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Processato per aver segnalato anomalie nelle vaccinazioni covid: assolto

24 gennaio 2025 | 16:31
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Processato per aver segnalato anomalie nelle vaccinazioni covid: assolto

Era stato accusato di simulazione del reato di abuso d’ufficio e peculato: il docente in pensione di San Fele (Potenza) racconta la sua vicenda e scrive a Mattarella e Nordio

Ha atteso che la sentenza di assoluzione diventasse definitiva per raccontare la sua sua storia: processato per aver segnalato, o meglio chiesto, di sgomberare il campo da alcune “dicerie” secondo cui, all’epoca del covid 19 e delle prime vaccinazioni, qualcuno avesse goduto di corsie preferenziali. Donato Ricigliano, professore in pensione di San Fele, secondo la tesi accusatoria avrebbe simulato il reato di abuso d’ufficio e peculatoavendo segnalato alla Procura di Potenza di aver appreso di vaccinazioni di persone non rientranti nelle categorie prescritte, ma legate da rapporti amicali e di parentela con alcuni esponenti politici locali. Il prof. Ricigliano nella sua segnalazione invitava la Procura a fare chiarezza, evidenziando egli stesso, che sarebbe potuto trattarsi di dicerie, ma che in un momento come quello della pandemia fosse importante fugare ogni dubbio. Nell’udienza del 23 dicembre 2023 l’uomo è stato assolto con la formula più ampia, “il fatto non sussiste” dinanzi alla giudice Buonamico del Tribunale di Potenza. A distanza di poco più di un anno dall’assoluzione, e dopo aver atteso la definitività della sentenza, Ricigliano ha scritto al presidente del Csm, Sergio Mattarella, e al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Di seguito la sua lettera inviata alla redazione.

On. Sig. Presidente, On. Sig. Ministro,
torno a scriver Loro dopo la mia precedente del 23 giugno 2022, fidando nelle istituzioni della Repubblica, al fine di segnalare, ancora, il già noto, inverosimile modo di funzionare della nostra giustizia a seguito di un assurdo rinvio a giudizio, giunto poi, per fortuna, a positiva conclusione.
Difatti, il giudice monocratico del Tribunale di Potenza, Dott.ssa Carmen Bonamico, al termine dell’udienza conclusiva del 20 dicembre 2023, ha pronunciato la seguente sentenza a carico di Ricigliano Donato, imputato di simulazione di reato per peculato e abuso d’ufficio: Il fatto non sussiste, non aveva consistenza e validità alcuna, cioè.

Un proscioglimento pieno, dunque, passato in giudicato, che non lascia adito ad alcuna incertezza e sconfessa il p. m., dott. Maurizio Cardea, che aveva disposto il rinvio a giudizio sulla base di un esposto inoltrato alla competente Procura: decisione, la sua, che ha comunque arrecato nocumento al sottoscritto, alla magistratura e che susciterebbe, lo si rileva en passant con rispetto, l’ilarità di una matricola della facoltà di giurisprudenza o di un qualsivoglia cittadino in possesso di rudimenti di istruzione, stante l’assoluta asetticità del contenuto della denuncia, interpretata tuttavia in maniera assai “opinabile”. Escluso qualsiasi riferimento al solerte magistrato ispirato da acribia, è utile ricordare, sulla capacità di decodificazione di un testo, quello che, qualche anno fa, il grande linguista Tullio De Mauro ricavò da un’inchiesta su studenti medi, ripetuta da altri in tempi recentissimi: una percentuale larghissima di essi, di molto superiore al 70%, era risultata/risulta maldestra nel comprendere e interpretare uno scritto di media difficoltà. Esiti da far rabbrividire e togliere il sonno a qualsiasi ministro dell’istruzione, se fossimo in un altro Paese. E si trattava di scolari!

Di seguito, testualmente, ma priva delle generalità introduttive e della parte finale di prammatica, il contenuto della breve comunicazione indirizzata alla Procura della Repubblica di Potenza, il 25 febbraio 2021, nel vortice della pandemia da Covid-19, che ha dato impulso a indagini e imputazione a carico di chi scrive: ”Premesso che è personalmente contrario alla vaccinazione contro il Covid-19 se non obbligatoriamente prevista, rende noto a codesta Procura che, da alcuni giorni, in questa comunità, circolano voci relative all’avvenuta vaccinazione di persone non rientranti nelle categorie prescritte, legate da rapporti di parentela o amicali con non ben individuati esponenti politici locali. Ritenendo si tratti di dicerie, che, comunque stanno provocando lamentele e proteste fra non pochi cittadini del posto, chiede all’adita Procura di accertare se i fatti segnalati corrispondano al vero e, consequenzialmente, di valutare eventuali profili di illiceità penale e di individuare, ove veritieri gli accadimenti, i soggetti responsabili, al fine di procedere nei loro confronti”.

