Acqua in Basilicata, “è il momento di una mobilitazione”

24 gennaio 2025 | 13:18
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Acqua in Basilicata, “è il momento di una mobilitazione”
Una delle manifestazioni dei cittadini durante l'emergenza idrica

Potenza e gli altri 28 comuni, serviti dal sistema idrico Basento Camastra investiti da un’“emergenza” che appare sempre più “non casuale, non episodica e non isolata” ma “strutturale, permanente e complessiva”

Di seguito la nota di Potere al Popolo Basilicata, Unione sindacale di base Basilicata, Associazione di base dei consumatori Basilicata, Organizzazione studentesca d’alternativa, Resistenza popolare di Basilicata sulla crisi idrica.

Premessa essenziale per ogni futuro discorso è il valore che vogliamo dare all’Acqua “bene essenziale comune” per la vita di tutti gli esseri viventi.
Questo anche a fronte dei “cambiamenti climatici” che stanno interessando l’intero globo e, di conseguenza anche il Sud Italia, sempre più colpito dai processi di desertificazione. Per queste ragioni riteniamo che l’Acqua vada preservata, custodita e distribuita a tutti perché sempre più rara e sempre meno disponibile, sia per gli aumentati consumi del potabile che per i maggiori usi in agricoltura, nella zootecnia e nell’industria.
Per questa ragione abbiamo bisogno di infrastrutture (dighe e reti idriche) in cui l’acqua possa essere captata, conservata e distribuita con razionalità e parsimonia.

Negli ultimi 40 anni, però, abbiamo assistito all’abbandono da parte dello Stato e delle classi politiche dirigenti, nonché dei Partiti e dei corpi sociali intermedi del paese, di una politica tesa a favorire lo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno d’Italia. Lo stesso Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, nel suo recente intervento del 19 settembre 2024 a Catania, riconosce che, mentre la questione meridionale è stata una priorità nel secondo dopoguerra, a partire “dagli anni novanta la percezione della questione meridionale come grande problema nazionale si è indebolita” fino ad arrivare alla “desolante evoluzione dei divari territoriali nei primi anni di questo secolo”. Inoltre, nella sua relazione, il Governatore dichiara che “la rete infrastrutturale comporta tempi di percorrenza stradale enormi” e che “in più aree è evidente la vetustà e l’inadeguatezza delle reti idrica ed elettrica…”.
Siamo attenti e per questo seguiremo l’iter del Disegno di Legge del CNEL in materia di tutela, razionalizzazione ed efficientamento delle risorse idriche, approvato nell’Assemblea del 18 Dicembre del 2024, laddove si dichiara che “l’Italia rischia di essere tra i Paesi più colpiti dalla siccità” e che gli ”investimenti pro-capite per le infrastrutture restano insufficienti e comunque segnati da forti disparità territoriali: le regioni settentrionali investono in media 82 euro per abitante contro i soli 11 euro del Mezzogiorno”.
Della gravità della situazione ormai ci siamo accorti da tempo e a nulla servono le rassicurazioni che in questi mesi sono venute dal Commissario Presidente Bardi e dall’Assessore alle Infrastrutture Pepe.

Persino le ultime dichiarazioni rese dal presidente, nella riunione congiunta delle Commissioni Bilancio e Ambiente della Camera dei Deputati, sulle perdite della nostra rete idrica, per come sono state rese, non rendono giustizia di un quadro allarmate e assolutamente sconcertante.
In primo luogo perché è stato comunicato un valore complessivo sottostimato del 53% delle perdite ma anche per aver fornito il dato delle perdite lineari con la formula di 12,25 metri cubi/km/giorno che detta così sembra niente. Purtroppo, se proviamo a moltiplicare i 12,25 metri cubi per i 13.000 chilometri della nostra rete idrica regionale per 365 giorni l’anno registriamo un valore ‘sempre sottostimato’ di 58.126.250 metri cubi di acqua pari a 6,5 volte il volume di acqua attualmente invasata nella diga del Camastra. Inoltre non possiamo non rimarcare la nostra totale contrarietà all’ipotesi che è stata affacciata in questi mesi di utilizzare le acque del Basento, convogliate nella diga di Acerenza tramite la traversa di Trivigno, non solo per scopi agricoli anche per uso potabile.
L’ipotesi era già presente nelle dichiarazioni del Presidente Bardi il 25 novembre 2024 in occasione della riunione del Consiglio Regionale quando ebbe a sostenere che: “è allo studio il collegamento Acerenza (n.d.r. Diga) Masseria Romaniello, così da garantire l’approvvigionamento potabile dello schema Basento/Camastra, anche dalla diga di Acerenza. Questo ci assicurerebbe di affrontare la carenza idrica di uno dei due invasi, con l’apporto dell’altro”. Queste dichiarazioni fanno il paio con quelle rilasciate alla stampa qualche giorno fa dall’Assessore alle Infrastrutture Pepe che ha affermato come il “collegamento delle dighe di Acerenza/Genzano possono costituire un giacimento di acqua irrigua da connettere anche con la rete idropotabile”. Questa soluzione renderebbe permanente l’emungimento delle acque del Basento per uso potabile.

