“Un solo elettrocardiografo, e anche vecchio, ma come si fa?”

22 dicembre 2024 | 10:07
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“Un solo elettrocardiografo, e anche vecchio, ma come si fa?”
L'ingresso al Pronto Soccorso
“Un solo elettrocardiografo, e anche vecchio, ma come si fa?”
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“Un solo elettrocardiografo, e anche vecchio, ma come si fa?”

Pronto soccorso, Melfi: “La sanità pubblica sta morendo, e per Potenza siamo solo una lontana periferia”

“Qui, da quando siamo Asl Potenza, va sempre peggio, ci trattano come una lontana periferia, ma di accessi ne abbiamo troppi, anche 60, 70, al giorno, e pure da fuori regione”. Pronto soccorso di Melfi. Una serata come tante. “Doveva venire l’altra sera, quanti codici rossi da gestire.”

Si presenta male il Pronto soccorso, persino le sedie, malandate, almeno su di un’ala della sala d’attesa, paiono sprofondare all’indietro. “Potenza ha investito su Villa d’Agri, sembra un hotel, su Lagonegro, e anche su Pescopagano, ma qui, come noterete, mancano tante cose”. Passano i minuti e si capisce anche il perché. “La sera, due infermieri e un medico, la cardiologia funziona solo il giorno e la sera/notte facciamo anche le stabilizzazioni, per ovviare a un servizio che manca”. Ma a cosa si è ridotta la sanità pubblica si intuisce ancora meglio da un passaggio successivo. “Lavoriamo con un solo elettrocardiografo, ultra datato, degli anni che furono”.

Ecco, è su quest’ultimo aspetto che si focalizza l’attenzione. Sulla miseria di mezzi con cui devono operare medici e infermieri, nel pubblico. “Eravamo eroi durante il Covid, ma aspettiamo ancora quei 100 euro in più che ci avevano promesso”. Tornando al caso specifico, quindi Melfi, c’è un altro dettaglio. “Arrivano in tanti qui, anche dalla vicina Puglia (Candela, Rocchetta), o dalla Campania (Monteverde)”. Terra di confine, presidio centrale, in termini di ampiezza di territorio e raggiungibilità dall’esterno. “Ma siamo solo una periferia, per Potenza. Ci hanno dotati di pochi mezzi e un solo elettrocardiografo, ma come si fa?”. E anche la logistica, mostra qualche lacuna. “Qui suonano anche per fare il ticket, devi lasciare e rispondere, è fatto male, l’ospedale”.

Entrano ed escono dal Pronto soccorso. “Ha un emorragia”, si sente sospirare da fuori. Qui è un inferno. Da gestire a mani nude. E quante urla di anziani sofferenti su quei lettini “Non parliamo delle possibili aggressioni che rischiamo ogni giorno. Siamo impotenti. Dai fatti di Foggia in poi, è andata sempre peggio”. Si lotta senza riconoscimenti, a Melfi, e altrove. E con uno stipendio che non paga dei sacrifici fatti in corsia. “La sanità pubblica sta morendo, fatevene una ragione, tra un po’ si curerà solo chi ha i soldi”. Triste e amara sintesi di una serata in Pronto soccorso. A Melfi. E non andrà meglio altrove!