Un gesto volto a scongiurare che persone escluse ope legis dalla profilassi ne fossero invece coinvolte e a tutela, invece, degli innumerevoli soggetti più a rischio. Eterogenesi dei fini, si direbbe, visto l’esito dell’esposto! Com’è facile constatare, lo scrivente faceva chiaramente trapelare il proprio dubbio circa le voci udite, contando sull’azione della magistratura per l’accertamento dei fatti, e a cui ribadisce stima e fiducia.
Dunque, con tutta la continenza indispensabile nel rivolgersi a un magistrato, lo scrivente può affermare di aver patito gli effetti di una totale infondatezza di valutazione, mentre a un p. m. si richiedono doti estreme di cautela nella valutazione di ogni aspetto e circostanza di cui venga a conoscenza. Tale irragionevole determinazione di giudizio viene, inoltre, confermata dal verbale delle indagini, condotte in modo altrettanto “discutibile” dal sottufficiale della stazione dei carabinieri del posto, considerato anche l’esito del processo.

Appare pleonastico ricordare che in quel doloroso frangente i mezzi di informazione diffondevano quotidianamente notizie di abusi nella vaccinazione in diverse parti d’Italia, cosicché risultava legittimo il sospetto su analoghi accadimenti pure nel comune di San Fele (Potenza).

In relazione alle investigazioni condotte, si rileva una prima bizzarria riportata sul verbale: compaiono i nominativi di persone affette da gravi patologie, sottoposte a vaccinazione e risultanti dai dati forniti dal personale medico locale (non dall’Asp), insieme a inservibili stati di famiglia, mentre mancano e sarebbero stati utili per avere piena contezza di tutti i vaccinati, i moduli di consenso alla vaccinazione acquisibili presso l’Asp preposta, ovviamente riportabili col mascheramento dei dati sensibili: appare giustificato chiedersi il perché di questa carenza, non riscontrata dal magistrato inquirente, magari per distrazione, e non colmata. Lo scrivente, lungi dal pensare all’azione specifica del suddetto p. m., evidenzia che proprio ieri, il Ministro della giustizia osservava, più o meno testualmente, che una notevole quantità di inchieste si sono chiuse con sentenze di assoluzione perché il fatto non sussiste, e con danno per il pubblico erario, sostenendo, addirittura, che si inventano inchieste che finiscono nel nulla.

Chi scrive si limita solo a segnalare la debolezza delle indagini a suo carico, su cui si astiene da qualunque commento improprio, che potrebbe risultare esilarante, visto anche lo zoppicante italiano utilizzato dall’estensore del verbale, tale maresciallo Sarli, nel quale si possono leggere, passim, amene asserzioni che si riportano di seguito:

1)“sono stati effettuati accertamenti, in relazione alle conoscenze dirette delle stesse persone (quelle fuori dal predisposto elenco Asp e che hanno ugualmente ricevuto il vaccino, n.d.r.) oltre ad alcune persone che pur essendo ultra ottantenni non compresi negli elenchi ufficiali, quasi tutti gli altri sono affetti da patologie più o meno gravi”.

Riflessione a voce alta di chi scrive: perché limitarsi solo alla conoscenza diretta? Chi svolge indagini ha il dovere di accertare, con ogni mezzo, identità e relazioni di parentela di tutte le persone interessate, con certificati storici, per risalire all’identità di ciascuno e all’eventuale profilassi ricevuta, grazie ai moduli di consenso alla vaccinazione sopraddetti, e non agire discrezionalmente: negligenza o altro? Perché il p. m. non ha colto e verificato tale omissione? Inoltre, il “quasi” e il “più o meno gravi” riportati dall’autore dell’indagine, ammettono indiscutibilmente che non tutti i beneficiari supplementari, diciamo così, sottoposti a profilassi per evitare spreco di vaccino, erano affetti da gravi patologie: perché essi non sono stati identificati ai fini delle conseguenze necessarie, su quali basi sono stati selezionati, e da chi?
2) “Tra i vaccinati non compresi nell’elenco, per quanto a conoscenza di questo Comando, non risulta vi siano parenti di noti esponenti politici del posto”, scrive ancora il militare incaricato delle investigazioni.
Invece, da indagini svolte autonomamente dallo scrivente e dallo stesso verbale, risultano, senza ombra di dubbio, i nomi di parenti di esponenti politici locali: ancora negligenza, distrazione o cos’altro?
Una vicenda, in conclusione, di un procedimento ingiusto e cervellotico, dal quale si può inferire lo stato sovente patologico dell’amministrazione della giustizia, sommariamente raccontata e per la quale si chiede che le alte cariche istituzionali in intestazione e gli organi preposti valutino se ricorrano le circostanze per intervenire a tutela dei cittadini, con ogni effetto conseguente, onde impedire che altri disgraziati subiscano tribolazioni e lesioni giudiziarie imputabili a togati non sempre meticolosi nel compito delicatissimo cui sono deputati.