Noi diciamo di no a queste soluzioni ipotizzate, che si vorrebbero far passare sulla testa dei cittadini, contro la loro volonta’ e che nulla garantiscono circa la salubrita’ delle acque e la salute delle popolazioni interessate. Quella che è stata definita come “crisi idrica” e che in qualche modo rimanda alla “crisi climatica” ci appare ogni giorno di più come una “crisi complessiva di sistema” che fa emergere un rapporto non più solidale ma lacerato tra territori, parti sociali, espressioni politiche del paese e istituzioni non più convergenti verso la coesione e l’unità economica e sociale dell’Italia.

E’, inoltre, superfluo ricordare le condizioni in cui versano strade, ferrovie e sanità nella nostra regione e, a partire dal settembre 2024, della condizione disastrosa in cui versano gli invasi e la rete idrica. E’ così che abbiamo scoperto che gli invasi lucani (Camastra, Pertusillo, Monte Cotugno, Acerenza, Genzano, Marsico, Rendina, Basentello, Gannano ecc.) non solo non sono stati mai collaudati ma non sono stati mai manutenuti e che abbiamo una rete idrica colabrodo che disperde circa il 70% della sua risorsa tanto è fragile e fatiscente. Abbiamo anche saputo che nell’arco degli ultimi venti anni lo stesso Acquedotto Lucano non si è mai dotato di un programma di manutenzione ordinaria con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Potenza e gli altri 28 comuni, serviti dal sistema idrico Basento Camastra sono stati investiti da questa “emergenza” che ci appare sempre più “non casuale, non episodica e non isolata” ma “strutturale, permanente e complessiva”. Infatti nel corso degli ultimi anni si sono manifestati problemi anche sulle dighe del Basentello e di Monte Cotugno (Senise) ecc. che hanno comportato lo svuotamento parziale o totale delle stesse, con gravi ripercussioni sull’approvvigionamento idrico sia per gli usi potabili che per gli usi agricoli ed industriali di vaste aree del Sud Italia. Pertanto, riteniamo, che gli interventi da mettere in campo non potranno non richiedere, per la dimensione e la natura dei problemi, tempi medio lunghi legati sia alla fase di progettazione che a quella della ricerca delle soluzioni tecnico burocratiche e delle risorse finanziarie.

L’altra grande questione è il tentativo, portato avanti dal Governo Meloni e da diverse grandi multinazionali del settore, di privatizzare sia la rete destinata alla captazione delle acque che quella destinata alla sua distribuzione. Per questa ragione ci opponiamo a qualunque tentativo di privatizzazione degli Enti gestori non solo di quelli che si occupano della gestione degli invasi ma anche di quelli che si occupano della rete di distribuzione dell’acqua. Riteniamo sia arrivato il tempo di promuovere una forte mobilitazione popolare, costante nel tempo, con dimensione di carattere regionale e nazionale, al fine di ribaltare la logica populista, demagogica ed elettoralistica di Salvini e del governo di centro destra della Meloni che danno priorità alle mega opere infrastrutturali come il Ponte di Messina e che nulla fanno per la razionalizzazione e l’efficientamento delle reti stradali, ferroviarie e idriche del paese.

Per questo è necessaria la più ampia mobilitazione dei cittadini, delle forze sociali, delle organizzazioni sindacali, dei Partiti Politici, dei loro rappresentanti presenti nelle istituzioni comunali, regionali, nazionali ed europee perché pongano al centro della loro attività nei prossimi mesi e nei prossimi anni le questioni dell’ammodernamento e dell’efficientamento delle infrastrutture idriche e degli invasi della regione.

Per l’insieme di tutte le ragioni che abbiamo esposto riteniamo sia necessario aprire una vertenza su 10 punti per l’acqua, l’acqua pulita, l’acqua pubblica per tutti, rivendicando: la captazione delle acque di sorgenti presenti sul nostro territorio per fornire di acqua potabile di categoria A1 le nostre reti idriche; la realizzazione prioritaria di interventi di manutenzione e collaudo dei nostri invasi con particolare attenzione alle dighe del Camastra, del Pertusillo e di Monte Cotugno le cui acque sono destinate ad uso potabile; la rimozione dei sedimenti del Bacino del Camastra in toto o in parte per recuperare maggiori volumi di invaso; la realizzazione delle connessioni tra le dighe per consentire in caso di magra o di svuotamento interventi manutentivi tali da poter trasferire acqua da un invaso all’altro potabile per potabile, agricolo per agricolo, industriale per industriale;
l’utilizzo delle più aggiornate e innovative tecnologie nella ricerca delle perdite per la realizzazione di massicci interventi manutentivi e di rifacimento delle reti idriche regionali; il Piano per la raccolta delle acque piovane partendo dal lavoro del CNR di Tito effettuato nel 2013; la realizzazione del doppio sistema idrico con la costruzione di reti distinte per uso potabile e uso agricolo/industriale; l’aggiornamento dei Piani di tutela delle acque fermi al 2008 e quello di monitoraggio fermo al 2020; la revisione del sistema delle attuali concessioni in materia di coltivazione, captazione e imbottigliamento delle acque minerali delle nostre sorgenti; la predisposizione da parte del governatore/commissario Bardi di tutti gli atti amministrativi (delibere, determine dirigenziali, modulistica etc.) per il varo di un piano dettagliato per il riconoscimento di ristori economici alle utenze domestiche, produttive e commerciali danneggiate dall’emergenza idrica.