ci sono scorciatoie secessioniste

21 gennaio 2025 | 14:55
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Autonomia differenziata: non ci sono scorciatoie secessioniste
La sede della Corte Costituzionale

Basta con la vigliaccheria dei sedicenti intellettuali del Sud

Già nel mio commento a caldo sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 192 del 2024, che di fatto smantellava la riforma c.d. Spaccaitalia di Calderoli, davo per scontata la inammissibilità del referendum abrogativo sulla autonomia differenziata. Potrei quindi non aggiungere altro e rinviare alla lettura del mio articolo dell’epoca.

Però vale la pena puntualizzare alcuni aspetti della intera vicenda.

Primo: Non ci sono scorciatoie secessioniste

Già nei comunicati stampa, e soprattutto dalla lettura della sentenza 192, emerge chiaro che ogni forzatura in senso secessionista del Titolo V non è possibile. Anzi entrando nel merito della sentenza lo stesso Titolo V pare in contraddizione con la Prima parte della Costituzione e ogni legge attuativa che vada oltre ai semplici principi di decentramento amministrativo, ove ne sia dimostrato il vantaggio complessivo, è destinato a bocciatura dalla Consulta.

Capisco che i veneti possano non sopportare noi terroni, ce lo dicono da 40 anni anche se alcuni favolisti  della storia risorgimentale e nostalgici della lega bossiana fanno finta di dimenticarsene. Però ora occorre che escano dalla ambiguità e la smettano di volere la botte piena e la moglie ubriaca. Ossia chiedere l’intervento di Pantalone quando si tratta di salvare le loro disastrose avventure bancarie, Antonveneta e Banche Venete, fare il MOSE o salvare i conti della Regione accollando allo Stato nemico e centralista la turlupinatura della Pedemontana per poi defilarsi quando ci sono gli oneri da sostenere derivanti dalla appartenenza a una unica comunità politica.

Se vogliono la secessione lo dicano e sarò il primo a sostenere il diritto dei veneti di decidere se essere o no parte dello Stato unitario. Ma finché rimangono in Italia la piantino di fare i furbi.

Nello stesso tempo credo sia arrivato il momento di chiudere lo sterile dibattito che dura da quaranta anni provocato prima dalla lega bossiana, con tanto di insulti razzisti verso il Sud, che chiedeva esplicitamente la secessione e poi da questa pagliacciata di secessione mascherata da autonomia.

Secondo: Basta menzogne sul Sud

Non è vero che le pensioni si pagano al Sud e i contributi al Nord, non è vero che la spesa pubblica è maggiore al Sud ma è vero il contrario tanto per cominciare. A tale proposito occorre che i politici meridionali chiedano con forza il ripristino dei Conti Pubblici Territoriali, voluti da Ciampi, che smontano le falsità sui dati della spesa pubblica e che sono misteriosamente (?) fermi al 2021.

Poi basta con le leggende dell’intervento straordinario al Sud perché questo, compresa la Cassa per il Mezzogiorno, non c’è mai stato. Chiarisco. Straordinario significa in aggiunta all’ordinario. Quindi se tra Torino e Milano si fa una autostrada a quattro corsia per senso di marcia con l’intervento ordinario tra le città del Sud dovrebbe fare una autostrada almeno a cinque corsie per senso di marcia: quattro con quello ordinario e una con quello straordinario. La Cassa nacque nel 1950 per finanziare la viabilità rurale, poi fece anche altro, ma vi risulta che al Nord non abbiano nel mentre fatto neanche un viottolo di campagna, oltre alle ferrovie AV, le autostrade, gli aeroporti eccetera?

Occorre piantarla con l’idea che il Mezzogiorno possa svilupparsi senza un adeguato assetto infrastrutturale che lo inserisca nelle linee di commercio internazionali. Piantarla con gli alibi per cui ogni opera che si fa al Sud significa finanziare la mafia, Ponte compreso, e che prima di fare qualsiasi cosa occorra fare qualcosa d’altro ma mai definita.

Chi dice che le infrastrutture vanno adeguate in funzione dello sviluppo della economia e non che determino lo sviluppo, ovviamente se si tratta di infrastrutture inserite in un disegno strategico, è un idiota o mente sapendo di mentire. È come se Isabella di Castiglia avesse detto a Colombo: «Prima mi scopri l’America e poi ti do le Caravelle».

Terzo: Basta con la vigliaccheria dei sedicenti intellettuali del Sud

Mi sono sempre chiesto da dove derivasse quello che l’immenso Carlo Levi chiamava ‘complesso di inferiorità dei meridionali’. Come ho più e più volte scritto questo complesso è figlio di 165 anni di pubblicistica antimeridionale. La retorica unitaria al Nord era facile perché c’era lo straniero al Sud aveva però la necessità di demonizzare i Borbone. Così la rivolta sociale del brigantaggio andava giustificata con la lombrosiana propensione a delinquere dei briganti. Alla fine la mala stampa verso i Borbone prima e i briganti poi si trasferì a tutti noi meridionali.

Fin dal primo parlamento unitario i rappresentanti del Mezzogiorno si sono sistematicamente defilati dal difendere gli interessi del proprio territorio: sono a disposizione di tutti gli atti parlamentari che lo testimoniano.

Appena uno cerca di opporsi alla narrazione da operetta, alla Cazzullo per intenderci, del Risorgimento e cerca di spiegare che forse i Borbone non erano il diavolo, che il Regno Duo siciliano non era così arretrato e che quella dei briganti fu una rivolta contro la miseria e figlia del tradimento, in primis di Garibaldi, delle promesse della fine dei diritti feudali si viene definiti con disprezzo neoborbonici. Intendiamoci: non trovo nulla di offensivo nell’essere così definiti tranne nelle intenzioni di chi così ti chiama. Fregatevene: questo atteggiamento da bulli del pensiero mainstream che consiste nel definire con appellativi ritenuti offensivi, p.e. putiniani, populisti o sovranisti, nasconde solo la pochezza di pensiero e la scarsa capacitò argomentativa. Ma ripristinare le verità storiche e attuali, come quelle dei conti pubblici, significa contrastare la razzistica interpretazione di un Sud arretrato esclusivamente per ragioni antropologiche.

Quarto: La questione antropologica

Sappiatelo se la questione del divario Nord – Sud è antropologica allora chiudiamo il discorso perché non c’è soluzione. Almeno nell’orizzonte temporale degli attuali vivi.

Quinto: I movimenti civici nati intorno alla questione della autonomia

A prescindere dalla decisione sulla inammissibilità del referendum abrogativo dello Spaccaitalia, salvo qualche arzigogolo di matrice PD su cui occorre vigilare, la questione Autonomia è chiusa e speriamo non doverne ancora parlare per i prossimi venti anni.  Ma questi movimenti che fine faranno? Quale dovere civico hanno?

Dal mio punto di vista ora occorre passare alle proposte e alle rivendicazioni territoriali: infrastrutture, servizi, progetti di sviluppo e proposte di politica internazionale volte a mettere il Sud nella posizione di approfittare della sua collocazione al centro del Mediterraneo che è punto di incrocio di tre continenti.

Occorre un progetto simbolo su cui mobilitare la rinascita meridionale. Se non vi piace il Ponte sullo Stretto occorre trovarne un altro. Ma basta con questa storia della mafia e che bisogna fare sempre ben altro, detta poi dai miei conterronei diventa urticante! Mettiamocelo in testa: se il problema è la mafia allora non si può fare nulla. Se occorre fare ben altro fuori i progetti e i finanziamenti e il piano di lavoro, altrimenti tacete che fate più bella figura.

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