Operai lucani morti a Calenzano, a Cirigliano e Sasso di Castalda annullati gli eventi natalizi
Dopo l’esame del dna sulle vittime si attende l’autopsia. La Procura di Prato ipotizza i reati di omicidio colposo plurimo, disastro e rimozione di cautele contro gli infortuni sul lavoro
Le comunità di Sasso di Castalda e di Cirigliano si stringono al dolore delle famiglie di Gerardo Pepe e Franco Cirelli, i due operai lucani morti nell’esplosione al deposito Eni di Calenzano lunedì scorso. Entrambi i comuni hanno annullato tutti gli eventi natalizi e proclameranno il lutto cittadino il giorno dei funerali. Intanto dopo l’esame del dna si attende l’autopsia sulle salme delle cinque vittime disposta dalla Procura di Prato che sta svolgendo le indagini sull’accaduto. Pepe, 50 anni, e Cirelli 45, si trovavano entrambi nello stabilimento Eni alle porte di Firenze per eseguire manutenzione in un deposito nell’area destinata al carico di carburante per conto della Sergen, la ditta di Grumento Nova per cui lavoravano. E proprio nella sede della Sergen, nella giornata di ieri, i carabinieri hanno effettuato una perquisizione durante la quale hanno acquisito documenti inerenti la trasferta dei due lavoratori lucani morti e di un collega, Luigi Murno, 37enne di Villa d’Agri rimasto ferito in modo grave e ricoverato nel centro grandi ustionati dell’ospedale di Pisa dove attualmente si trova in terapia intensiva. Perquisizioni sono state effettuate anche in diverse sedi Eni e nell’azienda per cui lavorava una delle cinque vittime, Vincenzo Martinelli che il 1 ottobre scorso aveva segnalato anomalie alla pensilina dove poi è avvenuta l’esplosione. La Procura ipotizza i reati di omicidio colposo plurimo, disastro e rimozione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.